Negli Anni ‘90 pochi erano disposti a scommettere che ci fossero mercati per startup e scaleup al di fuori degli Stati Uniti. A cambiare prospettiva è intervenuto il movimento della global entrepreneurship, di cui la businesswoman Linda Rottenberg, autrice di di diversi libri, è da sempre una delle più entusiaste protagoniste. Proprio per sostenere la capacità imprenditoriale ovunque nel mondo Rottenberg ha co-fondato l’organizzazione no-profit Endeavor nel 1997. Il modello si è dimostrato vincente: oggi Endeavor è presente in 42 mercati, inclusa l’Italia.
“In tutto il mondo gli imprenditori usano la tecnologia per risolvere i grandi problemi locali e globali superando gli schemi del passato che non funzionano più. Forse all’inizio si trattava di tentativi di emulare la Silicon Valley, ma adesso queste imprese sono diventate a loro volta dei modelli cui ispirarsi”, afferma Linda Rottenberg, ceo di Endeavor su scala globale, mentre Endeavor Italy vede Pietro Sella nel ruolo di presidente.
“Endeavor nasce dall’idea di colmare il gap tra la Silicon Valley e quei paesi che hanno imprenditori innovativi eccezionali, ma sono penalizzati per mancanza di contatti con chi può guidarli e aiutarli in tutti gli aspetti della crescita”, afferma Rottenberg. Gli esempi di imprenditorialità ambiziosa e premiata dal successo si trovano anche in Italia: basti pensare a Satispay, Bending Spoons o UnoBravo.
Il modello Endeavor: “Selezioniamo imprenditori, non aziende”
L’ambizione di Endeavor è quella di generare un impatto positivo esponenziale sugli ecosistemi, sfruttando il cosiddetto multiplier effect, ovvero la capacità delle imprese più promettenti non solo di crescere nei loro numeri di business, ma di reinvestire nella prossima generazione di sviluppo tecnologico e imprenditoriale.
“Endeavor offre occasioni di incontro con pari e mentor da tutto il mondo, raccolta del capitale, go to market, leadership development”, dichiara il managing director italiano, Marco Rampazzo.
Abbiamo incontrato Rottenberg e Rampazzo nell’ambito dell’International Selection Panel (ISP) che si è tenuto a Roma. L’ISP è l’appuntamento (in media uno al mese, sempre in una città diversa) con cui Endeavor riunisce i suoi membri e seleziona gli imprenditori per i loro progetti di scaleup. Sia Rottenberg che Rampazzo tengono a sottolineare: “Endeavor seleziona imprenditori, non aziende”.
“Ad oggi lavoriamo con realtà come Brex, Mercado Libre, Glovo, Checkout, Satispay, per un totale di più di 2.000 imprenditori tutti altamente selezionati (di cui oltre 50 unicorni)”, ricorda la CEO americana. “Supportiamo gli ‘Endeavor Entrepreneur’ grazie ad un network globale di peer, oltre 4.000 mentor, supporto verticale su formazione, internazionalizzazione e fundraising. Il primo aspetto cui guardiamo è se il candidato ha la visione e gli strumenti per puntare credibilmente a moltiplicare per dieci la crescita della sua impresa con il supporto di Endeavor”.
Il processo dell’ISP è lungo e accurato, spiega Rampazzo. Circa 3.000 aziende inviano la loro candidatura ogni anno e solo il 3% viene selezionato. In un ISP gli uffici dei vari paesi sottopongono il loro candidato al giudizio dei panelist, business leader e imprenditori provenienti da tutto il mondo, che partecipano pro bono: il loro interesse è nella promozione dell’imprenditorialità come modello di crescita. I panelist valutano l’imprenditore, il business, le potenzialità di avere un impatto positivo, il timing e l’inflection point.
Per quel che riguarda l’Italia, “l’imprenditore passa attraverso una prima fase di interview da parte del team di Endeavor Italy e dei mentor”, spiega Rampazzo. “Se ritenuto idoneo, passa al Local Selection Panel, in cui è intervistato e scrutinato dai Board Member di Endeavor Italy, che scelgono se portarlo o no alla fase successiva, l’ISP”.
L’International Selection Panel a Roma: 26 nuovi Endeavor Entrepreneur
All’appuntamento di Roma sono arrivati 100 partecipanti da 16 paesi. Sono stati selezionati 26 nuovi imprenditori, tra cui il candidato italiano, Fabrizio Martini, co-founder e ceo di Electra Vehicles. Fabrizio Martini è da ora un Endeavor Entrepreneur e sarà sostenuto dalla rete internazionale di Endeavor per continuare a crescere. Electra Vehicles sviluppa software basato sull’Intelligenza artificiale per migliorare la durata della batteria, l’autonomia e la sicurezza delle auto.
L’ISP punta a creare relazioni facendo leva sull’estesa rete di Endeavor. Così è avvenuto che nel Giorno 1 (Orientation Day) dell’ISP di Roma i candidati di Irlanda ed Egitto si siano ritrovati a scambiare idee sul futuro dell’health-tech, mentre un mentore spagnolo è entrato in connessione con un founder messicano e un board member del Sud Africa abbia avviato un dialogo con due imprenditori nigeriani. Nel Giorno 2 (Interview Day), i candidati hanno presentato al panel la loro idea di impresa e i piani di crescita, ottenuto riscontri – positivi o negativi non importa, perché in ogni caso aiutano a definire la strategia e a indirizzare il business. Nel Giorno 3 (Deliberation Day) i membri del panel annunciano la selezione dei candidati: solo quelli che ottengono il sì unanime sono approvati come Endeavor Entrepreneurs.
Gli altri imprenditori non sono “bocciati”: possono candidarsi in un successivo ISP dopo aver modificato il loro progetto in base ai feedback ricevuti. La rete di Endeavor funziona anche così, in base al principio noto al mondo informatico per cui il “fallimento” fa parte del meccanismo che porta al successo.
Una community di imprenditori e un “sigillo” per gli investitori
Il supporto offerto da Endeavor agli imprenditori prende anche le forme del programma Elevator, che aiuta le aziende promettenti, ma non ancora in fase di scale-up. Poi, crescendo, potrebbero fare il salto da Elevator verso l’ISP, come accaduto con UnoBravo, Caracol ed Electra Vehicles.
Endeavor non finanzia di per sé gli imprenditori, ma li inserisce in una rete globale che include gli investitori, molti dei quali sono a loro volta imprenditori interessati a finanziare nuove idee di business e ad alimentare un circolo virtuoso tra imprenditoria e capitali che si rigenera ogni volta. Gli stessi candidati selezionati da Endeavor potrebbero, a loro volta, tra alcuni anni, investire in altri founder visionari in qualche mercato mondiale.
“Nel nostro board abbiamo tanti business leader capaci di leggere il mercato e di cogliere il potenziale delle iniziative di innovazione. Noi ci concentriamo sull’idea e sul fondatore. Cerchiamo storie ambiziose, persone capaci di ispirare gli altri e dar vita a un business che cresce, perché risolve un reale problema delle società. Non siamo finanziatori direttamente ma co-investiamo tramite l’Endeavor Catalyst LP Funds, di cui sono direttrice, e interveniamo nei round Serie A-E”, afferma Rottenberg.
“Siamo innanzitutto una community, un trasferimento di conoscenze: i partner e mentor del network selezionano gli imprenditori e presentano loro gli investitori in modo super partes”, dichiara Rampazzo. “Il nostro è come un sigillo di approvazione per gli investitori, organizziamo incontri tra fondatori e finanziatori e creiamo una rete globale per aprire mercati e imparare”.