EMERGENZA E PRIVACY

Coronavirus, come gli altri Paesi usano i dati dello smartphone contro il contagio

Dal modello Corea del Sud alla creativa Polonia, dove i contagiati devono inviare un selfie. Ecco come nel mondo vengono utilizzati i dati degli smartphone per tracciare i cittadini e monitorare i contatti. In Italia una decisione è attesa nei prossimi giorni

Pubblicato il 24 Mar 2020

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Lo smartphone come strumento per contenere la diffusione del coronavirus. Se ne parla sempre di più e nei prossimi giorni potrebbe arrivare una decisione del Governo su questo argomento. La call “Innova per l’Italia”, lanciata per trovare soluzioni innovative contro il coronavirus, del resto prevede un’area dedicata a proposte che consentono o facilitano il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del Covid-19 “in termini di: tecnologie e strumenti per il monitoraggio, la localizzazione e la gestione dell’emergenza”

Anche l’Italia, secondo Paese più colpito dalla pandemia dopo la Cina e e, tristemente, il primo per numero di decessi, si appresta quindi a seguire l’esempio di molti altri Paesi. Già sono stati utilizzati i dati aggregati per monitorare il livello degli spostamenti nelle aree urbane. Per esempio, il 18 marzo Vodafone ha rilasciato un comunicato stampa in cui dichiarava di “essere già al lavoro per produrre una mappa della Regione Lombardia, in modo da aiutare le autorità a comprendere meglio i movimenti dei cittadini e bloccare la diffusione del Covid-19”. E anche gli altri operatori telefonici hanno messo a disposizione i loro dati, insieme ad applicazioni che sfruttano il Gps dei cellulari. Adesso si tratta di fare un passo in avanti, arrivando al tracciamento e monitoraggio dei singoli individui, con le soluzioni che sono in corso di valutazione in queste ore.

Coronavirus, 10 motivi per cui è giusto farci controllare dallo smartphone

Molti Paesi hanno già deciso di usare lo smartphone come arma contro il coronaviru, ma in modalità diverse e con diverse soluzioni per tutelare la privacy e per evitare che le tecnologie invasive continuino a essere usate anche dopo l’emergenza. Il sito TOP10VPN ha preparato una rassegnat di Paesi che fanno uso di tecnologie di tracciamento per combattere il Covid-19,

Il modello Corea del Sud

La Corea del Sud è il Paese che più sta sfruttando la tecnica del “tracciamento di contatti”, mettendo proprio i processi di data mining al centro del suo piano di contenimento e diventando così un esempio a livello mondiale.. Già dal 6 marzo, quando si contavano circa 6.000 casi e più di 40 decessi, il governo di Seul ha iniziato ad utilizzare un’app ad hoc per controllare che i pazienti sottoposti a quarantena domiciliare rimanessero in casa e non avessero contatti con altri persone. L’applicazione permette anche ai contagiati di mettersi in contatto con personale sanitario per avere assistenza durante l’isolamento.

Il governo sudcoreano ha poi cominciato a usare i dati offerti da telefoni cellulari, carte di credito e circuiti di videocamere per rafforzare sempre più i controlli e contenere la diffusione del virus. Questo, unito ad una quantità incredibile di test (circa 20mila al giorno, eseguiti a tappeto) e alla proverbiale disciplina dei cittadini, permette alla Corea del Sud di mantenere uno dei tassi di mortalità da coronavirus più bassi del mondo. Dall’altro lato della medaglia, però, il Guardian fa notare come le tecniche invasive adottate dalle autorità stiano creando non pochi problemi alla popolazione, rendendo ormai impossibile mantenere una vita privata: il governo, infatti, invia quotidianamente messaggi sms su dispositivi personali e ha messo a disposizione l’elenco degli spostamenti effettuati dai contagiati.

Singapore, un’app ma con il consenso

Poco lontano, anche Singapore si è attrezzato con metodologie digitali volte a bloccare la diffusione del virus sul territorio nazionale. L’Agenzia governativa della Tecnologia e il Ministero della Salute hanno infatti sviluppato un’applicazione per il “tracciamento dei contatti” chiamata TraceTogether, lanciata lo scorso 20 marzo. Secondo il sito Straits Times, l’app sarebbe in grado di identificare utenti che sono stati a meno di due metri di distanza per almeno trenta minuti, sfruttando la tecnologia Bluetooth. Il governo ha però precisato che l’utilizzo dell’app non è obbligatorio e per attivarla è necessario il consenso degli utenti.

