La Corporate Entrepreneurship è un tema attualmente molto discusso, ma una definizione unanimemente riconosciuta non è stata ancora condivisa. Nella letteratura per Corporate Entrepreneurship si intende il processo con cui le imprese si impegnano nella diversificazione, intesa in senso ampio: attraverso l’innovazione, quindi con la creazione e introduzione di nuovi prodotti, processi e sistemi organizzativi, oppure con il rinnovo, intendendo con questo la rivitalizzazione delle attività dell’azienda con nuove capacità o con un uso diverso delle capacità esistenti, e infine mediante il venturing, cioè l’ingresso in nuovi business.
Il punto su cui si sviluppa l’interesse attuale è rappresentato dalla convinzione che i dipendenti possano rappresentare un asset chiave per accelerare il processo di innovazione di un’azienda consolidata. La Corporate Entrepreneurship diventa quindi un approccio interessante che può fare leva sulle competenze imprenditoriali dei dipendenti – chiamati in questo caso Intrapreneur, ovvero imprenditori che agiscono all’interno dell’organizzazione aziendale – con l’obiettivo di entrare in nuovi mercati o lanciare nuovi prodotti e servizi, addirittura fino all’apertura di vere e propri spin-off. Nelle imprese è infatti spesso nascosto un potenziale imprenditoriale, inibito dai modelli organizzativi e di governance tradizionali, che può invece rappresentare un fattore chiave per accelerare i processi di innovazione.
L’Osservatorio Startup Intelligence ha analizzato le scelte di oltre 270 imprese italiane, ottenendo un quadro interessante sulla diffusione delle azioni di Corporate Entrepreneurship in Italia.
Il 55% delle imprese intervistate ha già avviato azioni per favorire l’attitudine imprenditoriale al proprio interno, segno evidente della ricerca urgente, e a volte inconsapevole, di un forte cambiamento nella cultura aziendale.
L’azione più praticata è la Formazione (40% delle imprese), che si presta ad essere implementata facilmente, anche su ampie popolazioni di collaboratori. Ne sono un esempio i Tam Tam Talk, la soluzione adottata da Generali Italia per garantire una formazione aperta a tutti i dipendenti, ispirati ai Ted Talks, che coinvolge un migliaio di dipendenti a ogni evento.
Gli Innovation Lab e le Community interni sono scelti dal 28% delle imprese, come Agos che ha lanciato da più di un anno il suo Innovation Lab o le Community di Siram. Si tratta di attività volte a stimolare la collaborazione all’interno dell’organizzazione, motivando i dipendenti alla creazione e sviluppo di progetti innovativi o alla condivisione di conoscenza e di idee. Solo il 14% utilizza Contest e Hackathon interni con lo scopo di incoraggiare i collaboratori a proporre le proprie idee innovative, strutturati sotto forma di competizione in cui le migliori idee hanno l’opportunità di essere effettivamente sviluppate ed implementate, come ha fatto Edison con l’iniziativa Do It di cui abbiamo parlato su questa rubrica settimana scorsa.
Seguono distanziate azioni più “sul campo” come la Mentorship di startup da parte di dipendenti, con il 7% delle indicazioni. Mettere a diretto contatto i dipendenti con realtà innovative come le startup può rappresentare un’importante opportunità per stimolare lo sviluppo di una cultura imprenditoriale all’interno dell’organizzazione, per questo PoliHub utilizza come mentor anche professionisti che operano in azienda e da poco il Mip-Politecnico di Milano ha avviato un corso sull’imprenditorialità basato su azioni di questo tipo. Infine alcune imprese supportano l’avvio di startup di propri dipendenti, attività tuttavia ancora scarsamente praticate, solo dal 4% delle imprese intervistate. Con questo tipo di azioni, per quanto costose in termini di risorse, le opportunità di business sono potenzialmente concrete, così come la possibilità di un alto livello di motivazione e coinvolgimento dei dipendenti. È il caso di Enel, che ha lanciato la startup Power Gift con propri dipendenti alla guida, di cui abbiamo già raccontato qualche tempo fa.