L'INTERVISTA

Dario Giudici, Mamacrowd: “Ecco tutti i vantaggi (e uno svantaggio) del nuovo Regolamento UE sul crowdfunding”

Dario Giudici, CEO di Mamacrowd, piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding del Gruppo Azimut, spiega a EconomyUp cosa cambia con il nuovo Regolamento UE: apertura del mercato italiano all’estero, più concorrenza, protezione degli investitori. Unica criticità: l’abbassamento della soglia di investimento

Pubblicato il 09 Nov 2023

Dario Giudici, CEO Mamacrowd, parla del Regolamento UE sul crowdfunding

“Il mercato dell’equity crowdfunding è ancora un oceano blu, può e deve crescere tantissimo. L’arrivo di nuovi operatori con il Regolamento UE che entra in vigore il 10 novembre 2023 è un fatto positivo, perché può contribuire ad allargare il mercato. C’è tanto margine di espansione. L’aumento della competizione? Per noi non è negativo, anzi, siamo sempre a favore di una sana concorrenza”.

Ad affermarlo è Dario Giudici, CEO di Mamacrowd, la principale piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding del Gruppo Azimut, che permette di investire in startup, PMI e progetti immobiliari italiani. In un solo mese Mamacrowd, che ha appena ricevuto l’autorizzazione da Consob ad operare secondo il nuovo regolamento europeo, ha segnato un nuovo record di raccolta: 8,670 milioni di euro di cui quasi 4 milioni provenienti dal solo crowd.

Complessivamente, nel primo semestre del 2023, la piattaforma ha raccolto oltre 14 milioni, cioè il 54% in più rispetto allo stesso semestre del 2022, da oltre 2.300 investitori e segnato le prime due exit immobiliari con G311 e Milano 1040. Da questo osservatorio Giudici, intervistato da EconomyUp, dà la sua visione sul mondo della raccolta fondi online all’indomani dell’entrata in vigore del Regolamento UE.

Secondo lei, cosa succederà dopo il 10 novembre?

Mi aspetto che non ci sia nessun momento di particolare discontinuità rispetto a quello che abbiamo visto fino ad oggi. Il Regolamento apre nuovi orizzonti, sia dal punto di vista delle interazioni con altri Paesi, ossia l’aspetto di internazionalizzazione e armonizzazione del settore a livello europeo, sia riguardo al potenziale approccio al mercato italiano da parte di operatori stranieri, cosa che fino ad oggi non abbiamo visto.

Equity crowdfunding, le principali novità del Regolamento UE

Quindi le nostre aziende possono proporre raccolta fondi in tutta Europa tramite Mamacrowd, mentre prima potevano farlo solo in Italia?

Esatto. Le aziende europee potevano già venire a raccogliere su piattaforme italiane. La differenza ora è che possiamo proporre le nostre imprese anche a investitori stranieri. Questo è sicuramente un fatto positivo. Non sappiamo se le nuove regole saranno sufficienti a generare interesse verso il nostro mercato da parte degli stranieri, ma in termini di normativa la procedura sarà sicuramente più agevole. Allo stesso modo, per gli operatori italiani si apre la possibilità di guardare all’Europa e non solo all’Italia, non soltanto proponendo agli investitori italiani, ma anche a quelli europei. Tuttavia, come azienda digitale, prima di sperimentare vogliamo capire se questo è un cambiamento che effettivamente funziona.

Quali sono gli altri aspetti positivi delle nuove regole europee sul crowdfunding?

Uno di questi è l’apertura a una serie di strumenti finanziari che le società possono emettere. Questo darà più flessibilità alle piattaforme, che possono studiare studiare insieme alle società emittenti soluzioni che rispondano al meglio alle loro esigenze. Non più solo pura equity, ma anche obbligazioni convertibili o strumenti finanziari partecipativi, che vengono già utilizzati nel mondo del venture capital. Prima le piattaforme potevano collocare soltanto azioni e questo era un limite.

La protezione degli investitori

Ci sono cambiamenti riguardo alla protezione degli investitori?

Sono stati decisi una serie di presidi volti alla protezione degli investitori. Alcuni meccanismi sono stati modificati, ma l’obiettivo rimane sempre lo stesso: una buona verifica da parte dei portali della effettiva conoscenza degli investitori di questi strumenti e della loro effettiva capacità patrimoniale e reddituale. Devono essere consapevoli che possono sostenere perdite derivanti dai loro investimenti.

