Il 28° regime rappresenta una svolta significativa per la competitività delle imprese europee, perché introduce un nuovo quadro giuridico opzionale che si affianca ai 27 regimi nazionali esistenti nell’Unione Europea. Questo innovativo sistema punta a semplificare drasticamente le operazioni transfrontaliere per le aziende, in particolare per le startup e le scaleup innovative.
Secondo la proposta della Commissione europea, presentata il 29 gennaio 2025 all’interno della nuova Bussola europea sulla competitività, le imprese che opteranno per questo regime potranno beneficiare di un insieme di regole unificate e semplificate, valide in tutta l’UE.
L’obiettivo dichiarato è quello di “ridurre i costi dei fallimenti, incluso ogni aspetto rilevante delle normative sulle imprese, sull’insolvenza, sul lavoro e sulla tassazione”.
Questo approccio rappresenta una risposta concreta alle sfide evidenziate nel rapporto Draghi sulla competitività europea, risalente a settembre 2024, che sottolineava la necessità di colmare il divario di innovazione, sviluppare una strategia comune di decarbonizzazione e aumentare la sicurezza economica dell’UE.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha evidenziato come attualmente le imprese innovative europee si trovino a confrontarsi con 27 diversi requisiti regolamentari all’interno del mercato unico, una situazione che il 28° regime mira a superare offrendo “un regime semplice e unico, un insieme di regole in tutta l’Unione”.
Questa iniziativa si inserisce in un più ampio pacchetto di misure volte a stimolare l’innovazione e la competitività europea, che include anche il programma di investimento TechEU, finalizzato a colmare il divario finanziario con potenze come gli Stati Uniti e la Cina, e l‘European Research Act, che punta a incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo fino al 3% del PIL europeo.
Come nasce e cosa è il 28° regime
Il 28° regime si riferisce a un concetto in ambito europeo che propone l’introduzione di una normativa unica e facoltativa, parallela alle normative nazionali esistenti nei Paesi membri dell’Unione Europea. L’idea è quella di creare un quadro giuridico alternativo che possa essere adottato dalle imprese e dai consumatori su base volontaria, in modo da facilitare le transazioni transfrontaliere all’interno dell’UE senza dover armonizzare completamente le leggi nazionali.
Il concetto del 28° regime trae ispirazione dal modello statunitense della Delaware C Corporation, una forma societaria che ha contribuito significativamente al successo dell’ecosistema startup americano.
La Delaware C Corp è rinomata per i suoi vantaggi in termini di flessibilità fiscale, legale e di governance, che la rendono particolarmente attraente per startup e investitori. Analogamente, l’EU Inc – come viene informalmente chiamata la potenziale nuova entità europea – mira a replicare questi benefici nel contesto del mercato unico europeo.
L’idea di fondo è creare una struttura aziendale paneuropea standardizzata che possa operare senza ostacoli in tutti i 27 Stati membri.
Secondo i promotori dell’iniziativa EU Inc, tra cui figure di spicco come Andreas Klinger, questo nuovo regime potrebbe “standardizzare i processi di investimento per consentire autentici investimenti paneuropei, istituire un programma unificato di stock option per i dipendenti, semplificare le operazioni transfrontaliere e digitalizzare completamente il processo di costituzione”.
L’obiettivo ambizioso è quello di rendere l’Europa “la sede delle aziende più preziose e innovative del mondo e una calamita per i migliori talenti nella robotica, nella tecnologia climatica, nell’intelligenza artificiale, nella produzione e oltre”.
Cosa cambia per startup e scaleup europee
Questo approccio potrebbe potenzialmente risolvere molti dei problemi che attualmente affliggono le startup europee, come la complessità di operare in diversi regimi normativi nazionali e la difficoltà di attrarre investimenti su scala continentale.
Come ha sottolineato Klinger, molte startup europee finiscono per costituirsi come società britanniche proprio per evitare le complessità normative di paesi come Francia o Germania. Il 28° regime, se implementato efficacemente, potrebbe eliminare questa necessità, creando un terreno di gioco uniforme per tutte le startup europee.
Operare sotto un unico quadro giuridico nell’UE semplificherebbe l’assunzione di personale, l’accesso a finanziamenti e l’espansione in nuovi mercati.
Un programma unificato di stock option renderebbe le startup più competitive nel trattenere talenti.
La standardizzazione degli investimenti potrebbe facilitare l’afflusso di capitale, colmando il gap con gli Stati Uniti.
