Qualche anno fa erano un hype tecnologico, poi sembravano essere caduti in un cono d’ombra, ma nel 2019 sono tornati a mostrare tutte le loro potenzialità, per poi subire una brusca battuta d’arresto con la pandemia: sono i droni, velivoli altamente innovativi e in qualche caso futuristici, che stanno gradualmente conquistando un ruolo nel mondo della smart mobility.
I droni sono mezzi di trasporto altamente innovativi utilizzati da anni in vari ambiti, dall’agricoltura alla gestione delle emergenze, dal monitoraggio dei territori allo svolgimento di ispezioni e sopralluoghi. Alcune startup stanno lavorando a proposte ancora più avanzate: i cosiddetti taxi volanti, mezzi quasi fantascientifici destinati a spostarsi in città per via aerea. L’emergenza sanitaria causata dalla pandemia ha però colpito duramente il settore. Dopo la buona crescita registrata nel 2019 (+17% sul 2018), nell’anno del Covid il mercato professionale dei droni (B2b e B2g) ha perso quota, passando da un valore di 117 milioni di euro a un totale di 73 milioni di euro, con un calo del 38%. Tuttavia per l’80% delle imprese è prevista una ripresa nei prossimi tre anni.
Eppure i droni sono utili proprio in situazioni di crisi. Tanto che l’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha pubblicato nel 2020 una nota per autorizzare il volo dei droni fino al 3 aprile, laddove era precedentemente vietato, come strumento di sorveglianza del territorio. Ma vediamo tutti i numeri del 2020.
2020: anno nero anche per i droni
Come accennato sopra, dopo la buona crescita registrata nel 2019 (+17% sul 2018), nell’anno del Covid il mercato professionale dei droni (B2b e B2g) perde quota, passando da un valore di 117 milioni di euro a un totale di 73 milioni di euro, con un calo del 38%. I dati provengono dall’Osservatorio Droni della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo l’ultimo report diffuso a febbraio 2021, quasi la metà delle imprese del settore intervistate dall’Osservatorio Droni ha potuto svolgere solo una piccola parte delle attività quotidiane (48%) e una su cinque è stata costretta a chiudere (21%). I progetti di applicazione industriale di droni censiti da fonti secondarie, 199 nel 2020, sono diminuiti del 20% rispetto all’anno precedente, addirittura del 50% nel caso delle sperimentazioni e dei progetti operativi, mentre sono aumentati gli annunci e gli utilizzi una tantum.
La spinta dal Regolamento europeo
Ma il settore nel complesso ha retto: solo 66 delle 700 imprese della filiera professionale dei droni si trovano in una condizione di completa inattività. E guarda al futuro con ottimismo: l’80% delle imprese dell’offerta confida in una robusta crescita del mercato nei prossimi tre anni e il 50% inizia a percepirlo come un mercato di massa. Una spinta arriverà dall’evoluzione normativa, con il nuovo Regolamento Europeo Droni, in vigore dal 31 dicembre 2020, accolto favorevolmente dal 60% delle imprese per il suo impatto positivo dal punto di vista commerciale e industriale. E un ulteriore impulso verrà dato dall’ingresso di nuovi attori nel settore, che è continuato anche nel 2020.
Sono 334 le startup attive a livello internazionale nel mercato professionale dei droni, nate fra il 2015 e il 2020, che hanno raccolto complessivamente un miliardo di dollari di finanziamenti. La crisi ha anche evidenziato le potenzialità di questa tecnologia per il monitoraggio della popolazione, la consegna di materiale medico, la comunicazione delle linee guida sul distanziamento sociale, la sanificazione di edifici e strade, con oltre 60 progetti internazionali censiti nati con queste finalità in risposta all’emergenza, di cui il 70% attivati da pubbliche amministrazioni. Solo una minoranza di Comuni italiani, tuttavia, li sta utilizzando: il 29%, anche se solo il 28% esclude la possibilità di utilizzarli nei prossimi 3 anni.
“Il 2020 è stato un anno difficile per un mercato ancora emergente, composto prevalentemente da startup e piccole imprese e già messo alla prova dalle variazioni normative e dalla mancanza di una piena consapevolezza dei vantaggi di questa tecnologia – afferma Marco Lovera, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Droni -. Il settore, però, non ha subito danni irreversibili e le prospettive future sembrano molto positive. L’evoluzione che ci aspettiamo nei prossimi anni passerà attraverso la concentrazione del mercato, l’ingresso di imprese da settori attigui e l’apertura ai mercati internazionali. Per farsi trovare preparate le imprese dovranno stringere collaborazioni con altre organizzazioni (imprese e/o enti pubblici) e fare sistema attorno a innovazioni tecnologiche e applicative”.
