Come progettare per la sostenibilità? Occorre guidare l’innovazione verso il ripristino delle relazioni tra l’uomo e l’ecosistema che lo circonda. Ci ha riflettuto l’Osservatorio del Design Thinking for Business del Politecnico di Milano. Ecco cosa è emerso.
Design Thinking e sostenibilità, un incontro inevitabile
Esempi di successo come Airbnb e Amazon mostrano quanto sia importante un buon design dell’esperienza e un approccio attento ai bisogni dell’utente. Tuttavia, esempi come questi svelano l’altra faccia della medaglia della progettazione: forti impatti sull’ambiente e la società. Infatti, non si può parlare di design, o design thinking, senza menzionare il concetto di sostenibilità. Volto alla ricerca, comprensione e soddisfazione dei bisogni delle persone, il design ha una responsabilità che spesso si dimentica. Esso è spesso responsabile della progettazione di bisogni che stimolano un sistema basato sul consumo. È quindi inevitabile non associare il design con la sostenibilità, e pensare alla responsabilità che esso ha nei confronti della società e dell’ecosistema naturale.
Durante il quinto evento della quarta edizione dell’Osservatorio del Design Thinking for Business dedicato alla sostenibilità, numerosi design thinker sono intervenuti per discutere questa responsabilità del design e la sua connessione con l’approccio umano-centrico. Ciò che è emerso è come il design thinking debba estendere il suo raggio di attenzione dall’uomo all’umanità e il suo ecosistema. Più nello specifico, si è rafforzata la necessità di adottare una visione sistemica, progettando per raggiungere un equilibrio che favorisca sia l’uomo sia il suo ecosistema.
Design Thinking, le pratiche per la sostenibilità
Secondo John Thackara, esperto di design sostenibile e ospite all’evento, il design thinking per la sostenibilità dovrebbe essere riformulato nei concetti di Relational Ecology and Design. L’esperto ha sottolineato quanto sia importante ripristinare le relazioni tra persone, materiali e realtà locali per ridisegnare un futuro più sostenibile. Più nello specifico, sono emersi tre pratiche chiave:
- Riportare il valore nelle relazioni
Secondo il design relazionale, il valore attualmente attribuito al consumo e alle transazioni andrebbe riposizionato nelle relazioni con le realtà, le persone, e i materiali locali. Queste si presentano come soluzioni per riavvicinare l’uomo alla natura.
- Estendere l’attenzione a tutte le forme di vita
Per ottenere un design sostenibile, l’idea di progettare solo per l’uomo risulta limitata. L’approccio sistemico del design thinking andrebbe rivisto per non favorire solo l’ecosistema di esseri umani, ma beneficiare l’intero ecosistema di esseri viventi che potrebbero essere impattati dalla progettazione (es. Open Food Network).
- Supportare le relazioni con un’infrastruttura sociale
Per ottenere delle ecologie relazionali, una delle principali opportunità di innovazione consiste nella progettazione di infrastrutture sociali che favoriscano e abilitino le relazioni tra gli uomini, i luoghi, le comunità e la natura.
Le competenze del design thinking per la sostenibilità
Durante l’evento, Francesco Zurlo, membro dello scientific committee dell’Osservatorio, ha moderato un dibattito con Deloitte Digital, Doing, Eni e Noi Techpark. Insieme hanno analizzato le competenze del design thinking necessarie alla sostenibilità. Ciò che è emerso è come il design thinking porti delle competenze che supportano una attenzione all’intero sistema. In particolare, hanno sottolineato come la visione sistemica del design possa guidare una progettazione socialmente ed ecologicamente consapevole. La competenza empatica del design thinking permette anche di contribuire e supportare la transizione dei comportamenti umani verso nuovi sistemi di servizio-prodotto che proteggono l’ambiente e gli interessi della società intera, senza privare ad alcuni ciò che beneficia i molti.
I paradossi della sostenibilità e il contributo del design thinking
Infine, l’evento si è concluso con il dibattito moderato da Cabirio Cautela, che ha coinvolto Sogei, Tangity e TIM nella riflessione sui paradossi della sostenibilità e come il design thinking può supportare la loro gestione. Durante la discussione, i paradossi emersi si sono collegati ai concetti di accessibilità e trasparenza.
La sostenibilità va spesso in contrasto con l’accessibilità dell’esperienza. Infatti, non è raro che l’adozione di pratiche sostenibili implichi delle scelte che per molti sono o dei privilegi o dei sacrifici. Questa è una delle più grandi sfide a livello pubblico amministrativo, dove la necessità di guidare una transizione verso sistemi più sostenibili spesso implica escludere intere fasce della popolazione. Questo è dovuto a delle progettazioni che utilizzano un unico frame di riferimento. Di conseguenza, una progettazione dinamica, capace di progettare delle esperienze che estendono il raggio di attenzione dall’uomo, all’umanità nel tempo, può supportare la progettazione di soluzioni che siano inclusive e responsabili.
L’altro paradosso emerso durante la discussione è legato al tema della trasparenza e l’utilizzo dei dati. Da una parte, la sostenibilità richiede che vi sia una maggiore tracciabilità e trasparenza dei nostri consumi, quindi una maggiore raccolta e utilizzo dei dati. Dall’altra, vi è il timore che i dati accrescano poche società che detengono il loro controllo. Il design thinking, con il un approccio umanità-centrico, può supportare la ridistribuzione del valore dei dati e decentralizzarla.
Un libro da leggere
Infine, è possibile approfondire il tema del design con la sostenibilità ambientale leggendo il libro di intitolato “How To Thrive In the Next Economy: Designing Tomorrow’s World Today”. Esso è una testimonianza dei numerosi viaggi di John Thackara alla ricerca di evidenze di come l’uomo si sta adoperando per sostenere un nuovo stile di vita sostenibile.