Analisi

Effetto Cina, i rischi e le opportunità

L’ennesimo tracollo della Borsa cinese è un segnale da non sottovalutare per le nostre imprese che fanno affari in Asia. Ecco cosa hanno detto a EconomyUp l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, il docente del Polimi Fabio Sdogati e il chief economist di Sace Alessandro Terzulli

Pubblicato il 07 Gen 2016

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Nuovo crollo delle Borse in Cina e in altri Paesi asiatici. Le quotazioni del petrolio ai minimi e le mosse della Banca centrale di Pechino, che ha deciso una nuova svalutazione dello yuan (-0,5%), hanno fatto scivolare tutte le Borse asiatiche: a Shanghai e Shenzhen, per limitare le perdite, i due listini hanno rimandato a domani 8 gennaio gli scambi, segnando un calo di giornata del 7,3% e di oltre l’8%. Tokyo ha perso il 2,3% finale, Hong Kong in chiusura cede il 2,7%, Sidney ha chiuso in calo del 2,2%. Secondo molti analisti e investitori Pechino starebbe perdendo il controllo della situazione.

La crisi va avanti da tempo. Già l’estate scorsa EconomyUp aveva ascoltato le opinioni di alcuni esperti: Romano Prodi, economista, docente universitario, due volte presidente del Consiglio, Fabio Sdogati, docente di economia internazionale nel corso di laurea in Ingegneria Gestionale presso la II Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano, e Alessandro Terzulli, capo economista di Sace, società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che offre vari prodotti assicurativi e finanziari tra cui credito all’esportazione e assicurazione del credito. I tre hanno tracciato scenari, delineato le principali cause della grande crisi e individuato possibili soluzioni a vantaggio delle imprese italiane collegate con la Cina. Ecco cosa ci hanno detto.

Qui l’intervista a Romano Prodi: «Crisi cinese? Le pmi si salveranno solo se fanno rete»

“Non è tanto la svalutazione dello yuan a dover preoccupare, ma lo scenario più generale di un’economia alle prese con l’ennesimo cambiamento epocale: se la Cina non farà determinate riforme, incontrerà gravi difficoltà nel percorso futuro. E le imprese italiane che esportano in Cina non potranno non risentirne. Come possono difendersi? Crescendo di dimensioni e studiando più seriamente il mercato, ma anche la cultura cinese. Le difficoltà attuali derivano, in generale, dal difficile passaggio da una politica incentrata su export e investimenti verso una più fondata sui consumi interni. Ma è difficile far consumare di più alla popolazione quando non viene garantito un sistema universale di sanità pubblica e di pensioni. Tuttavia non si deve aver paura di cosa succede in Borsa, quella semmai è una conseguenza”.

Qui l’articolo del professor Fabio Sdogati: «La Cina svaluta ancora. Ma la crisi non è solo finanziaria e ne sentiremo gli effetti»

“Nell’ultimo quarto di secolo l’economia cinese è cresciuta a tassi da miracolo in gran parte degli anni – e negli altri si sono visti dei modesti 7%! Occorre chiedersi quali siano le fonti della crescita, o si rischia di dare alla situazione attuale cinese una valenza soltanto finanziaria. I non economisti tendono a sottovalutare il significato vero della crescita. La quale, se misurata dalla variazione del Pil da un anno all’altro, avviene (semplificando un po’) per due ragioni: per l’inglobamento nell’economia di mercato di persone e attività che nel mercato non erano nel periodo precedente (…) Per l’aumento, anno dopo anno, della produttività dei fattori della produzione occupati. (…) Gli imponenti movimenti migratori dalla campagna alle città che hanno caratterizzato la Cina, e con lei tutte le economie emergenti, hanno contribuito fortemente per decenni alla crescita dell’economia di mercato. Ma ora il fenomeno ha cominciato a rallentare, e la crescita della produttività assume un ruolo sempre più importante se il paese vuol mantenere tassi di crescita comparabili a quelli del passato quarto di secolo”.

Qui l’intervista a Alessandro Terzulli (Sace): «Crisi in Cina, una chance per le aziende italiane»

“Non bisogna fermarsi di fronte alle difficoltà perciò chi sta valutando in questo periodo la possibilità di esplorare il mercato cinese non dovrebbe evitare di farlo, o rimandare, a causa del recente crollo della Borsa di Shangai e della svalutazione dello yuan. Certo, i progetti di internazionalizzazione sono diventati molto complessi e in Cina ci si deve andare preparati, predisponendo business plan, strategie e conoscendo le caratteristiche del mercato. Ma a lungo termine il cammino potrà rivelarsi vantaggioso”.

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