Open innovation

Come investire sulle startup e portare nuovi business in azienda

La Internet Company axélero, quotata all’AIM, ha creato un Lab che lavora come venture incubator: investe in capitale di rischio e accelera giovani realtà innovative. Ristoranti.it e PrivateGriffe le prime due società in portfolio. Presto il lancio di una call for ideas

Pubblicato il 20 Mar 2017

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Andrea Carbone Chief Lab Officer axélero Lab

«Facciamo open innovation perché è nel nostro dna. E perché crediamo sia il miglior modo per accedere alle innovazioni che offre il mercato». Parola di Andrea Carbone, Chief Lab Officer di axélero Lab iniziativa di corporate venture capital di axélero, internet company fondata nel 2008 da Leonardo Cucchiarini e Stefano Cereseto e quotata all’AIM dal 2014. Il Lab è il canale di innovazione del Gruppo, completamente dedicato all’identificazione di prodotti e servizi innovativi, da inserire nel portafoglio dell’azienda, provenienti dall’ecosistema delle startup. Non un fondo – ci tiene a precisare Carbone – ma una vera e propria business unit a cui lavorano fino a quindici persone e che a oggi ha investito in due startup: Arreeba (Ristoranti.it) e PrivateGriffe.

«I modelli a cui vogliamo ispirarci – racconta Carbone – sono quelli dei grandi corporate venture capital globali, come Google Ventures ad esempio. Cerchiamo startup che possano creare un buon match con il nostro modello di business, e portare valore aggiunto alle Pmi con cui lavoriamo». La forza di axélero Lab – come d’altronde lascia intuire il nome – sta innanzitutto nel velocizzare i processi di immissione sul mercato delle idee imprenditoriali. Il modello è simile a quello di un venture incubator, perché le startup investite vengono di fatto inglobate in azienda, e il team trattato alla stregua dei dipendenti di axélero. «Non offriamo solo supporto finanziario – sottolinea Carbone – c’è di più. I nostri servizi vanno dalla consulenza legale e finanziaria a quella amministrativa, passando per la consulenza commerciale e le strategie di marketing.Volendo semplificare: aiutiamo le startup a fare soldi più che a cercarli».

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Così come la maggior parte delle iniziative di corporate venture capital, il Lab rappresenta il veicolo attraverso cui axèlero investe in capitale di rischio

La sede di Axélero Lab

delle startup. Si tratta di uno strumento innovativo per fare ricerca e sviluppo, principalmente basato sulla velocità e sull’apertura a contaminazioni provenienti dal mondo delle giovani realtà imprenditoriali. Non necessariamente italiane: a inizio 2017, infatti, axélero ha siglato un accordo di collaborazione strategica con International Accelerator (IA), network di accelerazione americano (con sede in Texas) specializzato nel sostenere startup estere che vogliono accedere al mercato statunitense e necessitano di finanziamenti. La partnership ha l’obiettivo di unire le forze per lo scouting, la selezione e l’accelerazione di startup di interesse comune. In quest’ottica, quindi, da una parte IA segnalerà ad axélero le realtà con il più alto potenziale, in grado di affiancarsi al modello di business dell’azienda italiana. Se queste startup risulteranno collocabili sul mercato italiano, axélero potra usufruire di un’opportunità di non poco conto: identificare in anticipo tecnologie, prodotti e servizi innovativi utili per la digitalizzazione delle Pmi, della pubblica amministrazione e delle grandi aziende. Dall’altro lato Axélero farà leva sulle proprie competenze per identificare e valutare le migliori startup, potenzialmente adatte per il mercato del Nord America, da segnalare a IA.

«Nel selezionare le startup – spiega Carbone – poniamo particolare attenzione al team, e alle competenze che possono mettere sul piatto dal punto di vista tecnologico. Ovvio che alla base ci deve essere un’idea innovativa e potenzialmente disruptive, in grado cioè di fare la differenza per il nostro target di riferimento. Senza però dimenticare gli indicatori di performance, ovvero quelle metriche capaci di far comprendere a chi investe le capacità di crescita di un’azienda digitale. Crescita che può rilevarsi utile per una futura exit o per un’acquisizione definitiva da parte di axélero». Da inizio 2017 sono state circa 150 le aziende messe sotto la lente di ingrandimento dal team di axélero Lab e entro la fine dell’anno è probabile si arrivi a toccare quota mille.

L’applicazione Ristoranti.it

Intanto dal portafoglio di investimenti cominciano ad arrivare i primi risultati: ristoranti.it, primo prodotto nato dall’investimento nella startup Arreeba, ha generato un giro di affari di oltre un milione di euro ad appena due mesi dal lancio sul mercato. Si tratta di un servizio B2B, rivolto a ristoratori indipendenti, che tramite un approccio personalizzato migliora l’esperienza di acquisto, fidelizzando la clientela. In altre parole, l’obiettivo della piattaforma è mettere il ristorante al centro, puntando sulla disintermediazione e sulla comunicazione diretta tra il ristoratore e il cliente finale. Il sistema di gestione degli ordini, a domicilio e da asporto, e della prenotazione dei tavoli permette ai ristoratori di fornire un servizio efficace per il cliente con ritorni significativi per il business. Il modello di ristoranti.it non prevede percentuale sugli ordini ma solo un canone fisso mensile, e sarebbe in grado di garantire, ai ristoratori con le migliori performance, incrementi significativi nei volumi d’affari fino a cinquanta volte.

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Tornando al tema dell’open innovation, le iniziative di axélero non si limiteranno solo al corporate venture capital, perché entro il 2017 potrebbe partire anche una Call4ideas, su cui però al momento non si hanno informazioni più dettagliate. Di sicuro c’è che l’innovazione aperta è un tassello fondamentale della value proposition di axélero, seppur attuata in un ecosistema ancora poco maturo: «Ho come l’impressione – conclude Carbone – che l’ecosistema italiano non sia del tutto pronto ad accogliere l’innovazione delle startup. In quest’ottica, in Italia emerge ancora un po’ di provincialismo. Non è una questione di competenze, perché nel nostro Paese non mancano, quanto di cultura aziendale. Tuttavia credo che il corporate venture capital possa essere una leva importante per mettere in atto quel cambio di passo utile ad aiutare le aziende a innovare e le startup a dimostrare il loro valore».

Una previsione che ha del verosimile, considerando che la fisionomia del corporate venture capital in Italia si va sempre più delineando. Di recente, infatti, l’Aifi (Associazione Italiana Private Equity, Venture Capitale e Private Debt) ha realizzato una sezione apposita che accoglie proprio quelle aziende interessate all’innovazione tramite le startup. Nell’elenco degli iscritti compaiono nomi come Enel, Banca Sella, Intesa San Paolo, Poste Italiane, Tim.

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