La cultura digitale è essenziale per le aziende che vogliono restare competitive. Ora più che mai, con l’accelerazione alla digitalizzazione impressa dalla pandemia, le imprese non possono permettersi di restare indietro in materia di Digital Transformation: il personale deve essere in grado di comprendere quanto sta avvenendo nello scenario dell’innovazione, e di utilizzare in modo efficace gli strumenti digitali a disposizione. I dati lo confermano: per lavorare nelle imprese in Italia, dice Unioncamere, le competenze digitali sono richieste per 7 assunti su 10, pari a 3,2 milioni di lavoratori. Eppure, è difficile reperire il 28,9% di questi profili, ovvero circa 940mila posizioni lavorative, per inadeguatezza o ridotto numero di candidati. Il risultato è spesso una carenza di competenze digitali per le piccole e medie imprese.
Su questo fronte è attiva da circa un anno e mezzo 360DigitalSkill, iniziativa del Gruppo Digital360 per lo sviluppo e l’aggiornamento delle competenze e delle attitudini digitali delle persone nelle organizzazioni. “È uno strumento, semplice ma efficace – spiega Angela Malanchini, Senior Manager P4I – in grado di dare valore all’azienda e consentirle di fare progressi nel percorso di digitalizzazione, ma è dedicato anche ai singoli individui, che possono così aggiornare e rafforzare le proprie skills, usufruendo di una forma di apprendimento continuo”.
Come lavora il team di 360DigitalSkill
“360DigitalSkill nasce come conseguenza di progetti che facciamo da 6/7 anni e che riguardano la mappatura delle competenze, coinvolgendo in primis il management e poi tutto il personale all’interno di un’organizzazione” afferma Malanchini. Per prima cosa il team di 360DigitalSkill punta a capire quali sono le competenze specifiche che serviranno all’azienda per diventare davvero digitale. Lo fa “scattando una foto” della situazione contingente attraverso una serie di domande situazionali. “Dai risultati ci rendiamo conto dei punti deboli ma scopriamo anche i digital champion, magari inattesi, ovvero quelle persone che, in ambito aziendale, sono propense più di altre a implementare la trasformazione digitale”.
Come funziona 360DigitalSkill
In passato venivano organizzate “Digital Academy” ad hoc per ogni azienda in base alle specifiche necessità, poi è nata l’idea di 360Digitalskill: una piattaforma con contenuti brevi e ingaggianti in grado di fornire alle persone all’interno delle organizzazioni una conoscenza base dei principali ambiti del digitale. I temi sono molteplici, una quarantina in tutto. Nello specifico i macro-temi sono:
- Digital Soft Skills
- Smart Working
- Impresa 4.0
- Data Culture
- Digital Marketing
- Compliance
- Innovazione in Sanità
Un percorso di micro-learning composto da video-corsi in “pillole” di 3-5 minuti che non richiede impegno eccessivo da parte del dipendente. Complessivamente la fruizione di un intero corso può arrivare a coprire un arco di tempo di 30/40 minuti, che ognuno può distribuirsi come crede, visualizzando i video su qualsiasi dispositivo e in qualunque momento della giornata.
Alle video-pillole vengono affiancati contenuti di approfondimento ricavati dal network di Digital360, che comprende decine di testate editoriali specializzate in innovazione e tecnologie digitali. “Puntiamo sulla qualità dei contenuti: un network di giornalisti da tempo impegnati su queste tematiche, e i nostri esperti e consulenti”.
Chi utilizza la piattaforma ha a disposizione un canale di costante e continuo aggiornamento, utile anche per il reskilling, ovvero lo sviluppo di nuove competenze che possono permettere al lavoratore di ricoprire ruoli nuovi, nel caso quelli vecchi fossero diventati obsoleti con il tempo.
L’importanza dell’interazione
Da alcune settimane 360DigitalSkill ha fatto un ulteriore passo avanti introducendo sessioni live. “Tutte le aziende abbonate hanno la possibilità di collegarsi, fare domande all’esperto che conduce la sessione ed eventualmente confrontarsi tra loro” chiarisce Angela Malanchini, specificando che non si tratta di un webinar, ma appunto di un incontro volto allo scambio e al confronto. Ha una durata di circa un’ora, si tiene sulla piattaforma Teams e per il momento ha cadenza bisettimanale. Un’iniziativa all’insegna dell’interazione. Con lo stesso scopo è stato attivato di recente un Forum tramite il quale le aziende possono sottoporre domande a un esperto e scambiarsi punti di vista e opinioni.
È possibile iscriversi a 360DigitalSkill tramite abbonamento annuale e si possono personalizzare i percorsi in base a vari cluster all’interno dell’azienda. “Non è detto che si voglia attivare tutto per tutti. Aiutiamo le aziende a capire di cosa hanno bisogno e, per esempio, possiamo creare un percorso preferenziale sulla base degli obiettivi specifici di un manager” dice Malanchini.
Dopo la visione dei contenuti, è previsto un test per verificare la comprensione da parte degli utenti. È inoltre scaricabile l’attestato di partecipazione.
L’accelerazione dell’eLearning in pandemia
A causa della pandemia mondiale l’utilizzo di piattaforme FAD (Formazione a distanza), e il mondo dell’eLearning in generale, hanno registrato un inevitabile, significativo incremento. Secondo l’Observatory Barometer 2020 di Cegos, che ha coinvolto 250 persone tra professionisti HR e 1780 dipendenti suddivisi fra Italia, Francia, Germania e Spagna, l’86% degli specialisti HR ha adattato l’offerta formativa aziendale durante il periodo di lockdown, il 46% ha convertito l’iniziale formazione in aula in formazione digitale e il 29% ha istituito nuovi percorsi formativi proprio a seguito dell’emergenza sanitaria. Come conseguenza, il 77% dei dipendenti intervistati (contro il 64% di media europea) ha frequentato un corso di formazione a distanza.
Costretti a chiudere gli uffici e adottare lo smart working, le aziende sono state quasi obbligate a ricorrere alla formazione a distanza. “Anche chi prima non ne voleva sapere ha cominciato a prenderla in considerazione e, tra le varie eLearning platform, ha valutato la nostra” sottolinea la Senior Manager P4I. “Da marzo a maggio 2020, in pieno lockdown, i percorsi più gettonati, com’è facile immaginare, sono stati smart working, comunicazione virtuale, cybersecurity. Tante aziende si sono trovate catapultate in questo mondo e hanno dovuto passare da 0 a 100 in pochissimo tempo. Tuttora alcune hanno qualche indecisione. Alle piccole realtà – ammette Malanchini – facciamo fatica a trasmettere l’importanza della cultura digitale a 360 gradi. Magari ci contattano per corsi specifici come quello sul GDPR, perché è un obbligo di legge. Ma il nostro obiettivo resta sensibilizzarli sul tema. E per farlo giochiamo una carta fondamentale: la qualità e la solidità dei contenuti”.