I droni nell’emergenza
La crisi sanitaria ha avuto un impatto negativo sul mercato dei droni ma ha anche messo in luce le potenzialità di questa tecnologia. L’Osservatorio ha censito oltre 60 progetti a livello internazionale nati come risposta all’emergenza, di cui il 70% promossi da pubbliche amministrazioni. Il 37% di queste iniziative è dedicato al monitoraggio della popolazione, il 25% alla consegna di materiale medico urgente di dispositivi di protezione individuale, il 17% si concentra sulla comunicazione delle linee guida per il distanziamento sociale, il 14% riguarda la sanificazione di edifici e strade, il 5% ha prodotto spettacoli aerei per rendere omaggio agli operatori sanitari e il 2% si è focalizzato sul controllo della temperatura attraverso camere termiche.
“L’emergenza Covid-19 ha portato molti enti regolatori a derogare alle normative vigenti snellendo gli iter autorizzativi e concedendo deleghe agli attori locali per far fronte velocemente alle esigenze dei propri territori – afferma Paola Olivares, Direttrice dell’Osservatorio Droni -. Lo sviluppo normativo dei prossimi anni indubbiamente beneficerà di queste sperimentazioni. Per poter dare ulteriore impulso alle applicazioni sarà necessario riconciliare la discontinuità creata dall’apertura ad attività locali e creare ecosistemi capaci di mettere in campo tutte le competenze necessarie per spingere il settore verso una maggiore crescita”.
Droni ancora “ignorati” dai Comuni italiani
Nonostante la spinta impressa dalla pandemia, attualmente il 77% dei 661 comuni italiani intervistati dall’Osservatorio non utilizza questa tecnologia, ma il 29% intende impiegarli entro i prossimi tre anni. La maggior parte dei progetti dei comuni che stanno già utilizzando i droni riguarda la mappatura e il monitoraggio aereo (70%), le ispezioni (62%), la sicurezza e la sorveglianza (53%), la ricerca e soccorso (46%). I principali benefici percepiti dalle amministrazioni sono l’aumento della quantità (66%) e dell’accuratezza (37%) dei dati raccolti, la riduzione dei tempi di svolgimento delle attività (41%) e l’aumento della sicurezza pubblica (37%).
Le startup dei droni
Sono 334 le startup internazionali che operano nel mercato professionale dei droni, per un totale di un miliardo di dollari di finanziamenti raccolti. Le startup che si occupano di innovazione di prodotto sono le più numerose (64%) e attirano in media 3,8 milioni di dollari di investimenti. Le più finanziate sono quelle che integrano prodotti e servizi nella propria offerta, con quasi 5 milioni di dollari in media, e rappresentano il 14% del totale. Le realtà che si concentrano solo sui servizi sono il 22% e raccolgono mediamente 1,9 milioni di dollari. Il 91% delle nuove imprese innovative opera nei settori Infrastrutture, Utility e Pubblica Amministrazione, mentre i principali ambiti applicativi sono ispezioni e sopralluoghi di edifici, infrastrutture o impianti energetici (136 startup, il 40%), trasporti (52) e sicurezza e sorveglianza (46).
Le applicazioni
Sono 447 i progetti di applicazione industriale di droni mappati dall’Osservatorio nel biennio 2019-2020, di cui 199 nell’ultimo anno, il 20% in meno rispetto ai dodici mesi precedenti. Sono quasi dimezzate le sperimentazioni (da 126 nel 2019 a 65 nel 2020) e i progetti operativi (da 46 a 22), mentre sono aumentati gli annunci (da 29 a 39) e gli utilizzi una tantum (da 47 a 73). Il 30% dei progetti riguarda ispezioni e sopralluoghi, l’ambito più maturo che da solo copre il 43% dei progetti operativi, il 26% il trasporto, che invece si trova ancora in una fase esplorativa. “Il crollo di sperimentazioni e progetti operativi è l’effetto della situazione di emergenza – afferma Cristina Rossi Lamastra, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Droni -: da un lato le restrizioni e le chiusure imposte hanno impedito alle imprese di far partire nuovi progetti, dall’altro l’uso dei droni per garantire il rispetto delle norme di distanziamento sociale ha favorito utilizzi spot, il cui successo ha poi trainato l’aumento degli annunci. Fra le applicazioni emergenti, la cosiddetta Urban Air Delivery – che comprende la last-mile delivery di piccoli pacchi a singoli clienti, la consegna di materiale sanitario urgente e i trasporti di carichi pesanti – sta attraversando un forte hype e sta attirando l’interesse di imprese e autorità regolatorie di moltissimi Paesi”.
