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Corporate Venture Builder: come funziona, chi lo fa, i case studies

Il Corporate venture builder riflette il concetto di spin-off di imprese, per formare una nuova società che trasforma un’idea imprenditoriale sviluppata all’interno dei confini aziendali in un’impresa autonoma. Ecco le caratteristiche e alcune testimonianze di chi lo sta mettendo in pratica in azienda

Pubblicato il 15 Dic 2023

Corporate venture builder

Il fenomeno dell’Open Innovation ha dato vita a molte forme di creazione di valore ed ha in particolare stimolato il Corporate Venturing, cioè la creazione di meccanismi aziendali progettati per accelerare l’innovazione e di nuove imprese che hanno origine all’interno o all’esterno dei confini di un’azienda (Sharma & Chrisman, 2007).

Cos’è il Corporate Venturing

Il Corporate Venturing (CV) ha subìto evoluzioni rapide negli ultimi anni con una crescente eterogeneità di modelli in modalità sia inbound sia outbound, ad esempio hackathon, contest interni, acceleratori e incubatori aziendali, corporate venture capital di rischio e partnership con startup (Gutmann, 2018).

Il Corporate Venturing è uno strumento strategico per consentire alle aziende di creare, catturare e fornire innovazione in modo costante, efficiente e ripetibile. È una risorsa rilevante anche per l’economia del Paese nel suo complesso perché può contribuire, attraverso le risorse delle grandi e medie aziende, a sostenere la nuova imprenditoria – quella dell’ecosistema startup – ancora indietro nello sviluppo e consolidamento in Italia, se confrontata con altri Paesi. È uno stimolo positivo alla cultura imprenditoriale che può rinvigorire la capacità innovativa delle aziende più strutturate, può inoltre agevolare il technology transfer.

Dalle ricerche dell’Osservatorio Startup Thinking, che lavora quest’anno con 44 corporate, emerge come il Corporate Venturing sia sempre più diffuso e in particolare spicca il crescente interesse per due paradigmi: il Platform Business Model che approfondiremo in un prossimo articolo; il Corporate Venture Building (CVB), fenomeno inesistente cinque anni fa ed ora di interesse per il 24% delle grandi imprese (con più di 250 dipendenti). Del fenomeno abbiamo discusso durante il Convegno del 30 novembre u.s. con i partner dell’Osservatorio Eniverse Ventures, Mooney e WDA.

Il convegno sul Corporate venture builder

Corporate Venturing: il caso Mooney

“Mooney – dice – Yuri Barbuti, Strategic Development & M&A Manager di Mooney – ha una solida esperienza di Corporate Venturing. La nostra strategia di sviluppo ha visto negli anni il lancio di prodotti e servizi innovativi come la Carta Mooney e EasyCassa, ma anche opportunità di crescita in mercati adiacenti come la mobilità, con l’app MooneyGo che include il nuovo servizio di telepedaggio. La creazione del team di “Venture & Innovation” va nella direzione di consolidamento della cultura di open innovation nella nostra azienda con l’obiettivo di individuare aree di ulteriore crescita e sviluppare soluzioni a servizio del business”.

Cos’è il Corporate Venture Builder

Possiamo definire i Corporate Venture Builder come produttori, fabbriche di aziende, creatori di nuove iniziative imprenditoriali sulla base di un processo sistematico (Szigeti, 2017). Il Corporate Venture Builder riflette il concetto di spin-off di imprese, per formare una nuova società che trasforma un’idea imprenditoriale sviluppata all’interno dei confini aziendali in un’impresa autonoma (Gutmann, 2018-2019). Si tratta di un modello ispirato al recente fenomeno degli Startup Studio. I Corporate Venture Builder utilizzano e sfruttano le risorse dell’impresa, che le startup non hanno, quindi risorse economiche, asset industriali, competenze ed esperienze, network e mercati (Scheuplein & Kahn, 2017). Questo consente di migliorare la velocità ed efficienza nello scaling-up e anche di standardizzare i processi rispetto ad altre soluzioni di venturing in cui è meno forte l’ownership, come acceleratori o incubatori (Köhler & Baumann, 2016). Questi sforzi di venturing possono portare alla formazione di nuove unità che possono essere enti esterni, nuove aziende o startup, o nuove Business Unit dell’impresa.

