Questa settimana è mancato Elserino Piol, padre del settore tecnologico italiano, inventore del venture capital mondiale e ispiratore di centinaia di imprenditori italiani nel settore tecnologico. C’è un pezzo di Elserino in ogni startup italiana ed è importante ricordare tutti che camminiamo umilmente sulle spalle di giganti che prima di noi hanno aperto la strada. Giganti come Elserino.
Elserino Piol ha rappresentato tante cose nella mia vita, devo dirlo subito. È stato Amministratore Delegato del gruppo Olivetti, quando ero uno sbarbatello manager neolaureato. Ero stato appena assunto come assistente marketing di una piccola startup del gruppo che si occupava di Internetworking: Italia Online. Una startup fondata da alcuni imprenditori visionari. Investita da una holding (anch’essa visionaria) chiamata Telemedia del gruppo Olivetti che investiva ai bordi della collisione tra telecomunicazioni, elettronica e media. Il lavoro che avevo sognato durante l’università. Da lì sarebbero poi nate cose come Infostrada e Omnitel.
Piol è stato diversi anni dopo il lead investor in Vitaminic, la startup che avevo fondato con Adriano Marconetto e Frank Gonella. Fummo uno dei primi investimenti seed dopo Tiscali e prima di Yoox (qui puoi leggere il ricordo di Elserino Piol scritto dal founder di Yoox Federico Marchetti per EconomyUp)
È stato il mio mentore, leggete i suoi libri
Negli anni tanta acqua è passata sotto i ponti ed Elserino è diventato il mio mentore.
Quando gli dissi che volevo imparare il venture capital e provare a farlo in Italia, mi ha subito dato fiducia sulla parola. Ricordo le slide (erano assurde, giuro) che gli presentai e sono sicuro che anche quella volta pensò che fossi pazzo.
Ma fu il primo a incoraggiarmi veramente a provarci e il primo ad investire nel mio primo fondo di venture capital. Così traslocammo gli uffici dalla cucina di casa mia per spostarci nel suo ufficio. Mi ha insegnato tutto quello che penso di sapere di questo mestiere.
Elserino Piol è stato un precursore del venture capital negli anni 80, insieme ad un paio di altri personaggi americani, uno di questi è il suo amico, il mitico Don Valentine: il fondatore di Sequoia, oggi il più significativo VC al mondo.
In quegli anni fece quasi duecento investimenti in startup tecnologiche, che furono in molti casi determinanti per il gruppo Olivetti sia strategicamente che sotto un profilo operativo. Alcune di quelle tecnologie di startup che ha finanziato sono ancora oggi dentro tutti i nostri telefonini.
Sono stati scritti interi libri su queste storie, ed invito tutti quelli che vogliono approfondire le nostre radici a leggere i suoi libri: “Appunti per l’innovazione e la competitività dell’Italia” e “Il sogno di un’impresa. Dall’Olivetti al venture capital: una vita nell’information technology”; tra le tante cose c’è tutto il suo modo di vedere un’Italia diversa, che se la gioca, nei settori più tosti senza timore reverenziale per i concorrenti internazionali.
Quel che mi ha insegnato Elserino sul venture capital
Elserino mi ha insegnato tante cose fondamentali, cose che mi porterò sempre dentro.
Il venture capital è un people business
Innanzitutto, mi ha insegnato che il venture capital è un people business. La partita non riguarda solo i trend tecnologici, le strategie, i business plan. La palla è in mano agli imprenditori, sono loro che guidano. Tu come investitore puoi apparecchiare la tavola, pulire la casa, preparare gli ospiti, allenare la squadra e aiutarla in partita.
Ma il gioco lo conducono i fondatori e questo va rispettato sempre.
Ricorderò sempre la sua reazione al nostro pitch di Vitaminic. “Dettori non ho capito niente di cosa volete fare. Musica, artisti, discografici. Io facevo schede perforate, software e computer. Ma le dico che vogliamo approfondire l’analisi, perché mi sono informato su di voi e mi hanno tutti detto che siete persone molto valide e mi hanno detto che lei si è distinto quando lavorava in Olivetti.”