Digitalizzare la costituzione delle aziende ridurrebbe le barriere per nuovi imprenditori, aumentando la nascita di startup.
Le scaleup avrebbero un percorso di crescita paneuropeo più chiaro, migliorando la competitività globale. Questi cambiamenti potrebbero rendere l’ecosistema dell’innovazione europeo più dinamico e competitivo.
Tuttavia, sarà essenziale monitorare l’implementazione del regime per garantire equilibrio tra flessibilità e protezione per imprese e consumatori, evitando disparità tra aziende.
L’innovazione al centro: le proposte di Letta e Draghi per il 28° regime
Le proposte di Enrico Letta e Mario Draghi hanno giocato un ruolo cruciale nel portare il concetto del 28° regime al centro del dibattito sulla competitività europea. Nel suo report “Much More than a Market“, Letta ha enfatizzato come il 28° regime potrebbe rappresentare “un vero e proprio cambiamento per le PMI, consentendo loro di sfruttare finalmente tutto il potenziale del mercato unico”.
Secondo Letta, questo approccio “affronterebbe e supererebbe direttamente l’attuale mosaico di normative nazionali, agendo come strumento chiave per sbloccare il pieno potenziale della libera circolazione all’interno dell’UE”.
D’altra parte, Mario Draghi, nel suo rapporto sulla competitività europea, ha proposto l’utilizzo del 28° regime come strumento per accelerare la decarbonizzazione e l’innovazione. Draghi ha suggerito che questo regime potrebbe essere particolarmente utile in settori come le reti energetiche, dove attualmente i progetti sono spesso bloccati da lunghe procedure di autorizzazione e dalla difficoltà di mobilitare finanziamenti adeguati.
Secondo Draghi, “questo regime dovrebbe ridurre la durata delle procedure nazionali e integrarle in un unico processo, evitando che i progetti siano bloccati da singoli interessi nazionali”.
Inoltre, Draghi ha proposto che, se l’UE non fosse in grado di istituire un regime speciale per le imprese innovative attraverso le procedure ordinarie, si potrebbe esplorare “nell’ambito di una cooperazione rafforzata da parte degli Stati membri disposti a collaborare, un 28° regolamento volontario sulle imprese che armonizzi la legislazione in materia di diritto societario e di insolvenza, nonché alcuni aspetti chiave del diritto del lavoro e della fiscalità”.
Quali novità nella Bussola europea sulla competitività
La Bussola europea sulla competitività, presentata dalla Commissione UE il 29 gennaio 2024, rappresenta un tentativo concreto di tradurre in azione le raccomandazioni del rapporto Draghi.
Oltre all’introduzione del 28° regime, la Bussola propone una serie di iniziative mirate a rafforzare la competitività europea su più fronti.
Tra queste, spicca il programma di investimento TechEU, che mira a colmare il divario finanziario con altre potenze economiche e a rafforzare la capacità industriale dell’Europa in settori strategici come l’intelligenza artificiale, le tecnologie pulite, le materie prime critiche, l’accumulo di energia, l’informatica quantistica, i semiconduttori, le scienze della vita e la neurotecnologia.
La Commissione ha inoltre proposto l’European Research Act, con l’obiettivo di incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo fino al 3% del PIL europeo.
Un’altra iniziativa chiave è la strategia “Apply AI“, che mira a integrare l’intelligenza artificiale nei settori in cui l’Europa è tradizionalmente forte, come la produzione, l’automotive, l’energia, la robotica, la farmaceutica e l’aeronautica. Questa strategia risponde alla constatazione che attualmente solo il 13% delle aziende UE adotta tecnologie di IA.
Sul fronte della decarbonizzazione, la Bussola introduce “The Compass“, un approccio che mira a identificare i cambiamenti politici necessari per accelerare la transizione verde e sviluppare nuovi modi di lavorare insieme per aumentare la velocità e la qualità del processo decisionale.
Sono previsti anche piani specifici come l’Affordable Energy Action Plan, per abbassare i prezzi dell’energia, e l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act, per estendere i permessi ai settori in transizione. Infine, la Bussola affronta il tema della sicurezza economica, proponendo nuove partnership per il commercio e gli investimenti puliti e una revisione delle norme sugli appalti pubblici per introdurre una preferenza europea nei settori critici.
Queste misure, nel loro insieme, mirano a creare un ecosistema europeo più competitivo, innovativo e resiliente, in linea con le raccomandazioni del rapporto Draghi.