Il 31esimo piano del secondo grattacielo più alto di Torino, progettato da Renzo Piano. Una vista superba sulla città della Mole. Uffici e open space in cui ci sono persone che passano le loro giornate a occuparsi di innovazione o a farla concretamente. Pareti ricoperte da monitor di tutti i tipi, tra cui uno in cui si può monitorare in tempo reale l’attività dei social network in tutto il mondo. Buone probabilità di imbattersi in prototipi e invenzioni che vedremo sul mercato tra qualche anno.
L’Innovation Center di Intesa Sanpaolo si presenta così. EconomyUp l’ha visitato durante una tappa del Fintech Innovation Lab, il programma di accelerazione sui progetti financial technology che la banca porta avanti insieme ad altri istituti di credito con la collaborazione di Accenture.
Il Centro per l’innovazione, diretto dal chief innovation officer Maurizio Montagnese, è nato nel giugno 2014 per
riunire in una sola struttura tutte le attività di innovazione della banca guidata dal consigliere delegato Carlo Messina. Al momento ci lavorano 100 persone.
“L’attività che si fa in quest’area ha una natura duale”, spiega Gabriele Ronco, responsabile Servizio Network e Cultura dell’Innovazione. “Da una parte c’è il fintech, ovvero la ricerca che va in direzione del core della banca, fatta in sinergie con le varie business unit. Lavoriamo su temi come la dematerializzazione, multicanalità integrata, progettazione della customer experience. Dall’altra, c’è la ricerca che guarda al mondo delle imprese: andiamo a caccia di innovazioni in diversi settori (o le sviluppiamo noi stessi) che possono essere utili alle aziende o ai clienti privati”
La struttura, definita anche Area chief innovation officer, si suddivide in due direzioni. Una, dedicata alle aziende e denominata Innovazione e Crescita Imprese, è guidata da Livio Scalvini.
L’altra, definita Ricerca e Accelerazione dell’Innovazione, è sotto la responsabilità di Mario Costantini, e coordina le invenzioni rivolte alla banca del futuro oppure quelle a servizio dei clienti retail. “Ricadono in questo ambito, per esempio, alcuni progetti di interesse diretto per la banca, come la possibilità di fare bonifici attraverso la voce, oppure altre iniziative, non legate al business bancario, dedicate all’e-health”.
All’interno di questa direzione è stato attivato l’Osservatorio Incubatore di Innovazione, in cui lavorano una decina di persone. Si tratta di un team che ha diversi compiti: monitorare le startup più interessanti in Italia e all’estero: al momento nel database ci sono circa mille realtà italiane; realizzare prototipi e nuovi prodotti e servizi, anche in collaborazione con determinate startup, nei settori più disparati; analizzare i trend più importanti dell’innovazione a livello internazionale e fare previsioni per il futuro.
“Abbiamo a che fare con tecnologie sempre più pervasive e innovazioni rivoluzionarie: la sharing economy, l’Internet delle cose, il social lending, i wearable, solo per menzionarne alcune”, spiega a EconomyUp Matteo Colombo, responsabile dell’Osservatorio. “Studiare e capire quali impatti possono e potranno avere per il sistema bancario e per il business dei nostri clienti è importantissimo per fare in modo di non rimanere spiazzati. Certe innovazioni che mettiamo a punto, o su nostra iniziativa o su proposte che ci arrivano da parte di startup che individuiamo nelle nostre operazioni di scouting, servono proprio a cavalcare le rivoluzioni anziché subirle”.
Il Centro per l’innovazione ha poi due servizi: Pianificazione dell’Innovazione, coordinato da Elisa Zambito,
in cui si pianificano le attività di innovazione e se ne monitora l’impatto in base agli investimenti fatti e Network e Cultura dell’Innovazione, in cui si coordina la rete dei cosiddetti specialisti dell’innovazione, le persone della banca che sul territorio italiano si occupano di far incontrare concretamente startup e imprese sulla base delle specifiche esigenze di queste ultime. Il servizio è coordinato da Gabriele Ronco, che supervisiona anche uno degli strumenti principali utilizzati per favorire il matching tra le tecnologie delle neoimprese e le richieste delle aziende: Tech-Marketplace, la piattaforma online in cui si possono cercare e offrire nuove tecnologie. “Il portale è attivo dal 2015 e ha raccolto l’adesione di oltre seimila aziende che si sono registrate: i matching già effettuati, se teniamo conto sia del Tech-Marketplace che del lavoro degli specialisti dell’innovazione, sono stati fino a oggi 93”, afferma Ronco.
Al 17 marzo 2016, stando ai dati pubblicati sulla piattaforma, le richieste online di tecnologie innovative da parte delle aziende sono circa seimila e sono un migliaio le offerte presentate da startup e team di innovatori.
“Ci sono specialisti anche all’estero: facciamo accordi con ministeri, hackathon locali, scambi tra imprese straniere e italiane”, racconta il responsabile del servizio Network e Cultura dell’Innovazione. “Abbiamo uffici a Londra, New York e Tel Aviv, tre capitali dell’innovazione in cui, tra l’altro, facciamo fare pitch a startup italiane e le mettiamo in contatto con imprenditori del posto”.
Un’ulteriore articolazione, che è gestita da Fabio Spagnuolo ed è a diretto riporto di Maurizio Montagnese, è dedicata alle partnership con l’ecosistema esterno (al momento circa 80, tra incubatori, acceleratori, università, camere di commercio e altre realtà).
Il focus sulle startup dell’area chief innovation officer è anche una naturale evoluzione della Startup Initiative, il programma di incontri che Intesa Sanpaolo organizza dal 2009 per presentare startup suddivise per settori, dal food al biotech, a investitori e imprese. “Crediamo – conclude Ronco – che non ci sia nulla di più efficace, per favorire l’open innovation, di selezionare delle giovani realtà imprenditoriali e di presentarle ai nostri clienti in cerca di soluzioni innovative”.