L’evoluzione normativa
Il 31 dicembre 2020 è entrato in vigore il nuovo Regolamento Europeo Droni che ha trasferito buona parte della normativa sotto il presidio della European Union Aviation Safety Agency (EASA), armonizzando i regolamenti sull’intero territorio dell’Unione Europea, facendo decadere le regolamentazioni nazionali e abolendo la distinzione tra utilizzo ricreativo e professionale dei droni. Il nuovo Regolamento è stato accolto con favore dalle imprese del settore. Il 60% delle aziende rispondenti alla survey sostiene infatti che la nuova normativa darà un importante impulso al mercato commerciale e industriale dei droni, il 65% ritiene che l’obbligo di montaggio di sistemi di Electronic Identification (transponder) sui droni previsto dalla normativa rappresenterà un primo passo fondamentale verso uno spazio aereo più sicuro ed evoluto e la metà del campione analizzato sostiene che la marcatura CE garantirà una maggiore sicurezza e controllo degli aeromobili in circolazione. Nel 2020 ha confermato la centralità della piattaforma D-Flight come unico strumento di registrazione, cartografia e rilascio delle dichiarazioni. Sono quasi 24mila i droni registrati sul portale nel 2020, di cui l’82% ricreativi e il 18% professionali. La maggior parte sono di piccola dimensione, con l’85% che non supera 1 kg di peso, il 13% sotto i 5 kg e solo il 2% con un peso superiore.
Droni 2018, un mercato da 100 milioni di euro in Italia
I droni nel 2018: qual era il quadro della situazione prima della pandemia? Secondo la ricerca dell’Osservatorio Droni della School of Management del Politecnico di Milano pubblicata nel 2019, il mercato professionale in Italia valeva 100 milioni di euro. Si contavano 700 imprese della filiera civile dei droni, principalmente piccoli operatori. Ma anche 650 aziende utilizzatrici hanno chiesto l’autorizzazione Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile). Dal 2016 al 2019, nel nostro Paese, sono stati registrati 13.479 droni, in media il 13% in più ogni anno. E si contano 258 progetti di applicazione industriale sui droni, la metà dei quali in sperimentazione. Sono invece ancora poche, rileva il report, le applicazioni nei trasporti di merci e persone, soprattutto in ambito urbano. Per attendere un contributo più incisivo alla smart mobility e alla mobilità sostenibile (per esempi l’uso dei droni come mezzi per il food delivery in città, una prospettiva futuristica alla quale sta lavorando Uber) riteniamo che si debba aspettare ancora un po’ di tempo. Tuttavia le opportunità di monitoraggio offerte dai droni possono essere utilizzate, fra le altre cose, anche per contribuire al decongestionamento del traffico. Ma vediamo tutti i numeri del report dell’Osservatorio che fotografa la situazione attuale in Italia.
Da gennaio 2016 a fine dicembre 2019 si sono registrati complessivamente al portale dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile 13.479 droni, con un incremento medio annuo del 13%. Intanto, a livello internazionale sono stati finora censiti 258 progetti di applicazione industriale di droni relativi al 2019, di cui il 50% in fase di sperimentazione e solo il 19% già operativi, ma gli utilizzi iniziano a interessare tanti settori dalle utility alla logistica, dall’agricoltura alla sanità. Tra il 2015 e il 2019 sono state prodotte circa 700 pubblicazioni scientifiche dedicate ai droni dalle prime 20 università di ingegneria al mondo. L’analisi su oltre 470.000 campagne di finanziamento sui droni identifica come tecnologie emergenti in particolare quelle dei droni ibridi, che possono operare in diversi ambienti come aria-terra o aria-acqua, e dei droni Vertical TakeOff and Landing (VTOL) con decollo e atterraggio verticale, insieme all’integrazione con l’intelligenza artificiale.
Il nodo R&D
“Quello dei droni professionali in Italia è un settore nascente con un mercato ancora piccolo, ma con un grande potenziale – diceva Paola Olivares, Project Manager dell’Osservatorio Droni, alla presentazione del report 2019 -. Nella filiera italiana, però, è da sottolineare come ben il 23% delle aziende dell’offerta non investa in ricerca e sviluppo, che rappresenta un elemento fondamentale per garantire la sostenibilità di lungo periodo e cogliere tutte le opportunità offerte dallo sviluppo delle tecnologie digitali”. Il 16% delle aziende investe in R&S grazie a fondi pubblici, ma l’80% reputa inadeguato il cofinanziamento nazionale. Il mercato auspica un intervento del Governo, con il 77% delle imprese che ritiene decisamente utile un’azione strategica a livello nazionale. Per il prossimo futuro, oltre la metà delle aziende punterà sullo sviluppo di sistemi di gestione e analisi dei dati e il 39% sullo sviluppo di payload.
