L’ecosistema delle imprese innovative in Italia si fonda su due strumenti distinti ma complementari: la Startup Innovativa e la PMI (Piccola e media impresa) Innovativa. Questi due modelli non rappresentano semplicemente due fasi diverse di crescita aziendale, ma piuttosto due strategie con obiettivi e approcci differenti.
Obiettivi della startup innovativa
La Startup Innovativa, per definizione, è pensata per crescere rapidamente, sfruttando economie di scala e dinamiche di crescita esponenziali, non lineari. La chiave è trovare un business model scalabile, validarlo sul mercato velocemente e raccogliere capitali per accelerarne lo sviluppo. Con l’introduzione dello Scale-Up Act, questa visione è stata ulteriormente rafforzata: la durata dello status di Startup Innovativa è stata ridotta a 3 anni, con possibilità di estensione fino a 5 anni e poi, in alcuni casi, per ulteriori due bienni, purché siano soddisfatti determinati criteri di crescita e sviluppo.
Quando il passaggio da startup a PMI innovativa diventa un’opzione strategica
Quando un’impresa riceve dal mercato il segnale che il proprio prodotto o servizio non ha il potenziale per una crescita rapida ed esponenziale, il passaggio a PMI Innovativa diventa un’opzione strategica da valutare. La PMI Innovativa non nasce con l’ambizione di “scalare” velocemente, ma piuttosto di consolidarsi in un settore con un tasso di innovazione elevato, adottando una crescita più lineare e sostenibile nel tempo.
Le Startup Innovative sono progettate per attrarre investitori disposti a scommettere su un’idea che può crescere esponenzialmente. Il loro obiettivo è conquistare quote di mercato in tempi rapidi, spesso operando in perdita nei primi anni per poi esplodere in valore grazie alla scalabilità del modello di business. Questa struttura implica che la governance diventi sempre più complessa, man mano che nuovi investitori entrano nel capitale della società, ciascuno con il proprio interesse da tutelare.
Le PMI Innovative, invece, si inseriscono in una logica diversa. Non sono necessariamente più strutturate delle startup in termini di governance; anzi, spesso hanno un assetto decisionale più semplice, perché non devono rispondere a un gruppo frammentato di investitori con diverse aspettative di ritorno. L’obiettivo di una PMI Innovativa è quello di creare un business innovativo e sostenibile, con margini più definiti, senza la pressione della crescita esplosiva tipica delle startup.
I requisiti per il passaggio da startup a PMI innovativa
Per passare da Startup Innovativa a PMI Innovativa, l’impresa deve soddisfare tre condizioni fondamentali:
- Essere una PMI ai sensi della normativa UE: meno di 250 dipendenti e fatturato inferiore a 50 milioni di euro.
- Possedere e mantenere almeno due dei seguenti requisiti:
- Investimenti in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 3% del valore della produzione.
- Almeno del personale altamente qualificato (basta 1/5 del personale se dottorandi o dottori i ricerca che diventa 1/3 se con laurea magistrale).
- Titolarità di almeno un brevetto (basta anche una licenza) o titolarità piena di software registrato in SIAE.
- Avere un bilancio certificato da un revisore.
Lo Scale-Up Act ha accorciato i tempi per lo status di Startup Innovativa, ma ha anche reso più chiara la distinzione tra chi può realmente scalare e chi, invece, deve rivedere il proprio modello di crescita. Se dopo 3-5 anni l’azienda non ha raggiunto una crescita esponenziale, può essere più sensato posizionarsi come PMI Innovativa, piuttosto che forzare un percorso di crescita che non riflette la natura del business.
Uno dei principali aspetti da valutare è il regime di agevolazione fiscale, che cambia significativamente tra Startup Innovativa e PMI Innovativa. La detrazione fiscale per gli investitori passa da un massimo (in regime de minimis) del 65% per investimenti in startup innovative nei primi 3 anni di vita al più “modesto” ma pur sempre considerevole 30% per gli investimenti in PMI innovative.
Altra grande differenza è relativa all’accesso al Fondo di Garanzia che per le startup avviene senza valutazione del merito creditizio mentre una PMI potrebbe vedersi esclusa dall’agevolazione se considerata ad alto rischio. Non di poco conto considerando che proprio le PMI, per la loro caratteristica, sono le società che con maggiore probabilità avranno necessità di fare ricorso al capitale di debito in virtù di un minor appeal verso gli investitori VC.
In sintesi, il passaggio comporta un ridimensionamento delle agevolazioni, che deve essere attentamente valutato prima di compiere il salto.
Esiste un momento giusto per passare a PMI innovativa?
Il passaggio da Startup Innovativa a PMI Innovativa non è un obbligo, né una naturale progressione: può essere una scelta strategica che diventa necessaria quando un’impresa non rientra più nei parametri della startup, sia per ragioni normative, sia per un cambiamento del proprio modello di business.
