Evitando di dare eccessivo peso ai tanti “gufi” – come direbbe qualcuno – a proposito delle indiscrezioni trapelate e sul presunto conflitto di interessi, preferisco soffermarmi sull’alto profilo e sulle indubbie qualità manageriali di Diego Piacentini. Mi auguro quindi che il suo contributo all’AgID sia generoso e indipendente, e che faccia una diagnosi completa del malato prima di prescrivere la terapia. A cominciare dall‘individuazione delle cause dei fallimenti e delle mille omissioni di questi anni, per la mancanza di una regia unica e di linee di indirizzo sulla modernizzazione del nostro Paese, finito al 25° posto in Europa nella digital economy.
► Tutto quello che vorreste sapere su Diego Piacentini
Mi aspetto che il Governo raccolga seriamente la sfida di un’Italia veloce ed efficiente dotandosi di tutte le infrastrutture, recependo concretamente tutti i consigli che Piacentini data la sua grande esperienza potrà portare, soprattutto non lasciandolo solo, ma sostenendolo con un team di esperti con un potere di spesa che al momento mi sembra poco rilevante.
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Per favorire l’innovazione, la crescita economica e la competitività non ci sono più alibi: la missione dell’AgID è chiara e deve produrre risultati concreti. Dalle connessioni ad internet veloce (una realtà solo per 1 famiglia su 5 in Italia!) alla semplificazione del Welfare e alla digitalizzazione della Sanità e della Pubblica Amministrazione; dalla diffusione della rete dalla Scuola alle PMI dove solo il 5,1 % delle imprese usa l’e-commerce.
Infine guarderei con molta attenzione al mondo delle “smart city” (dalla smart mobility al futuro delle connected cars) e della sicurezza telematica che devono aiutare tutte le imprese a restare sempre collegate e produrre meglio e con un impatto ambientale più sostenibile. L’innovazione deve dare una spinta verso un pianeta non solo più efficiente, ma anche più equo e giusto.