La storia

Con il Premio Marzotto creo un’azienda da milioni di euro

Basilio Lenzo, ideatore del wearable light exoskeleton, ha vinto il Premio Marzotto nella sezione Impresa del Futuro, intascando 250mila euro. E, per il 2014, sa già come utilizzare il bottino: mettere sul mercato una realtà che nel giro di due anni possa fatturare da uno a tre milioni di euro

Pubblicato il 30 Dic 2013

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Il team di wearable light exoskeleton: Basilio Lenzo, Alessandro Filippeschi e Fabio Salsedo

“Ho compilato la domanda di partecipazione così, un po’ per gioco, un po’ per scrupolo. Quando mi hanno detto che il totale dei progetti candidati al premio Marzotto era 921 le speranze di arrivare in finale erano minime. Poi è arrivata la finale: sono partito con gli altri due ragazzi del team per Valdagno e, quella sera, ci hanno detto di essere noi stessi e di apparire in maniera più naturale possibile. Così abbiamo lasciato abiti eleganti e cravatta in albergo e ci siamo presentati in tenuta casual. Il risultato? Ci hanno subito etichettato come quelli ‘non vestiti da prima comunione’. Ma, a quanto pare, l’idea è piaciuta”.

Basilio Lenzo, 27 anni, è il vincitore del premio Marzotto nella sezione Premio Impresa del Futuro. Ha intascato 250mila euro e quello che vuole fare con il bottino lo sa bene: “Creare una vera e propria azienda, acquistare le licenze dei prodotti creati, al momento di proprietà della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pensare al sito dell’azienda e mettere sul mercato una realtà che nel giro di due anni possa fatturare da uno a tre milioni di euro”. Il vincitore, insomma, ha le idee chiare. Il suo wearable light exoskeleton, realizzato nello spin off universitario della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, ha conquistato la giuria. E, del resto, le caratteristiche per vincere c’erano tutte: Basilio Lenzo e il suo team hanno creato sistemi robotici per l’interazione fisica con l’uomo, veri e propri esoscheletri da indossare, utilizzabili per il supporto alla movimentazione di materiali e per la deambulazione di soggetti disabili o anziani, con conseguente riduzione in campo industriale dell’incidenza di patologie all’apparato muscolo-scheletrico e, in campo assistenziale, miglioramento del grado di indipendenza dei soggetti interessati. Con ricadute positive sia in ambito sociale che territoriale: se da una parte, infatti, la nuova tecnologia consentirà di migliorare significativamente il grado di indipendenza di vita di anziani e disabili, consentendogli di svolgere in autonomia un notevole numero di attività quotidiane che necessitano di supporto fisico, dall’altra parte questi esoscheletri, integrando componenti di varia natura (meccanica, elettronica, informatica), potranno rappresentare un’importante opportunità di riconversione industriale per molte aziende.

Non meno interessante l’elemento innovativo del dispositivo: “Abbiamo scelto una tecnica di attuazione che utilizza motori elettrici in

Il team di wearable light exoskeleton con i sistemi robotici

combinazione con elementi elastici, diversamente da quanto realizzato finora, consentendo una notevole riduzione del consumo energetico, una drastica semplificazione del controllo del dispositivo, una riduzione degli ingombri e dei pesi delle parti mobili” spiega Lenzo.

Non a caso, dopo la vittoria del premio Marzotto, il team vincitore è stato contattato da diversi ospedali italiani che si contendono il primato dell’utilizzo degli esoscheletri per la riabilitazione; mentre uno dei prototipi è già stato messo in uso in un ospedale svizzero.

E pensare che il futuro di Basilio Lenzo sembrava essere tinto di rosso Ferrari. Perché lui, dopo l’istituto tecnico industriale frequentato a Piombino, si laurea a Pisa in ingegneria meccanica con una tesi sul sistema frenante della Ferrari F 10. “Avevo 23 anni quando sono entrato in quel mondo, e allora era il mio sogno. Dopo la laurea mi aspettava un contratto ma iniziavo ad avere già i primi dubbi su ciò che volevo fare da grande. Così è arrivato il rifiuto, complici un dottorato in robotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e sei mesi passati presso la Columbia University di New York dove mi sono occupato di sviluppo di esoscheletri innovativi. Immaginate la faccia dei miei genitori quando mi hanno visto chiudere la porta della Ferrari… Non ci credeva nessuno”.

E invece quel mix di intuito e follia lo hanno portato lontano.

Con Basilio Lenzo hanno partecipato alla realizzazione del progetto Alessandro Filippeschi, 29 anni e Fabio Salsedo 52 anni, entrambi ingegneri meccanici. I tre vogliono continuare su questa strada: “Prima devo chiudere la parentesi del dottorato – puntualizza Lenzo -. In Italia se provi a fare azienda mentre sei impegnato nel dottorato ti rispondono: ‘Fai già quello, cosa vuoi?’. Poi continuerò con il lavoro sugli esoscheletri. E chissà che nel nostro futuro non ci sia una possibilità all’estero. Del resto il Marzotto è bello, ma è solo il punto di partenza”.

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