Le caratteristiche del CVB sono molto interessanti perché permettono alle imprese di sviluppare un’esperienza di innovazione imprenditoriale completa che spesso valorizza le risorse anche nascoste o inutilizzate (idle asset).

Corporate Venture Builder, il caso Eniverse Ventures

Eniverse Ventures – spiega Gianvito Tumbarello, Venture Strategy & Development Manager di Eniverse Ventures – ha come obiettivo quello di valorizzare le tecnologie proprietarie e le competenze di Eni per creare nuove iniziative di business a supporto della Just Transition. Eniverse rappresenta un nuovo modo di fare impresa. Il punto di partenza è un’attenta e approfondita analisi tecnologica e di mercato. Ad oggi abbiamo già fatto uno screening su oltre 130 tecnologie proprietarie, dalle quali verranno poi identificate quelle a più alto potenziale. Così a marzo 2023 ha preso vita Enivibes, la prima venture nata da un percorso di valorizzazione della tecnologia e-vpms (Eni Vibroacoustic Pipeline Monitoring System)”-

Quali sono quindi le caratteristiche e i valori del Corporate Venture Building su cui le imprese possono scommettere?

  • Maggior ownership e controllo sulla startup (sia in termini di equity che di team) rispetto agli Incubatori e Acceleratori aziendali: l’impresa investe direttamente nell’iniziativa e può successivamente mantenere l’equity, così come il team imprenditoriale è principalmente composto da manager di business, eventualmente affiancati da competenze di servizio esterne (ad esempio lavorando con Startup Studio o Venture Builder).
  • Maggior coinvolgimento operativo rispetto al Corporate Venture Capital perché nel caso CBV l’iniziativa imprenditoriale viene sviluppata direttamente dalle persone dell’organizzazione e secondo criteri, scelte e governance definitive internamente. A differenza dei tradizionali investitori o acceleratori, il Corporate Venture Builder assume un ruolo attivo nella creazione e crescita dell’iniziativa.
  • Valorizzazione degli asset aziendali, è il caso delle Proprietà Intellettuali e dei brevetti sviluppati dalle imprese durante le proprie ricerche ma non utilizzati per soluzioni di business (il fenomeno è molto più diffuso di quanto si pensi!).
  • Valorizzazione delle persone e delle competenze interne: sono i dipendenti stessi dell’impresa a dare vita al team imprenditoriale, in questo modo possono affrontare e vivere una vera esperienza imprenditoriale mettendo a frutto e/o sviluppando competenze e capacità di grande valore per l’impresa e di fenomenale ingaggio per le persone stesse.
  • Definizione di un processo di accelerazione (scale or fail) standardizzato e replicabile che contribuisce a migliorare la capacità, la continuità e l’efficienza di innovazione dell’impresa.
  • Riciclo di risorse esistenti e già sfruttate, competenze, network, esperienze, favorendo il posizionamento dell’impresa nel proprio ecosistema, la diffusione di competenze e cultura, la crescita di valore nel complesso.

Il caso WDA

“Con WDA – conclude Roberto Macina, Managing Partner & Co-Founder, WDA –  siamo partiti nel 2021 quando non si parlava affatto di Startup Studio, un nuovo modello di fare innovazione. Il nostro modello di Venture Builder è partito da originators privati o piccolini (PMI) dai quali sono uscite tre startup (Starcks, Profit Farm e Prime Tutor) che hanno verticali totalmente diversi. Questo perché l’obiettivo di un Venture Builder non è quello di essere verticale sul mercato di riferimento, ma quello di accompagnare chi conosce un mercato in maniera molto profonda. Abbiamo anche affiancato alcune corporate e confermiamo dal nostro punto di vista la crescita del fenomeno del Corporate Venture Builder in Italia.”

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Alessandra Luksch
Alessandra Luksch

Direttore dell'Osservatorio Startup Thinking degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

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