Conio è una startup italiana operante in ambito fintech, fondata nel 2015 da Christian Miccoli, ex General Manager di Ing Direct, e amministratore delegato di Che Banca!, e Vincenzo Di Nicola. Quest’ultimo, dopo aver lavorato come ricercatore alla University of California e aver conseguito un master in informatica a Stanford, ha lavorato per Yahoo e Microsoft e ha fondato la sua startup, GoPago, vendendone la tecnologia ad Amazon, per poi decidere di tornare in Italia e fondare Conio con Miccoli. La startup si pone l’obiettivo di rendere semplice e sicuro per chiunque l’utilizzo delle monete virtuali, e in particolare di Bitcoin, e dare una fisicità alle monete stesse tramite le funzionalità dell’applicazione. Tramite Conio è infatti possibile comprare e vendere Bitcoin, utilizzarli per effettuare pagamenti e conservarli in un luogo sicuro ed accessibile. L’impresa conta attualmente 15 dipendenti, di cui 10 sviluppatori e 5 figure che si occupano di marketing e comunicazione.
In un ecosistema complesso come quello italiano, in cui spesso si fatica a valorizzare e trovare fondi per imprese giovani e innovative, i fondatori di Conio hanno ritenuto sin da subito importante cercare di favorire un processo di innovazione aperta, soprattutto in relazione a collaborazioni con altre startup. “Noi apprezziamo molto poter lavorare con le startup italiane, sosteniamo che esistano molte eccellenze all’interno del nostro panorama, le quali però sono spesso poco conosciute”, afferma l’imprenditore. Nel corso degli anni Conio ha infatti avviato numerose collaborazioni con startup italiane: è il caso di Iubenda, che ha svolto il ruolo di fornitore di servizi relativi alle tematiche del GDPR, o di AdviseOnly, che ha implementato Conio come modalità di pagamento sulla propria piattaforma. L’obiettivo è quello di stimolare la creazione di sistema che segua lo stile diffuso all’interno della Silicon Valley, grazie al quale le startup possano sostenersi vicendevolmente, cercando così di alimentare e supportare l’intero ecosistema.
Le relazioni con aziende tradizionali sono risultate ancora più interessanti. Come ha commentato Di Nicola, “in America le grandi imprese e multinazionali sono maggiormente aperte all’innovazione radicale. In Italia questo accade con maggiore difficoltà, le aziende consolidate sono più restie ad esplorare nuovi territori e tendono a chiudersi a riccio per non esporsi al rischio”. Un’eccezione è rappresentata dal caso di Poste Italiane, che nel 2016 ha deciso di fare un investimento di 3 milioni di euro, entrando al 20% nell’Equity della startup. “Il rapporto con Poste Italiane è stato sin da subito estremamente positivo; l’azienda, nonostante la storia e la dimensione, ha dimostrato di saper guardare al futuro e di essere aperta a sperimentazioni”. Una seconda importante collaborazione è stata avviata con Banca Sella, società italiana di forte tradizione ma caratterizzata da una importante spinta verso l’innovazione.
“Anche in Italia si possono fare cose importanti dal punto di vista tecnologico e valorizzare ciò che di buono siamo in grado di produrre a livello di innovazione. Bisogna sconfiggere la pericolosa mentalità secondo cui è migliore qualsiasi cosa che provenga dall’estero, e riuscire a comprendere come valorizzare il talento di cui è ricco il nostro Paese. Il percorso è sicuramente ancora lungo e per la riscossa sono necessari ulteriori aiuti e collaborazioni, così come accaduto con Poste Italiane e con le altre startup. La strada è chiara e con Conio stiamo provando a percorrerla”, conclude Di Nicola.