Era atteso, anzi attesissimo, ed è arrivato.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge recante interventi a sostegno della competitività dei capitali (cd. DDL Capitali) che ora dovrà percorrere l’iter parlamentare per diventare legge.
Il disegno era chiesto ed auspicato sia dalle imprese sia dagli investitori perché con esso si è inteso promuovere la crescita e la competitività delle imprese italiane, specialmente le pmi, attraverso sostanzialmente due grandi novità, la diffusione dell’azionariato e la semplificazione al ricorso al mercato di capitali.
Il provvedimento arriva dopo il Libro Verde sulla competitività dei mercati finanziari, ovvero un documento voluto dal MEF lo scorso anno a seguito delle audizioni di tutti gli operatori dei mercati finanziari, soprattutto Borsa Italiana e Consob, per tentare di arginare il fenomeno al quale abbiamo assistito negli ultimi anni della fuga di molte società dai mercati regolamentati. E l’obiettivo dichiarato è proprio questo: incentivare la quotazione delle società al fine di sostenere le imprese che puntano a crescere ed aumentare la competitività mediante il ricorso al mercato di capitali.
Oggi in Italia gran parte delle imprese sono diffidenti circa la quotazione in Borsa, poiché spaventati dalla complessità giuridica e dall’ingresso di una pluralità di soci. Perdendo così notevole accesso ai capitali, opportunità di finanziamento, maggiore prestigio, maggiore efficienza operativa imposta dal regime di trasparenza informativa relativa ad obiettivi e risultati aziendali. In poche parole perdendo opportunità significative di crescita e competitività.
Cosa dice il DDL Capitali
Il DDL Capitali infatti, propone rilevanti modifiche alla disciplina societaria attuale e, modificando diverse norme del Testo Unico della Finanza (dlgs 58/1998), del Decreto Legge Crescita 2.0 (DL 179/2012) e del Codice Civile, opera sostanzialmente una rivoluzione nelle operazioni di IPO (Initial Public Offering) ovvero quelle operazioni necessarie quando una azienda decide di collocare le proprie azioni su un mercato regolamentato (in gergo quotarsi in borsa).
È un decreto molto tecnico formato da 4 capi e 22 articoli.
Senza entrare troppo nei tecnicismi giuridici, va detto che sostanzialmente
- semplifica le procedure di ammissione alla fase di negoziazione
- riduce gli oneri a carico delle aziende che vogliono quotarsi
- estende la classificazione di PMI emittenti quote azionarie innalzando la capitalizzazione massima da 500 milioni a un miliardo di euro,
- modifica le regole in tema di responsabilità del collocatore e di offerta fuori sede.
- Modifica la disciplina dele società emittenti strumenti finanziari diffusi.
- Modifica la disciplina delle assemblee delle società quotate, prevedendo che l’intervento e l’esercizio del voto possa avvenire mediante il rappresentante designato, così come modifica l’esercizio del diritto di voto plurimo, che passa da tre voti a 10 voti,
- Modifica le regole del flottante, ovvero le azioni che possono essere emesse da una società quotata e che gli investitori possono commerciare nel mercato secondario.
- Stabilisce misure in favore degli aumenti di capitale (sino al 30 aprile 2025 – data che sicuramente sarà prorogata). Prevede una significativa semplificazione del regime di vigilanza sulle SICAV e sulle SICAF in gestione sterna.
Le principali novità del DDL Capitali
La dematerializzazione delle quote societarie
A proposito di quote tra le novità più importanti, oltre quelle procedurali di semplificazione, c’è il tema della dematerializzazione delle quote. Anche le srl potranno dematerializzare le quote, così come le spa le azioni, e la circolazione delle quote potrà avvenire senza costi.
Gli enti previdenziali diventano investitori istituzionali
È estesa la qualifica di investitore professionale anche agli enti previdenziali privati e privatizzati, e ciò al fine di stimolare gli investimenti anche da parte di investitori istituzionali. Personalmente saluto con favore questa estensione auspicando da tempo il loro coinvolgimento negli investimenti di venture capital anche in startup innovative.
L’introduzione dell’educazione finanziaria a scuola
Nel CAPO III viene introdotta per la prima volta in Italia l’educazione finanziaria, che a partire dal prossimo anno scolastico dovrebbe, d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, entrare a far parte del piano di istruzione scolastica.
Ci si è resi conto sempre di più quanto sia necessaria la formazione in campo finanziario, in particolare riguardo alla finanza personale, al risparmio e all’investimento.
L’approvazione del disegno di legge ha suscitato grande entusiasmo degli economisti e degli investitori, oltre che naturalmente dalla Borsa Italiana. Ma riuscirà, non appena diventerà legge, a produrre davvero gli effetti sperati?
Riuscirà a spingere nuovamente le società verso la Borsa? Produrrà l’effetto di smuovere gli investimenti e convogliare i capitali (DDL CAPITALI APPUNTO) verso le nostre imprese, specialmente le pmi, permettendo loro crescita e competitività?
Lo vedremo, ma certamente la semplificazione delle procedure per la quotazione in Borsa, la circolazione più snella delle quote è cosa buona e, comunque sia, va nella direzione di smuovere e stimolare gli investimenti.
Come auspicato da tutto l’ecosistema innovazione, le Istituzioni hanno finalmente compreso l’importanza per la crescita del Paese delle operazioni di investimento nel capitale delle società, siano esse startup, PMI o società quotate in Borsa.