NUOVI MODELLI

Economia circolare, 7 progetti italiani per un uso intelligente degli scarti

Dai tessuti ricavati dalle alghe o dagli scarti degli agrumi al materiale isolante prodotti con il riso fino al biocarburante ottenuto dal recupero degli oli di frittura. Startup e piccole imprese stanno lavorando su un nuovo modello produttivo sostenibile e in forte crescita

Pubblicato il 08 Gen 2018

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Sarebbe troppo sbrigativo ridurre il concetto di circular economy al riciclo di rifiuti e risorse perché la vera circular economy è un nuovo modello economico, che si  contrappone a quello tradizionale e lineare e che nel Vecchio Continente sta prendendo piede con un mercato dal valore di circa 2.2 trilioni di euro per 19 milioni di posti di lavoro [Fonte: Circular Bioeconomy Arena Meeting].

L’Italia non è rimasta a guardare, come è emerso al recente Circular Bioeconomy Arena Meeting, prima edizione di un evento pensato per favorire l’incontro tra imprese e progetti innovativi con gli investitori finanziari da tutto il mondo. Ma serve un sostegno economico per far crescere le aziende italiane e non perdere il passo con il resto d’Europa: come afferma Giulia Gregori, Segretario Generale del Cluster nazionale della chimica verde Spring e componente del Comitato di Presidenza di Assobiotec “è fondamentale rafforzare e accelerare lo sviluppo su scala industriale delle tecnologie mediante un supporto finanziario adeguato. Questo significa diversificare strategicamente il rischio connesso al cosiddetto scale-up, con adeguate misure tanto a livello europeo quanto a livello italiano. Inoltre, è necessario un meccanismo di incentivazione per le grandi società che vedono nella collaborazione con le startup che portano nuove tecnologie sul mercato una leva per l’espansione della bioeconomia”.

Occhi puntati dunque, su aziende e idee innovative, che potrebbero ritagliarsi spazio se adeguatamente supportate dai finanziatori. Ecco allora un focus su 7 progetti italiani  potenziali attori futuri del mercato della circular bioeconomy:

1. BIO E.R.G. Azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di ingredienti e di additivi naturali, (in particolare del destrano, un polisaccaride a struttura ramificata prodotto da colture microbiche di batteri lattici in mezzi di coltura arricchiti in saccarosio) ottenuti mediante fermentazione e destinati ai diversi settori dell’industria: alimentare (nei prodotti gluten-free e in quelli da forno, nei gelati, nell’industria casearia e in quella di latte fermentato), nutraceutica, cosmetica e ambientale. Il vantaggio? Questi sistemi di produzione sono caratterizzati dall’avere un ridotto impatto ambientale oltre che rappresentare un’alternativa assai competitiva in termini di costo e qualità rispetto ai tradizionali processi di produzione quali l’estrazione da fonti naturali e di sintesi chimica. Bio e.r.g. è titolare di un brevetto internazionale di processo per la produzione di destrano in polvere ed è proprietaria del marchio NextDextR.

2. MOGU  
Azienda specializzata nell’utilizzo di ingredienti naturali per la produzione di materiali sostenibili per la bioedilizia. La sua mission? Sostituire la plastica di origine fossile con bio-polimeri naturali, affrontando in maniera concreta il problema dell’inquinamento causato dai rifiuti di plastica negli oceani e sulla Terra. Principalmente Mogu si affida a funghi (micelio) e residui agricoli per la realizzazione dei materiali, puntando a sviluppare un mercato in Europa e ad industrializzare il processo.

3. NAM  Il prodotto ideato da questa startup è l’ecoAerogel. A partire da uno studio effettuato sulla cenere della lolla, un materiale ottenuto dalla termovalorizzazione di uno scarto della lavorazione del riso, i ricercatori di NAM sono riusciti a identificare un processo innovativo ed ecologico per produrre questa sostanza dalle elevate proprietà isolanti termiche, sonore ed elettriche. L’ecoAerogel garantisce il miglior isolamento termico e sonoro unito a una bassa densità e ad altissima porosità, mantenendo immutate le proprie caratteristiche fino a temperature di circa 1100 °C. Il tutto frutto di una lavorazione che punta ad abbassare sia i costi che l’impatto ambientale.

4. ORANGE FIBER   Due giovani donne siciliane, Adriana Santonocito ed Enrica Arena, hanno dato vita a questa startup che si occupa di trasformare gli scarti di agrumi in tessuti bio da riutilizzare per la realizzazione di indumenti. Non solo circular economy dunque, ma anche beneficio per l’utilizzatore, dato che i tessuti così ricavati rilasciano oli essenziali di agrumi e vitamina C benefici per la pelle. Numerosi i premi e i riconoscimenti ottenuti da Orange Fiber: da WCap Catania ad Alimenta2Talent, passando dal Premio Gaetano Marzotto e al New York Stock Exchange, fino al massimo posizionamento al Ideas4Change Award, il premio Onu conferito dall’Unece (United Nations Economic Commission for Europe). Qui la videointervista alle due founder dell’azienda.

5. ALGA-CIRCLE  Progetto che sostiene lo sviluppo della microalga Trebouxia su uno speciale tessuto di lana ed estrae i suoi componenti di alto valore. Questo vegetale contiene un prezioso olio ricco di principi attivi, utile per la cosmetica, per il mercato alimentare e ottimo come biocarburante per l’aviazione (dato che non solidifica a basse temperature).

6. 
BEBP 
Progetto che punta a sfruttare il biogas per produrre carburanti e plastica biodegradabile.

7. BIOFP Progetto che ha sviluppato un innovativo bioprocesso per valorizzare reflui di natura lipidica (per esempio, gli oli di frittura esausti) con un alto contenuto di acidi grassi liberi, convertendoli in biocarburanti e biopolimeri. Il vantaggio, in questo caso, è duplice: la purificazione di oli esausti unita alla produzione di biomateriali ad alto valore aggiunto unita alla purificazione di materiali e oli esausti.

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Alessio Spinelli
Alessio Spinelli

Project Manager della startup LongTake, dal 2017 è iniziata la mia avventura con EconomyUp e University2Business, entrambe del Gruppo Digital360. Collaboro con testate d'ambito cinematografico, da sempre la mia passione.

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