SHARING MOBILITY

Coronavirus e nuova mobilità, gli ingredienti per un piano strategico post-Covid

Il contesto attuale, contraddistinto da livelli di incertezza ancora molto elevati, porterà a uno scenario in cui il modo di spostarsi cambierà irreversibilmente: sale la sharing mobility, scende il trasporto pubblico, si prospettano partnership pubblico-privato. Serve un piano per la mobilità in tempi di coronavirus

Pubblicato il 30 Giu 2020

scooter sharing bike sharing

Una mobilità più sicura e flessibile: è questo quello che gli italiani vorrebbero dopo la diffusione del nuovo coronavirus. Il Covid-19 sta infatti ridisegnando il contesto sociale ed economico con impatti inevitabili sugli attori coinvolti nell’ecosistema mobilità: il settore automotive, ad esempio, prevede un calo delle immatricolazioni auto del 37% rispetto al 2019, come emerso dallo studio di DeloitteFrom Now On: Mobility Boost, si apre una nuova fase”, mentre il 42% dei lavoratori italiani afferma di aver subìto perdite di reddito sostanziali e il trasporto pubblico prevede entro fine anno perdite per 1,5 miliardi di euro.

Verso una “mobilità dolce” post coronavirus

Non si tratta tuttavia di una crisi solo di natura economica: il Covid-19 cambia il modo di vedere la nuova mobilità da parte di clienti, operatori e istituzioni, con i primi sempre più attenti a tematiche di sicurezza (es. distanziamento sociale) e alla ricerca di soluzioni flessibili (es. noleggio con formula «pay-as-you-go»). In questo contesto, secondo un’analisi compiuta dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, dopo la pandemia gli italiani non immaginano più di tornare al modo di spostarsi e viaggiare di prima. Pedonalità, biciclette, scooter sharing, bike sharing, car sharing, monopattini saranno i nuovi protagonisti delle città italiane: una piccola rivoluzione di cui istituzioni e aziende dovranno tenere conto per ridisegnare la mobilità del futuro. Si tratta di un’evoluzione verso forme di mobilità “dolce”, che richiede investimenti nell’ambito della definizione di un piano strategico della nuova mobilità che si traduca nell’attivazione di progettualità concrete e adatte ai diversi contesti di città. Per la loro messa in atto è necessaria l’integrazione sistematica di competenze private e pubbliche, che garantiscano il rilancio dei diversi modelli di mobilità e la tutela dell’interesse pubblico.

Mobilità e coronavirus: la sicurezza prima di tutto

Secondo l’indagine realizzata dall’Osservatorio, un sondaggio che ha coinvolto 12.688 cittadini di Roma, Milano, Torino, Bologna, Cagliari e Palermo, il bisogno di sicurezza è schizzato al primo posto tra le priorità dei viaggiatori e dei pendolari urbani. Secondo quanto emerge dalla survey, al momento di esprimere su una scala di valori da 1 a 5 la sicurezza percepita delle diverse modalità di trasporto, il campione intervistato durante il lockdown, premiava i mezzi in sharing (3,3 il bikesharing e 2,6 il carsharing), mentre all’ultimo posto figura il trasporto pubblico (1,8).

Sharing mobility in ascesa e trasporto pubblico in declino

Mentre, spaventati dal Covid-19, i cittadini hanno cominciato ad evitare autobus, metropolitana e tram (tant’è che il trasporto pubblico prevede entro fine anno perdite per 1,5 miliardi di euro), uno dei primi effetti evidenti della pandemia è stato l’ascesa di biciclette e monopattini, come dimostrano l’incremento del +335% del Traffico ciclabile a Torino durante la Fase 2 e i +15k monopattini elettrici e bici in sharing previsti a Milano e Roma nel 2020. Usati come alternativa ai mezzi pubblici soprattutto nelle grandi città, i servizi di bikesharing e monopattini in sharing sono già tornati quasi ai livelli pre Covid-19. Più lenta, invece, la ripresa del carsharing: nella percezione degli utenti, infatti, la condivisione di uno spazio chiuso risulterebbe meno sicura.

La partnership pubblico-privato per ripensare la mobilità

Contraddistinto da livelli di incertezza ancora molto elevati, il contesto attuale porterà a uno scenario nuovo in cui il modo di spostarsi cambierà irreversibilmente. Regolatori pubblici e aziende che forniscono servizi per la mobilità dovranno ripensare insieme la mobilità, tenendo in conto la nuova sensibilità dei consumatori e la nuova gamma di servizi di sharing mobility, che fino a pochi anni fa non esisteva. Di fronte a questo scenario, è necessario definire un piano in grado di valorizzare le diverse soluzioni possibili quali car sharing, auto connesse, auto elettriche, noleggio a lungo termine, micro-mobilità. Occorre un vero e proprio piano strategico della Nuova Mobilità in grado di rispondere alle nuove esigenze delle aree metropolitane e delle realtà locali – in Italia, infatti, il 77% della popolazione vive in comuni con meno di 100mila abitanti. Questo piano dovrebbe essere articolato su cinque pilastri: sicurezza e distanziamento sociale, modelli di mobilità intermodali, interventi legislativi per regolarizzare nuove forme di mobilità, evoluzione delle infrastrutture e una condivisione dei dati tra pubblico e privato per rendere più efficiente la gestione di domanda e offerta di mobilità. Ma non solo: un nuovo modello di Mobilità è oggi una necessità, da accompagnare con il disegno e l’attivazione di progettualità, attraverso una collaborazione sistematica pubblico-privato.

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Luigi Onorato
Luigi Onorato

Senior partner di Monitor Deloitte

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