Se alla nascita della società non è stata fatta una scelta chiara tra i due modelli, il passaggio diventa inevitabile quando viene meno uno dei requisiti per essere considerata startup innovativa. Nella pratica, questo accade frequentemente per due motivi:
- Si riduce la quota minima di investimenti in R&D: Una startup innovativa deve destinare almeno il 15% del valore della produzione a ricerca e sviluppo. Talvolta, questa percentuale scende perché l’azienda ha raggiunto una fase più consolidata e la ricerca e sviluppo ha raggiunto un livello di rilevanza inferiore rispetto all’inizio o perché le priorità si spostano su altre voci di spesa. In assenza di uno degli altri requisiti alternativi, il mantenimento dello status di startup non è più possibile;
- Scade il periodo massimo di permanenza che, come abbiamo visto, è stato ridotto dallo Scale-Up Act (salvo il raggiungimento di criteri via via più stringenti di crescita). Raggiunto questo limite, l’azienda deve necessariamente valutare la transizione, indipendentemente dal proprio effettivo tasso di innovatività.
C’è, tuttavia, un terzo motivo spesso sottovalutato, ma che può rivelarsi determinante: quando il business pivot rischia di far perdere lo status di startup innovativa.
Cosa comporta lo Scale-Up Act
Le startup innovative devono avere come oggetto sociale prevalente la produzione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Con l’introduzione dello Scale-Up Act, questa definizione è diventata ancora più stringente, escludendo esplicitamente dal perimetro delle startup tutte le società che svolgono prevalentemente attività di consulenza o di agenzia.
Questo significa che, se un’impresa non riesce a generare metriche solide con la vendita del proprio prodotto innovativo e comincia a offrire in misura prevalente servizi di consulenza per mantenere la sostenibilità economica, rischia di perdere lo status di startup innovativa. Il motivo è semplice: il business model si è spostato dalla creazione di un prodotto scalabile alla fornitura di un servizio meno replicabile, tipico di una PMI.
Non c’è nulla di male in questa scelta, anzi, è spesso una mossa strategica per garantire entrate più stabili nel breve e medio termine. Tuttavia, se il prodotto innovativo non è più il cuore dell’attività, la startup è già, di fatto, diventata una PMI innovativa, ancor prima che lo diventi formalmente.
Se il momento giusto per la transizione dipende dal venir meno di un requisito o da un cambio di modello di business, è fondamentale affrontare il passaggio con consapevolezza, tenendo conto di alcune criticità:
- le startup godono di incentivi molto più generosi, come la detrazione IRPEF del 65% per gli investitori, che nelle PMI si ferma al 30%. Prima di compiere il passo, è necessario valutare l’impatto fiscale complessivo;
- le startup attraggono capitali di venture capital, mentre le PMI, che pur potrebbero rimanere attrattive per alcuni investitori, devono puntare maggiormente su strumenti diversi come credito bancario o finanziamenti pubblici. Un cambio di status può quindi significare un cambio di strategia di fundraising;
- se la startup ha accolto numerosi investitori, la gestione può essere diventata più complessa di quanto lo sarebbe in una PMI. Il passaggio fatto in maniera non strategica o tardiva può comportare lo svantaggio di dover gestire una PMI con una struttura decisionale e gestoria pachidermica.
- il focus strategico si sposta dalla scalabilità alla sostenibilità. È importante avere chiara la nuova direzione e i suoi impatti a lungo termine, anche nell’ottica dell’impostazione dei cosiddetti adeguati assetti organizzativi.
- Inoltre, occorre considerare qualche costo in più, ad esempio per la necessità di revisione del bilancio d’esercizio.
Passare da Startup Innovativa a PMI Innovativa non significa fallire nella scalabilità, ma riconoscere che non tutti i modelli di business sono destinati a crescere esponenzialmente. A volte, il mercato dice chiaramente che un prodotto innovativo ha valore, ma non abbastanza per esplodere in crescita. In quel caso, meglio costruire un business sostenibile piuttosto che inseguire all’infinito una scalabilità che non arriverà mai.
Nella mia esperienza di consulente e mentorho sempre rassicurato chi si è trovato nel passaggio da Startup Innovativa a PMI Innovativa: non si tratta né di una “promozione” né di una “retrocessione”, ma una scelta opportuna basata su una visione strategica azzeccata oppure sul feedback reale del mercato. Se la crescita esponenziale non è più un’opzione concreta, ha più senso adottare un modello sostenibile, con meno vincoli e maggiore controllo.
Dopotutto, meglio costruire un’impresa che duri nel tempo, piuttosto che inseguire all’infinito la promessa di una crescita impossibile. Come direbbe un investitore navigato: “quando la crescita esponenziale non è la risposta, meglio cambiare domanda”.