L'INTERVISTA

Crif: così un big delle informazioni creditizie fa open innovation con startup e aziende

Valeria Racemoli, Open Innovation Engagement & Research Manager di Crif, spiega a EconomyUp come è strutturata l’open innovation all’interno dell’azienda di informazioni creditizie, quali attività sono in corso e quali sono appena decollate

Pubblicato il 23 Mar 2023

Valeria Racemoli di Crif

“Noi di Crif facciamo innovazione da sempre e Boom, il nostro nuovo hub digitale, nasce in continuità con la strategia innovativa”. A parlare è Valeria Racemoli, Open Innovation Engagement & Research Manager dell’azienda internazionale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, analytics, servizi di outsourcing e processing, e soluzioni in ambito digitale per lo sviluppo del business e per l’open banking. “Crif nasce come una normale startup nel 1988, a Bologna, e da allora fa sempre innovazione al suo interno” prosegue Racemoli parlando con EconomyUp. “Negli ultimi anni ha creduto nella collaborazione con soggetti esterni, dalle startup innovative ai centri di ricerca, con l’obiettivo di accelerare crescita, livello tecnologico e competenze”.

La tappa più recente di questo percorso si chiama Boom: un hub inaugurato il 23 febbraio scorso per  promuovere iniziative e percorsi di formazione dedicati a studenti di ogni grado scolastico, professionisti, imprenditori, startupper, executive e corporate. Partito nel 2022 con i primi laboratori e workshop online, con la sede fisica nata sui resti di un fabbricato abbandonato a Osteria Grande, in provincia di Bologna, Boom vuole essere un punto di incontro per soggetti nazionali e internazionali. Un’iniziativa di open innovation, termine con il quale nell’ormai lontano 2003 lo studioso californiano Henry Chesbrough ha voluto indicare quelle attività mirate a cercare idee, soluzioni, prodotti e progetti innovativi al di fuori del perimetro aziendale.

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L’open innovation di Crif

Ma in che modo Crif ha strutturato la propria attività di “innovazione aperta”?

“Dal 2020 – spiega Valeria Racemoli – Crif ha creato un team di open innovation, di cui io sono parte, basato tra Bologna e Vienna, le nostre due sedi. La squadra si occupa di gestire progetti sia rivolti all’interno, per esempio quelli di entrepreneurship, che riguardano la diffusione culturale di pratiche e modelli, sia i percorsi rivolti all’esterno. Tra questi ci sono il venture client e la ricerca di startup e aziende innovative”. L’obiettivo è “innovare con lo sguardo rivolto al futuro”, perché, spiega la manager, quelli realizzati in collaborazione con queste realtà “saranno i futuri servizi di Crif tra 3/5 anni”.

Come funziona il team di open innovation di Crif

Il team di open innovation a Bologna è composto da 4 persone, tra cui Racemoli, mentre la responsabile del team, Natalia Shchelovanova, Global Open Innovation Lead, InnovEcoS di CRIF, lavora a Vienna. “È piccolo – afferma la manager italiana – ma lavoriamo tantissimo con un network di colleghi in tutte le sedi Crif: li chiamiamo angels, sono le nostre sentinelle sul territorio per riuscire a percepire tutta quella innovazione che si sviluppa a livello locale e per facilitare la messa in contatto con realtà innovative locali.  Collaboriamo anche con colleghi di altre aree che dedicano il loro tempo a questa attività”.

I-Tech Innovation, il programma di accelerazione

Tra le iniziative di open innovation di Crif c’è I-Tech Innovation, realizzato con Fondazione Golinelli. Un programma di accelerazione il cui obiettivo è favorire nell’immediato la creazione di una nuova imprenditorialità ad alto contenuto innovativo e tecnologico, investendo su settori strategici a livello nazionale e internazionale, e nel lungo periodo contribuire a colmare il grave ritardo dell’Italia in ambito tecnologico.