Questa fu la prima volta che ebbi l’occasione di parlargli direttamente. Nonostante anni prima era stato il capo, del capo, del mio capo non lo avevo mai incontrato personalmente. Ma ogni tanto arrivavano sul mio tavolo delle fotocopie di articoli di giornali americani con una sua nota a mano. “Dettori, si legga questo”. Ero l’ultima ruota del carro; eppure, mi faceva sentire che seguiva quello che stavamo facendo e che la cosa gli interessava.
Nel venture capital occorre avere la capacità di prendersi grandi rischi
Secondo: che nel venture capital occorre avere la capacità di prendersi grandi rischi. E che per farlo bisogna avere chiara una tesi di investimento. C’è sempre una ragione precisa per cui decidi di fare un investimento, magari sbagli, ma tu sai perchè stai investendo. Ricordo una volta in corridoio di piazza Duse, nel suo storico ufficio, mi incrociò: “Dettori sto valutando di investire in questa startup. Si chiama Yoox, un commercio elettronico di vestiti online.” Ad occhio era il 1999, e online c’erano quattro gatti e online si vendevano giusto un pò di libri e CD. Gli dissi che mi sembrava una pazzia, come avrebbe fatto la gente a comprare un vestito via Internet senza quasi vederlo, ma soprattutto senza toccarlo e provarlo?” La sua risposta fu: “Dettori, lei ha ragione, ma non ha conosciuto Marchetti.”
Nel venture capital non puoi mai riposare sugli allori
Terzo. Questo è un settore in cui devi saperti muovere, devi capire cosa sta succedendo, devi avere le connessioni e non puoi mai riposare sugli allori. Il settore tecnologico è sangue, sudore e lacrime. È duro e se sai leggere nel mercato sai quando dovrai soffrire. Ma quando le cose girano, girano tanto, girano di brutto. Ogni tanto negli ultimi anni con diversi amici andavamo a trovarlo a casa, perchè Elserino era depositario di alcune storie assolutamente uniche ed inedite. Vissute da protagonista. Era uno che aveva il numero privato di Bill Gates, Steve Jobs, Larry Allison, che da giovani andavano da lui a Ivrea per provare a licenziare il loro software e fare accordi sull’hardware con Olivetti.
La lista di cose che mi ha insegnato Elserino Piol è troppo lunga.
Aveva sempre idee forti, ma era capace di ascoltare
Ma sopra di tutte una. Elserino era un grande essere umano, un uomo con un cuore gigante ed un carattere enorme. Un cervello rapidissimo, sottile come una lama. Un pò sornione faceva finta di non capire a volte, ma stava solo giocando perché quando ti faceva un commento era sempre pregnante. Elserino aveva sempre idee forti ma era anche capace di ascoltare. E non solo, in grado di capire e pronto a mettersi in discussione e cambiare idea con grande umiltà. Fermo, a volte duro ma sempre pronto all’ironia, l’auto-ironia con una grande voglia di lavorare duro ma anche divertirsi e farlo sempre con passione. Elserino era uno che non le mandava certo a dire, forse questo a volte non lo aiutato, ma era il suo bello e come me in molti gli volevamo bene soprattutto questo.
Quando andavo a trovarlo mi accoglieva ridacchiando, brandendo in mano una mazza da baseball che aveva in ufficio “mi dica Dettori, che novità?”. Ce la ridevamo mentre lui teneva il suo sigaro tra due dita. Due le perse sotto una pressa, quando da giovane faceva l’operaio in Olivetti alla produzione delle prime schede perforate. Da operaio specializzato di Belluno a leader globale del settore informatico e delle telecomunicazioni. Questo basta a spiegare che uomo è stato Elserino Piol.
Lui ha toccato, direttamente o indirettamente, chiunque abbia lavorato nel settore tecnologico dopo gli anni Settanta in Italia. Per cui cari startupper sappiate che c’è un pezzo di Elserino in ognuna delle vostre aziende.