Le applicazioni: nel mondo 1 progetto su 2 è una sperimentazione
Dalla consegna a domicilio alle ispezioni in ambito industriale, dal soccorso al trasporto di persone, sono stati censiti 258 progetti di applicazione industriale di droni a livello mondiale nel 2019, di cui solo il 19% in fase operativa, mentre il 50% sono sperimentazioni, il 12% annunci, il 19% utilizzi una tantum per risolvere esigenze puntuali. La maggior parte dei progetti sono stati attivati in Paesi con una regolamentazione chiara e definita, non a caso il 48% sono in Europa e il 36% in America, mentre sono meno in Asia (9%), Africa (4%) e Oceania (3%). “Gli ambiti di applicazione più maturi sono costituiti da ispezioni e sopralluoghi, che coprono la metà dei progetti operativi e il 39% delle sperimentazioni, e dal trasporto, in grande fermento ma ancora poca concreto – dice Cristina Rossi Lamastra, Responsabile Scientifica dell’Osservatorio Droni –. Poiché la tecnologia è ancora poco matura è difficile parlare di benefici e soprattutto quantificarli, ma coloro che hanno iniziato le sperimentazioni sottolineano un aumento della sicurezza, una riduzione dei tempi per svolgere le operazioni e una riduzione dei costi”.
Le tecnologie
L’analisi di oltre 470.000 campagne di finanziamento sui droni identifica come principali driver di innovazione quelli ibridi e i cosiddetti VTOL (Vertical Take Off and Landing), i sistemi per la sicurezza e l’autonomia e la crescente integrazione con l’Artificial Intelligence. Il 72% delle campagne riguarda innovazioni di prodotto (nel 45% dei casi per lo sviluppo di nuove piattaforme e nel 27% di payload innovativi), il 28% l’erogazione di servizi innovativi attraverso i droni. I droni sono oggetto di studio in diverse discipline scientifiche, in modo particolare di aeronautica, automatica, robotica e informatica. Tra il 2015 e il 2019 le prime 20 università di ingegneria al mondo hanno prodotto 700 pubblicazioni scientifiche relative ai droni, che si sono concentrate in particolare su sistemi di guida, navigazione e controllo (27%), applicazioni (25%) e telecomunicazioni (19%).
“Il mercato dei multirotori classici è ormai pressoché saturo e caratterizzato da diversi limiti tecnologici che non impediscono lo svolgimento di molte attività in cui i droni possono affiancare e sostituire l’uomo, ma sono un vincolo critico in particolare per l’ispezione delle infrastrutture lineari o delle consegne – spiega Marco Lovera, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Droni -. Sul mercato però si stanno affacciando configurazioni alternative, pensate per aggirare i limiti con combinazioni tra la classica configurazione ad ala fissa, adatta per coprire lunghe distanze in modo efficiente, e quella multirotore, adatta invece per il volo a bassa velocità e a punto fisso”. Tra le varie soluzioni tecniche alternative si segnalano i convertiplani (droni con un sistema propulsivo capace di variare la configurazione come un multirotore per il volo verticale e come un velivolo ad ala fissa per il volo avanzato), i tail sitter (capaci di atterraggio e decollo verticale e grandi variazioni di assetto) e le macchine a propulsione duale (con rotori per la propulsione verticale e di eliche per la propulsione longitudinale).
Droni per il mercato passeggeri
Il mercato più futuristico dei droni è quello per il trasporto passeggeri. Tra qualche anno questi velivoli potrebbero diventare un elemento importante nel più ampio contesto della smart mobility, la mobilità intelligente e sostenibile che potrebbe imporsi nelle nostre città. I droni potrebbero essere un sistema di trasporto sicuro, efficiente e non inquinante, quindi in linea con la sostenibilità ambientale.
Secondo le stime di Polaris Market Research, il mercato dei droni per il trasporto passeggeri potrebbe arrivare a valere 1,42 miliardi di dollari entro il 2026. Già oggi il settore è valutato quasi 200 milioni di dollari, ma il tasso di crescita medio annuo (Cagr 2020-2026) è atteso attorno al +30% nei prossimi sei anni.
I droni per il trasporto passeggeri vengono chiamati anche taxi volanti. Lilium, startup con sede a Monaco di Baviera, sta progettando e costruendo aerei verticali di decollo e atterraggio (Vertical take-off and landing, Vtol) con velocità fino a 100 km/h e che ha ottenuto all’inizio del 2020 un finanziamento da ben 240 milioni di dollari. Un’altra società del settore, anch’essa tedesca, è Velocopter, tra le più attive a livello globale nello sviluppo di nuovi droni per il trasporto di passeggeri. Volocopter sta anche progettando un nuovo tipo di veicolo e di servizio di taxi volante. A febbraio 2020 ha chiuso un round da 94 milioni di dollari, a ottobre 2020 ha annunciato una partnership con la Japan Airlines per sfruttare rotte aeree urbane utilizzando droni di nuova generazione. Il progetto prevede il lancio di linee commerciali di taxi volanti entro il 2023 nelle principali città giapponesi. (L.M.)
(Articolo aggiornato al 14/10/2020)