Il bestseller È facile smettere di fumare se sai come farlo ha aiutato milioni di persone ad abbandonare il vizio delle sigarette perché ha fatto passare un concetto fondamentale: con il giusto metodo, anche le sfide più proibitive diventano fattibili. Adottando lo stesso principio, il nuovo libro di Alessandro Rimassa, direttore della scuola di comunicazione e management di IED (Istituto Europeo di Design), prova a rendere semplice l’impresa – indubbiamente complessa – di trasformare l’Italia in un Paese migliore.
Il titolo riecheggia quello del volume contro il fumo: È facile cambiare l’Italia se sai come farlo (14,90 €, Hoepli). La ricetta proposta per innovare il Belpaese è un decalogo di metodi da seguire, ciascuno dei quali condito da spunti e storie di successo.
Ecco le dieci regole per cambiare il Paese:
Metodo numero uno
È facile cambiare l’Italia, se immaginiamo un futuro frutto di una visione chiara e inclusiva.
Metodo numero due
È facile cambiare l’Italia, se sviluppiamo la cultura del progetto e dell’innovazione.
Metodo numero tre
È facile cambiare l’Italia, se attiviamo meccanismi di condivisione e progettazione partecipata.
Metodo numero quattro
È facile cambiare l’Italia, se scegliamo co-creazione e intelligenza collettiva al posto del potere del singolo.
Metodo numero cinque
È facile cambiare l’Italia, se impariamo a ossigenare il cervello e azionare il pensiero laterale.
Metodo numero sei
È facile cambiare l’Italia, se liberiamo l’energia dei giovani mettendoli al centro del sistema.
Metodo numero sette
È facile cambiare l’Italia, se costruiamo una human-centered-society con lo sharing come nuovo modello socio-economico.
Metodo numero otto
È facile cambiare l’Italia, se condividiamo che fondare una startup sia un forte gesto politico con valore sociale.
Metodo numero nove
È facile cambiare l’Italia, se crediamo nel made in Italy come fattore di unicità del nostro Paese.
Metodo numero dieci
È facile cambiare l’Italia, se trasformiamo lo Stato in una casa trasparente, aperta alla partecipazione attiva dei cittadini.
Tra le strade suggerite, la prima è un invito a progettare il cambiamento avendo in testa una vision ampia, ambiziosa: «È facile cambiare l’Italia se immaginiamo un futuro frutto di una visione chiara e inclusiva». Un altro metodo, il numero tre, riguarda la necessità di sposare una logica wiki, in cui a dettare legge sono i contenuti generati in modo condiviso dagli utenti: «È facile cambiare l’Italia, se attiviamo meccanismi di condivisione e progettazione partecipata».
La quinta metodologia indicata da Rimassa, già autore di Generazione mille euro, ha a che fare con il modo di trovare le soluzioni: «È facile cambiare l’Italia, se impariamo a ossigenare il cervello e azionare il pensiero laterale». Significa che è necessario attivare percorsi mentali non convenzionali e far circolare il sapere senza essere gelosi. Buoni esempi, in tal senso, sono le conferenze ispirazionali in stile Ted. Non manca il riferimento alle nuove imprese innovative (metodo n.8: «È facile cambiare l’Italia, se condividiamo che fondare una startup sia un forte gesto politico con valore sociale»), definite un «movimento straordinario» perché oltre a creare lavoro fanno crowdpulling, ovvero motivano le persone a innovare.