Non è un ingegnere. E più che di tecnologia si intende di leggi e diritto. Eppure è proprio lei il volto dell’Italia tecnologica che fa innovazione: Erica Palmerini, docente di diritto privato dell’istituto Dirpolis (Diritto, politica e sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è la vincitrice dell’edizione 2013 del World Technology Award, il premio Oscar della tecnologia.
Donna, dunque, e giurista. Un ritratto insolito per un ambito considerato generalmente maschilista.
La docente pisana si è imposta nella categoria Law sbaragliando la concorrenza e portando sul podio RoboLaw: “Si tratta di un progetto finanziato dalla Commissione Europea che si propone di studiare le implicazioni giuridiche, etiche e sociali delle tecnologie robotiche emergenti. Un lavoro che unisce la tradizione giurisprudenziale all’innovazione robotica e che ha tra i suoi obiettivi quello di comprendere l’impatto delle nuove tecnologie sulla vita dei cittadini e definirne il primo conseguente diritto” spiega la Palmerini. E puntualizza: “Non è solo l’affermazione di una giurista in un premio tecnologico, ma la vittoria di un progetto che concilia la ricerca di studiosi del diritto e di filosofi politici con quella degli ingegneri. È la vittoria di tutto il team”. Un team che è ancora incredulo del risultato raggiunto nonostante la statuetta premio sia in bella mostra alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “Perché hanno scelto noi? Ce lo chiediamo ancora adesso e a volte, guardando il premio, non ne capiamo a fondo neanche il valore. Del resto gloria, onore e statuetta è tutto ciò che ci portiamo a casa ma, ahimè, nessun finanziamento” dice ironizzando la docente, il cui nome rimarrà nella storia di questa edizione del World Technology Award insieme ad altri big del settore hi-tech: basta citare un certo Julian Paul Assange, fondatore di Wikileaks.
Eppure la docente è pienamente consapevole dei punti di forza che hanno portato il progetto italiano sul palco di New York nella cerimonia organizzata dal World Technology Network: “RoboLaw ha due caratteristiche vincenti: in primo luogo l’oggetto di studio, la robotica, è considerato il settore che dà risalto alle promesse della tecnologia. Molte delle grandi sfide future in ambito tecnologico guardano alla robotica. In secondo luogo, è stata valutata l’interdisciplinarietà di RoboLaw, un lavoro che studia l’innovazione tecnologica da un punto di vista etico e giuridico. Un progetto è vincente quando ha almeno tre caratteristiche: interdisciplinarietà, una vocazione internazionale, cioè la capacità di uscire dal proprio Paese toccando argomenti che interessino a livello globale, e la capacità di presentarsi come novità, ponendosi alle frontiere della ricerca”.
Come dire, insomma, quando l’Italia fa le cose le fa bene? “Il nostro Paese ha un grosso pregio e un grosso difetto” risponde la docente. “Abbiamo dei grandi valori ai quali restiamo ancorati e questo ci fa onore, ma non abbiamo l’approccio al rischio, tipico invece degli americani: abbiamo paura delle difficoltà e non riusciamo a farci carico dei rischi che una nuova idea comporta. Gli Stati Uniti, a differenza dell’Italia, sono un terreno fertile per l’innovazione: durante la cerimonia di premiazione ho visto molti europei giungere a New York solo per dare visibilità a un’idea”.
Intanto, però, l’Oscar mondiale della tecnologia è tricolore e, per un’Italia spesso attaccata di scarsa attenzione all’innovazione, è già un buon risultato: “Godiamoci l’Oscar e torniamo a lavorare”.