Società "calde"

Cos’è Softcard, perché Google la vuole e Apple la teme

BigG sarebbe pronta ad acquisire la società di pagamenti mobili per 50 milioni di dollari. Motivi: appropriarsi dei brevetti che tornerebbero utili al suo Google Wallet, sfruttare il vasto network di telco e retailer in dote alla società e sfidare la Mela, già attiva in questo mercato con Apple Pay

Pubblicato il 20 Gen 2015

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È corteggiata da Google e temuta da Apple: si chiama Softcard, è un’azienda specializzata in pagamenti mobili e BigG, company nota per lo shopping sfrenato che sta conducendo da anni nei più disparati settori tecnologici, l’avrebbe puntata, decidendo di investirvi una somma notevole: 50 milioni di dollari. I motivi? Appropriarsi di brevetti che andrebbero a rinforzare il suo Google Wallet, approfittare delle vaste relazioni già intrecciate da SoftCard con telco e retailer per penetrare meglio il mercato e andare all’attacco del competitor Apple, che ha già il suo Apple Pay. Lo scenario è quello di un mercato dei pagamenti mobili in forte ascesa: secondo le stime, dai 12,8 miliardi di dollari giro d’affari nel 2012, arriverà a toccare i 90 miliardi entro il 2017.

La notizia è stata anticipata dal Wall Street Journal, secondo il quale Google in queste ore sarebbe al lavoro sui dettagli della trattativa per acquisire la company attiva nel mercato dei pagamenti mobile Nfc (Near field communication), cioè quel sistema che permette di usare direttamente lo smartphone per pagare il conto. La procedura è semplice: si scarica l’applicazione sul proprio smartphone, si aggiunge un’opzione di pagamento (carta di credito o prelievo sul conto corrente) e si attiva il pagamento.

In sostanza la Near Field Communication è una tecnologia a radiofrequenza che abilita uno scambio veloce e sicuro di informazioni tra due dispositivi che si trovano a una breve distanza l’uno dall’altro, per esempio in un raggio di pochi centimetri. Può essere usate per pagare il biglietto di ingresso a un museo, comprare il biglietto della metropolitana, pagare l’importo di un parcheggio direttamente da smartphone, fare shopping pagando gli acquisti in un negozio con il proprio cellulare, sincronizzare rubriche o scambiare biglietti da visita tra due telefonini senza inviarsi sms.

Il sistema Softcard è attualmente utilizzato in 200 mila punti vendita statunitensi ed è disponibile per gli smartphone che utilizzano sistema operativo Android e Windows Phone. Sullo stesso mercato è già sbarcato Apple, in contemporanea con l’uscita dell’iPhone6, con il servizio Apple Pay.

Fonti citate dal Wall Street Journal riferiscono della volontà dei fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, di “sfidare la compagnia di Cupertino sul suo stesso terreno”, ma per ora dalla società non è arrivata alcuna conferma ufficiale.

A Softcard, posseduta da At&t, Verizon Wireless e T-Mobile Usa, era interessata anche PayPal (Ebay), ma Softcard sembra più propensa per Google e per il suo sistema operativo che gira sui telefoni distribuiti dai carrier Usa.

Ma perché BigG la desiddera così intensamente? Tutto sommato Google ha già Google Wallet, che svolge le stesse funzioni. Secondo la rivista specializzata statunitense PC tutto ruota intorno alla questione brevetti. La company di Mountain View sarebbe “interessata ai brevetti relativi ai pagamenti mobile, ma anche ai rapporti di Softcard con gli operatori di telefonia mobile che l’hanno fondata, costituendola in joint-venture nel 2010, e alle relazioni tuttora esistenti con i venditori al dettaglio che la sostengono”.

Secondo un analista di Seeking Alpha, servizio di contenuti in crowdsourcing per i mercati finanziari, “Softcard potrebbe aiutare Google Wallet a competere in modo migliore con Apple Pay. Google Wallet – si legge nel sito – non ha ancora ingranato perché non è riuscito a conquistare ampio supporto da retailer, banche, telco e fornitori di carte di credito”.

A sua volta, nonostante la notevole diffusione, Softcard non ha ottenuto il successo sperato, tanto da costringere la società a optare per un piano di riduzione del personale, che ha portato al licenziamento di 60 dipendenti. Decisione dettata anche dalle perdite registrate nel bilancio: circa 15 milioni di dollari al mese.

Eppure il settore è in fermento. Dopo il debutto di Apple Pay, il mercato dei pagamenti mobile sta crescendo oltre ogni previsione: dai 12,8 miliardi di dollari del 2012 si raggiungeranno i 90 miliardi del 2017, il 48% in più rispetto al 2012. Gli analisti hanno dichiarato che dal 2019 i pagamenti tramite cellulare aumenteranno a 142 miliardi di dollari.

Anche PayPal, la società dei pagamenti di eBay che si appresta ad essere separata dal portale dello shopping online, avrebbe espresso interessamento per l’oggetto del desiderio di Google. Ma a favore del motore di ricerca andrebbe la predilezione degli azionisti di Softacard, motivata dal fatto che tutti distribuiscono smartphone che montano il sistema Android, sviluppato proprio da Mountain View.

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