Taiwan, la barriera elettronica

In Taiwan, poi, è stata attivata una “barriera elettronica” in grado di controllare se i pazienti quarantenati lasciano la propria abitazione. Il sistema monitora i segnali in arrivo dai cellulari e allerta immediatamente la Polizia e le forze dell’ordine locali in caso di spostamenti non consentiti, o se un utente sotto osservazione spegne il cellulare. Inoltre, gli ufficiali chiamano due volte al giorno tutti i pazienti per assicurarsi che non siano usciti lasciando il cellulare in casa. “L’obiettivo è fare in modo che le persone non corrano in giro, diffondendo il virus” ha detto Jyan Hong-Wei, responsabile del dipartimento di Sicurezza Digitale del Paese.

Iran, un’app per ottenere dati personali

Il 3 marzo scorso, tutti i cittadini iraniani hanno ricevuto sul proprio cellulare personale un messaggio che li invitava a scaricare l’applicazione AC19. “Cari compatrioti, prima di andare in ospedale, installate e utilizzate questo software per sapere se voi o qualche vostro familiare è stato contagiato” prometteva il governo, ma lo scopo era un altro. AC19, infatti, è sfruttata da Teheran per ottenere un’enorme quantità di dati personali — tra cui nomi, indirizzi e location esatta — dai suoi utenti. Secondo Vice, più di 3.5 milioni di utenti hanno scaricato l’applicazione pensando che questa sarebbe stata in grado di diagnosticare il contagio da Covid-19. In realtà, il sistema si limita a fare qualche domanda a risposta chiusa e ad indicare il livello di probabilità di un contagio.

Israele, tracciamento senza autorizzazione

Israele si è spinto ancora più in là: con un pacchetto di misure approvato il 17 marzo, l’agenzia di intelligence governativa Shin Bet non avrà più bisogno di alcuna autorizzazione particolare per tracciare i cellulari dei cittadini che hanno contratto il coronavirus, verificando i loro spostamenti e assicurandosi che seguano le strette regole di confinamento. “Siamo in guerra contro un nemico invisibile: il virus. Metteremo in campo misure fino ad ora utilizzate solo contro i terroristi. Alcune di queste sono invasive e infrangono la privacy degli utenti” ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Tracciamento telefonico, che cosa fa l’Europa

Austria, dati in forma anonima

La compagnia di telecomunicazioni Telekom Austria AG ha dichiarato di condividere con il governo i dati, in forma anonima, relativi ai movimenti dei cittadini. Il sistema è stato sviluppato dal gruppo Invenium ed è solitamente utilizzato per misurare l’affollamento di stadi o luoghi di interesse turistico.

Belgio, tracciamento approvato

Il tracciamento dei cittadini tramite i dati telefonici è stato approvato anche dal Belgio, che ha autorizzato gli operatori privati a condividere informazioni con altre agenzie, al fine di contenere la diffusione dell’epidemia.

Germania, Deutsche Telekom condivide i dati

Sulla stessa linea anche il governo di Berlino: la compagnia Deutsche Telekom ha annunciato che condividerà i dati riguardanti gli spostamenti dei suoi utenti con il Robert-Koch Institute, l’agenzia governativa per il controllo e la prevenzione delle malattie. “Le informazioni permetteranno di controllare gli spostamenti dei cittadini a livello nazionale, regionale e locale” ha detto un portavoce dell’azienda al giornale tedesco Die Welt.

Polonia, un selfie per i contagiati

La Polonia, invece, ha optato per un metodo più creativo: attraverso l’app “Home Quarantine”, gli utenti in isolamento domiciliare sono tenuti a inviare diversi selfie geo-localizzati ogni giorno, per dimostrare il rispetto delle regole di confinamento. Un portavoce del Ministero per i Servizi Digitali ha fatto sapere che i cittadini di ritorno dall’estero hanno due opzioni: “scaricare l’applicazione, o ricevere visite inaspettate da parte della Polizia”.

Gran Bretagna, trattative in corso

Il governo del Regno Unito è in contatto con le principali compagnie telefoniche del Paese, nel tentativo di arrivare presto ad un accordo per la condivisione dei dati e il tracciamento degli utenti.

Stati Uniti, Trump preme su Google&C

In fase di trattativa anche gli Stati Uniti, dove l’amministrazione Trump ha fatto sapere di aver coinvolto Facebook, Google e altre compagnie leader del settore. Mentre Alphabet ha confermato la notizia, il Ceo di Menlo Park Mark Zuckerberg ha invece negato qualsiasi legame con la sua azienda.

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Laura Loguercio
Laura Loguercio

Primo ho studiato Filosofia, poi ho scoperto il mondo del digitale. Scrivo di società, ma con un occhio per l’innovazione.

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