Le donne e l’informatica sono due mondi ancora troppo distanti. Secondo le stime più accreditate entro il 2022 negli Stati Uniti saranno disponibili circa 1,2 milioni di posti di lavoro legati alle scienze informatiche, ma non ci saranno laureati a sufficienza per ricoprirli. Solo il 39% di questi posti dovrebbe essere coperto entro i prossimi cinque anni. Potrebbe essere un’occasione per l’occupazione femminile: le giovani donne in cerca di impiego potrebbero essere assunte nell’industria dell’IT e del digitale. Purtroppo però, allo stato attuale, lsolo il 27% di tutti i professionisti informatici è donna. Le donne rappresentano il 57% di tutti i laureati statunitensi, quindi superano gli uomini, eppure soltanto il 18% di esse è laureato in scienze informatiche. Anche ai vertici la presenza femminile scarseggia: soltanto il 24% dei Chief Information Officer (Cio) delle prime 100 aziende nella lista di Fortune sono donne.
Cifre che, invece di migliorare, sono peggiorate negli anni. Negli Usa la percentuale di donne che si sono dedicate agli studi di informatica è scesa dal 37% del 1984 al 18% del 2009. All’origine di questa parabola discendente sembrano esserci questioni di natura sociale e culturale.
Negli Stati Uniti il numero di donne programmatrici è risultato in crescita fin dagli anni Cinquanta. C’erano diverse pioniere della programmazione. Una di loro, Elsie Shutt, fondò nel 1958 una delle prime aziende di software, nella quale le programmatrici erano tutte donne.
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Poi però, nel 1984, qualcosa è cambiato. Quell’anno Apple ha lanciato il Macintosh. Secondo alcuni studiosi le giovani avrebbero cominciato a disinteressarsi alla programmazione proprio con l’introduzione del personal computer perché pensato, pubblicizzato e proposto esclusivamente a un pubblico maschile.
Nel 1990 la ricercatrice Jane Margolis ha intervistato centinaia di studenti di informatica della Carnegie Mellon University, che in quel momento vantava uno dei migliori programmi scolastici nel settore. Dalla ricerca è emerso che le famiglie tendevano a comprare più facilmente i computer per i figli maschi piuttosto che per le figlie femmine. E questo si è trasformato in un problema quando i ragazzi sono cresciuti e sono andati al college: i pc sono diventati sempre più diffusi e gli uomini sono risultati avvantaggiati. Risultato: a un numero minore di bambine viene comprato un pc, meno ragazze imparano ad usarlo, meno giovani donne scelgono studi scientifici e chi lo fa è più indietro rispetto ai coetanei maschi nell’uso della tecnologia.
Il problema è ben presente nella società americana, al punto che nel 2014 la Disney ha deciso di creare una serie, Miles From Tomorrowland, che vede tra i protagonisti Loretta, giovane esperta di tecnologia e in grado di scrivere codici. L’opera narra le avventure nello spazio del giovane Miles Callisto e della sua famiglia: mamma Phoebe, capitano della nave spaziale; papà Leo, ingegnere meccanico e appunto la sorella Loretta, oltre al loro struzzo-robot Merc. Insieme attraversano nuove galassie abitate da esseri alieni. Gli sceneggiatori hanno volutamente scelto di coinvolgere il pubblico femminile con l’obiettivo di farlo interessare di più alla scienza e ai codici informatici. Così gli autori sono stati spediti a parlare con gli esperti di Google e della Nasa per farsi aiutare a delineare personaggi femminili credibili e lontani dagli stereotipi.
Cisco è da tempo impegnata attraverso una serie di iniziative per avvicinare le donne all’industria STEM (Science, technology, engineering and mathematics). Tra queste il DiscoverE’s Girl Day, campagna internazionale per attirare le ragazze verso le scienze ingegneristiche. È organizzata da DiscoverE (già National Engineers Week Foundation), associazione nata per unire, mobilizzare e supportare le comunità di volontari nei settori dell’ingegneria e della tecnologia. Oltre a sostenere queste community, Cisco contribuisce a incoraggiare i modelli che vedono le giovani coinvolte nella formazione STEM.
Sempre nell’ottica delle “pari opportunità scientifiche e informatiche”, il colosso statunitense dell’IT partecipa attivamente al International Girls in ICT day, iniziativa supportata da tutti gli Stati membri dell’Itu, agenzia delle Nazioni Unite specializzata nelle Information and communication technologies (ICT), che punta alla creazione di un ecosistema internazionale in grado di incoraggiare le ragazze a intraprendere una carriera nel settore dell’ICT. Ad oggi oltre 240mila giovani donne hanno preso parte a più di 7.200 celebrazioni della giornata internazionale in 160 Paesi.
Durante l’ICT Day Cisco ospita in vari campus un suo evento, “Girls Power Tech”: le giovani possono ascoltare keynote e partecipare a lavori di gruppo e attività tecnologiche. In questa occasione i mentor STEM di Cisco partecipano alle sessioni individuali con le ragazze. Nel 2016 hanno preso parte all’appuntamento 104 uffici di Cisco ed è stata registrata la presenza di oltre 5000 ragazze da 61 Paesi. La multinazionale ha inoltre assicurato che il 20% della sua forza lavoro spenderà 20 ore del suo tempo all’anno per mentoring sullo STEM, con focus particolare sul bacino d’utenza femminile. Il prossimo appuntamento è previsto per il 4 maggio. (L.M.)