LA GUIDA

Da Industria 4.0 a Industria 5.0: qual è la differenza?

Se la quarta rivoluzione industriale è stata quella dell’internet delle cose e delle aziende data driven, la quinta mette al centro l’uomo. La tecnologia deve essere asservita al benessere e alla produttività del lavoratore, non l’inverso. In sintesi l’Industria 5.0 è umanocentrica e sostenibile

Pubblicato il 10 Ott 2022

Industria 5.0

Se del termine “Industria 4.0” è ormai noto il significato, almeno nell’ambito degli addetti ai lavori, “Industria 5.0” è un concetto ancora da approfondire.

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Alle origini di Industria 5.0 

Il termine compare per la prima volta nel 2015, in un articolo di Michael Rada, pubblicato su LinkedIn, in cui si sostiene un ritorno alla centralità dell’ambiente e delle persone nel processo industriale. Sulla stessa linea appare il concetto di “Society 5.0”, apparso nel 2016 a opera della Keidanren, la più importante federazione imprenditoriale giapponese: una società che cerca di bilanciare lo sviluppo economico con la risoluzione dei problemi socio-ambientali, in cui le tecnologie vengono usate non solo per profitto, ma per migliorare la qualità della vita di ogni cittadino. Ed eccoci al 2018, quando Esben H. Østergaard, co-inventore dei cobot UR, sostiene che l’industria 5.0 è “il ritorno del tocco umano nella produzione”. L’industria 4.0, infatti, rischia di sprecare la creatività, il problem solving e la capacità critica proprie dell’essere umano per lavori da robot, mancando così l’opportunità di realizzare la personalizzazione di massa. Non è più il framework adatto per raggiungere gli obiettivi che l’Ue si è preposta per il 2030.

Che cos’è l’Industria 4.0 e perché è importante saperla affrontare

Infine, nel 2021 la Commissione Europea produce un “Rapporto su Industria 5.0”, che si inserisce nell’ambito delle principali iniziative politiche su industria e tecnologia, come la proposta di regolamento sull’intelligenza artificiale e il Green Deal.

Tavola rotonda sull’Industria 5.0

Il 27 aprile 2022 si è tenuta una tavola rotonda sull’Industria 5.0 che ha riunito i leader industriali delle principali aziende e PMI europee, nonché rappresentanti dei sindacati e di altre parti interessate. I partecipanti hanno discusso di come far progredire l’attuazione dell’Industria 5.0 e di quali sarebbero le condizioni favorevoli alla sua adozione. Si è parlato di finanza, governance, metriche e inclusività.

Le azioni sono delineate nel documento programmatico dell’ESIR “Industria 5.0: una visione trasformativa per Europe – Governing Systemic Transformations towards a Sustainable Industry”. In questo brief, il gruppo di esperti sostiene una profonda trasformazione dell’industria per promuovere la transizione verde e del digital twin in Europa.

Differenza tra Industria 4.0 e Industria 5.0 

Possiamo dire che Industry 4.0 è sinonimo di quarta rivoluzione industriale: dopo la prima rivoluzione dei macchinari a vapore di fine ‘700, la seconda dell’energia elettrica e della chimica con la produzione di massa di fine ‘800, la terza dell’informatica e dell’elettronica con l’automazione dagli anni ’70 del XX secolo, l’industria 4.0 si basa sull’Internet of Things e la comunicazione di dati in tempo reale per una fabbrica ubiqua, fisica e virtuale nello stesso tempo.

Industria 4.0 è quindi un paradigma focalizzato sulle tecnologie abilitanti, su efficienza e produttività.

Industria 5.0, invece, non è tanto una rivoluzione tecnologica quanto culturale: un paradigma focalizzato sulle persone e sull’ambiente, quindi su qualità della vita e sostenibilità al centro del processo di produzione, con il supporto delle tecnologie dell’industria 4.0.

Il confronto

Industry 4.0Industry 5.0
● Incentrata su una maggiore efficienza attraverso la connettività digitale e l’intelligenza artificiale● Tecnologia incentrata sull’emergere di obiettivi cyber-fisici● Allineata con l’ottimizzazione dei modelli di business all’interno delle dinamiche del mercato dei capitali e dei modelli economici esistenti, ovvero in ultima analisi, diretta alla minimizzazione dei costi e alla massimizzazione del profitto per gli azionisti● Nessuna attenzione alle dimensioni progettuali e prestazionali essenziali per la trasformazione sistemica e il disaccoppiamento dell’uso delle risorse e dei materiali dagli impatti ambientali, climatici e sociali negativi per la sostenibilità e la resilienza.
  • Assicura un quadro per l’industria che combini competitività e sostenibilità, consentendo all’industria di realizzare il suo potenziale come uno dei pilastri della trasformazione

● Responsabilizza i lavoratori attraverso l’uso di dispositivi digitali, approvando un approccio alla tecnologia incentrato sull’uomo

● Costruisce percorsi di transizione verso usi ecosostenibili di tecnologia

● Espande il mandato della responsabilità delle società a tutte le loro catene del valore

● Introduce indicatori che mostrano, per ogni ecosistema industriale, i progressi compiuti nel percorso verso il benessere, la resilienza e la sostenibilità complessiva

● Sottolinea l’impatto delle modalità alternative di governance (tecnologica)

Tratto da: “Industry 5.0: A Transformative Vision for Europe”

Quali sono le caratteristiche di Industria 5.0? 