Nella seconda edizione del programma, nel 2022, sono stati previsti  investimenti per oltre 1,5 milioni di euro rivolti a startup innovative.  Il progetto si è articolato in 3 Call for Innovation nei settori Life Science & Digital Health, FinTech & InsurTech e AgriTech & FoodTech. A queste si sono affiancate 2 Call for Plug In per due nuove verticali sperimentali: la prima dedicata a Industry 4.0, Big Data processing-HPC & Applied Artificial Intelligence (in partnership con Competence Center Bi-Rex), la seconda a Social Impact (in partnership con Emil Banca e Gruppo BCC ICCREA).

“Alla call hanno risposto circa 200 persone – ricorda Racemoli – e si sono presentate 10 startup, che sono poi state accelerate nei verticali. In questi giorni si è concluso il secondo anno di accelerazione”.

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I-Tech Innovation 2023, la terza edizione della call, partirà dal mese di giugno.

Di rcente sono state presentate le 10 realtà imprenditoriali selezionate dalla seconda edizione di I-Tech Innovation Program.

Dalla Startup Community di CRIF e G-Factor provengono Caboto, azienda che fornisce soluzioni per l’ispezione autonoma di siti industriali non presidiati, e Fagoterapia, realtà biotech che lavora nel campo della ricerca, sviluppo e commercializzazione della terapia basata sui batteriofagi e i loro derivati.

Da Almacube – l’incubatore, acceleratore e innovation hub dell’Università di Bologna e di Confindustria Emilia Area Centro – provengono invece Neurality, azienda specializzata in analisi di immagini e video tramite tecniche di intelligenza artificiale, e SINBIOSYS, azienda che fornisce nanomateriali semiconduttori luminescenti all’avanguardia impiegabili in un’ampia varietà di contesti, tra cui la ricerca di laboratorio, la diagnostica e il tracciamento dei materiali.

Le due startup del settore insurtech/fintech sono Notarify e Mopso. Notarify è uno dei principali fornitori internazionali di servizi Blockchain, con una rete di migliaia di clienti e presente in diversi Paesi, specializzata nella notarizzazione in Blockchain e nella gestione di dati, documenti e firme. Mopso vuole agevolare clienti bancari e finanziari rendendo la conformità normativa meno gravosa e più efficace e, allo stesso tempo, combattere il riciclaggio di denaro e la criminalità finanziaria.

Gli investimenti in startup

Crif esercita strategie di open innovation anche attraverso l’investimento diretto in startup, segnatamente in ambito insurtech e foodtech.

Negli ultimi anni, Crif ha concluso diverse operazioni con startup e fondi: dall’investimento e poi acquisizione di Inventia (Digital Onboarding) nel 2020, seguita da quella della fintech Strands, al successivo investimento nel marketplace per la gestione dei patrimoni We Wealth. C’è stato poi l’ingresso nella piattaforma di credit risk scoring Fido, e la prima edizione della call I-Tech Innovation 2021 con Fondazione Golinelli, attraverso la quale ha selezionato 3 startup nel settore fintech/insurtech (Bit&Coffee, CRIPTALIA e Fintastico) e 2 nell’agritech (Biorfarm e Latitudo 40).

“Con FIDO, che sviluppa score di valutazione in ambito anti-frode, ora c’è anche una collaborazione commerciale e di sviluppo congiunto” dice la manager di Crif. “Il tema è collaborare con le startup per unire risorse e conoscenze di diversi settori e per fare crescere le competenze”.

Cosa cerca Crif dalle startup

“Siamo un’azienda tecnologica legata al mondo del credito – conclude Racemoli – e siamo cresciuti molto con l’offerta nel mondo digital, legata alla Psd2. Quindi cerchiamo tutta l’innovazione legata a nuove capacità di analizzare i dati, anche in grandi volumi, intelligenza artificiale, machine learning. Sono temi core che ci accompagnano da sempre e nei quali siamo coinvolti a livello di azienda in generale”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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