Pilotaggio remoto

Droni, in Italia già 250 volano in piena legalità

Sono le autorizzazioni rilasciate dall’Enac per voli in situazioni non critiche a 7 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, uno dei primi in Europa. E si moltiplicano i possibili utilizzi: dalle riprese video al monitoraggio ambientale, fino all’uso da parte delle tlc come ripetitori per cellulari

Pubblicato il 23 Dic 2014

drone-droni-141223121738

L’Italia ha un primato: il volo legale dei droni. A poco più di sette mesi dall’entrata in vigore del nuovo Regolamento sui mezzi aeromobili a pilotaggio remoto (Apr) messo a punto dall’Enac – regolamento che ha dimostrato come il nostro Paese sia all’avanguardia in questo settore dove finora vigeva il Far West – i droni italiani iniziano a volare nella legalità. Negli Usa la Federal Aviation Administration fa resistenze, nonostante colossi come Amazon si stiano lanciando nel business, in Europa non c’è ancora una legislazione condivisa ma l’Italia è andata avanti per la sua strada. Sono state circa 250 le autorizzazioni rilasciate dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile per i voli in situazioni non critiche (aree rurali e senza rischi) e meno di 10 per quelle critiche, come città o luoghi affollati.

Sono i dati presentati di recente al Roma Drone Conference, dai quali emerge un settore in crescita e nuovi utilizzi all’orizzonte, come quelli per la telefonia. “Tutti i voli effettuati in precedenza si trovavano di fatto nell’illegalità” ha spiegato Carmine Cifaldi, direttore Regolazione Navigabilità Enac. “L’obiettivo di questo regolamento – ha aggiunto – è di riportare il settore nella legalità per supportare la crescita economica del settore”.

Allo stesso tempo l’obbligo di richiedere autorizzazioni per l’uso dei droni ha permesso per la prima volta di scattare una fotografia, ancora molto parziale, del fenomeno nel nostro Paese. I dati rilasciati da Enac riportano che su circa 330 domande presentate ne sono state accettate circa 250 mentre sono state solo 8 quelle relative alle operazioni critiche. “Alcuni voli – ha spiegato Cifaldi – sono avvenuti in eventi pubblici, come il MotorShow a Bologna oppure la presentazione di un’auto al PalaExpo di Roma. Altri per monitorare alcuni grandi siti industriali”.

I voli definiti non critici sono invece quelli avvenuti in aree rurali e quindi a bassissimo rischio. “I possibili utilizzi – ha proseguito il responsabile Enac – sono ancora tantissimi. Non solo riprese video o foto ma anche applicazioni per il monitoraggio ambientale, dei danni dovuti a catastrofi. Stiamo valutando ora anche la richiesta di alcune compagnie telefoniche di poter usare droni anche come ripetitori per cellulari, ad esempio per manifestazioni molto affollate oppure in casi di emergenza”.

Proprio questa versatilità dei mini-velivoli li sta trasformando in uno dei regali di Natale più ambiti.

A sottolineare la rilevanza dei droni è anche un rappresentante del governo, Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico. “Nel settore – ha detto – l’Italia rappresenta un’eccellenza. I droni segneranno il futuro, dal mondo del trasporto a quello del commercio fino a quelli della sicurezza”.

In questo articolo una carrellata di notizie apparse sui droni nel 2014

Il regolamento varato il 30 aprile distingue due tipologie di velivoli radiocomandati: quelli dedicati a scopi ricreativi e sportivi (denominati “aeromodelli”) e quelli per attività professionali e lavorative (gli Apr, appunto). Il Regolamento prevede, tra l’altro, che il pilota di Apr debba essere maggiorenne, debba frequentare un corso di addestramento (ottenendo una sorta di “patentino”) e che il drone sia assicurato.

A tutt’oggi per i droni sopra i 150 kg, quelli per uso militare, valgono le regole dell’Icao (Civil Aviation Organization, Organizzazione internazionale dell’aviazione civile). Invece per quelli sotto i 150 kg, cioè sostanzialmente gli Uav (Unmanned aerial vehicles) ad uso commerciale (che poi in genere non superano quasi mai i 25 kg), non esiste finora alcuna legislazione internazionale né europea, quindi ogni Stato si regola come crede. L’Italia ha deciso di varare il Regolamento, che però non ha mancato di suscitare qualche dubbio e polemica tra costruttori e operatori. (L.M.)

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2