Dunque, è stato modificato il modo in cui si verifica se un investitore è in grado di farsi carico di un investimento?

Esattamente. Prima era una profilazione MIFID, adesso la profilazione ha lo scopo di capire se l’investitore può essere considerato ‘sofisticato’ o ‘non sofisticato’. In base a questo, si decide la possibilità di accesso ad alcuni strumenti e non ad altri, o si limita la capacità di fare investimenti in termini di ammontare degli importi. C’è anche un altro aspetto positivo che non abbiamo menzionato: non ci sarà più la necessità che le offerte, per poter essere validate, debbano essere coperte almeno per il 5% da investitori professionali. Questo era in alcuni casi una limitazione, rendeva il processo più macchinoso e faticoso. Ora è stato eliminato, quindi le autorità hanno deciso che è sufficiente che sia il mercato nel suo insieme a validare le offerte.

L’abbassamento del limite di raccolta: l’aspetto più critico

Aspetti critici del Regolamento?

Forse il meno positivo è il ritorno a un limite massimo di raccolta per anno per ogni emittente, che in Italia era di 8 milioni di euro mentre il Regolamento europeo lo riporta a 5 milioni. Si tratta di un abbassamento della soglia che potenzialmente limita le possibilità delle aziende. Auspichiamo che le autorità europee facciano passi in avanti, estendendo questo limite e riportandolo quantomeno agli 8 milioni che avevamo già in Italia.

Perché l’Unione Europea ha deciso di abbassare il limite degli investimenti?

Non mi è dato di conoscere questi aspetti. Posso immaginare che abbiano cercato di armonizzare le cifre stabilite dalle normative locali. Ad esempio, il limite di 5 milioni è uno spartiacque per gli obblighi relativi al prospetto informativo nelle offerte al pubblico da parte delle aziende. Probabilmente hanno tenuto conto anche delle normative che riguardano la finanza e gli strumenti finanziari.

Il Regolamento UE e l’aumento della concorrenza

Temete la concorrenza, ora che il Regolamento riduce le barriere all’ingresso?

No. Abbiamo costruito negli anni una presenza molto forte su questo mercato e crediamo di avere le risorse necessarie per fronteggiare i competitor. Anzi, io vedo più opportunità.

In Italia ci sono tanti portali di crowdfunding che non hanno mai fatto una singola operazione. Secondo lei, con il nuovo Regolamento, sopravviveranno? E quanti altri ne spunteranno fuori?

Mi aspetto che, a valle delle autorizzazioni, lo scenario in Italia in termini di operatori attivi e operatori che non saranno più attivi si modificherà. Non ho contezza di quali operatori di quelli già presenti abbiano fatto domanda, quindi non so se ce ne saranno di nuovi, o se alcuni di quelli già presenti non abbiano fatto domanda e pensino di non portare avanti le loro operazioni, ma credo che ci sarà un po’ di rimescolamento in termini di numero di operatori sul mercato.

I risultati di Mamacrowd sono stati decisamente positivi. Come avete fatto a crescere in un contesto di crisi sociale e incertezza economica?

Direi che è un insieme di fattori. Prima di tutto, il frutto di un impegno di diversi anni che ci ha permesso di far crescere la nostra base utenti, che oggi arriva a 100.000 iscritti. Inoltre, la nostra partnership con Azimut ci aiuta nell’attrarre aziende di qualità. Più le aziende hanno la percezione che ci sia una piattaforma capace di portare i capitali che le servono, sia dal crowd che dagli investitori istituzionali, più tendiamo ad essere attrattivi. Il nostro focus è sempre quello di proporre al mercato aziende che reputiamo meritevoli all’attenzione degli investitori.

Ha aiutato l’allargamento della gamma di prodotti offerti?

Direi proprio di sì. Abbiamo iniziato a proporre in maniera più strutturata anche offerte immobiliari, in parallelo alle operazioni sulle startup. Questo sta dando i suoi frutti, come dimostra il fatto che le ultime operazioni hanno raccolto molto velocemente cifre importanti. Crediamo che sia rilevante che gli investitori trovino all’interno di un soggetto unico tutti gli strumenti per coprire le loro necessità.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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