Industria 5.0, così come presentata nel rapporto della Commissione Europea, si caratterizza per umanocentricità, sostenibilità e resilienza. Vediamo cosa sottendono questi termini.

  • Umanocentricità

Significa: prima le persone. L’Industria 5.0 mette gli esseri umani al centro dei processi di produzione; la tecnologia viene utilizzata a servizio della qualità della vita dei cittadini e dei lavoratori, e non viceversa. Ne consegue un approccio più attento a diritti fondamentali come privacy, autonomia, dignità umana. Un’altra conseguenza porta l’azienda a guidare e formare il lavoratore, grazie alla tecnologia, rispetto alle sue necessità, anziché farlo adattare alle esigenze della tecnologia. La domanda di Industria 5.0 allora diventa: cosa la tecnologia può fare per noi?

  • Sostenibilità

L’Industria 5.0 è per sua natura sostenibile. Garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Riutilizza e ricicla le risorse naturali, o comunque ne evita l’esaurimento; ottimizza il consumo energetico e le emissioni, sviluppa processi circolari che riducono l’impatto ambientale delle proprie attività. Una riduzione che può avvenire grazie all’utilizzo di apposite tecnologie per ogni fase del ciclo di vita del prodotto/servizio, a partire dalla simulazione fino all’ottimizzazione della supply chain.

  • Resilienza

L’industria 5.0 è resiliente: ovvero, è capace di reagire ai cambiamenti improvvisi, anche traumatici, senza riportare conseguenze permanenti. È un’industria che ha sviluppato un alto grado di robustezza nella produzione, che garantisce alti livelli di continuità operativa e disaster recovery, che ha una capacità produttiva adattabile e processi commerciali flessibili, in grado di garantire prodotti e servizi anche in caso di eventi straordinari, come pandemie, catastrofi naturali, cambiamenti geopolitici.

Fonte: Commissione Europea

Gli effetti sulle aziende 

Industria 5.0 ricolloca le aziende nella contemporaneità in cui agiscono, le rende co-responsabili del benessere della società e del pianeta, quindi al tempo stesso più attraenti sia per gli investitori, sia per i consumatori.

Le caratteristiche di Industria 5.0 cambiano i modelli di business, favorendo i modelli circolari, aumentando la servitizzazione, stimolando la produzione di massa personalizzata, migliorando l’adattabilità dei processi produttivi.

Nell’industria 5.0, il lavoratore viene considerato un investimento, che consente all’impresa di crescere. Viene quindi formato, responsabilizzato e coinvolto nella progettazione e nell’esecuzione delle nuove tecnologie industriali. Grazie alla tecnologia viene sollevato dai compiti più ripetitivi e pericolosi, svolti dai robot, e stimolato a mettere a frutto le proprie capacità.

L’industria 5.0 utilizza le nuove tecnologie per rendere più sicuri e inclusivi gli ambienti di lavoro, per aiutare i lavoratori a controllare e gestire meglio i rischi di burnout del lavoro digitalizzato, per ridurre l’impatto ambientale. Si assicura che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale non mini la dignità del lavoratore e garantisce la possibilità di ricevere sempre una spiegazione di una decisione algoritmica in caso di violazione.

Infine, l’industria 5.0, per le sue caratteristiche, attira e trattiene meglio i talenti, risultando perciò maggiormente competitiva.

Il collegamento con il Metaverso

In conclusione, come non affrontare il rapporto fra Industria 5.0 e il nuovo Metaverso? Gli esperti intravvedono già alcuni punti di contatto, territori dove le due realtà potranno incontrarsi e offrire dei benefici.

Ad esempio, nella formazione dei dipendenti. Attraverso la metarappresentazione del reale ambiente di lavoro, facendo ricorso alla realtà mista o virtuale, le aziende potranno creare ambienti virtuali che rappresentano fedelmente le reali condizioni in cui dovranno operare le risorse umane. Questo accelera i tempi di formazione e migliora anche la sicurezza delle persone in caso di condizioni ambientali rischiose.

Un discorso simile vale per le macchine: avere la possibilità di attuare una simulazione del comportamento di una macchina attraverso il digital twin, ad esempio, consente alle imprese di velocizzare la messa a punto ed evitare problemi imprevisti alla messa in produzione.

La realtà virtuale può essere utilizzare anche per eseguire gli interventi di manutenzione. Il Metaverso offre la possibilità di operare a distanza senza lo spostamento fisico dell’esperto; come avviene nella chirurgia in remoto, ad esempio.

Altra possibilità viene dal poter collaborare con altri soggetti alla progettazione e produzione, senza subire limiti fisici. Un’azienda manifatturiera, ad esempio, potrà utilizzare servizi di terzi per la progettazione del manufatto per poi produrlo là dove serve tramite la stampa industriale 3D.

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Pierluigi Sandonnini
Pierluigi Sandonnini

Ho una formazione ibrida, tecnologica e umanistica. Nuove tecnologie I&CT e trasformazione digitale sono i miei principali campi di interesse. Ho iniziato a lavorare nella carta stampata, mi sono fatto le ossa al Corriere delle Telecomunicazioni negli anni a cavallo del Duemila. Collaboro con Digital360 dal 2020

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