Da cinque anni Gordon Orr, direttore e presidente di McKinsey Asia, pubblica un report con le previsioni sull’economia cinese: inizialmente solo appunti da condividere con i colleghi della società di consulenza, le sue analisi sono diventate poi di dominio pubblico, via via sempre più seguite da decine di migliaia di persone attraverso i social network (e, nel caso della previsione più nota, addrittura da milioni di persone).
“Per vent’anni – racconta Orr introducendo il suo ultimo report – ho avuto l’onore di fare della Cina la mia casa e di immergermi nella trasformazione del suo modello di business, della sua economia, della sua società. Abito in Cina, ma non sono cinese. E spero che ciò mi consenta di essere abbastanza obiettivo da vedere sia i successi sia le pecche, e da riconoscere quando le fondamenta sono solide e quando invece sono pericolanti”.
Ora, dopo cinque anni, è il momento di tirare le somme. E così il nuovo report del dirigente di McKinsey guarda al passato anziché al futuro, con un riassunto di ciò che è successo dal 2009 a oggi, con un’analisi approfondita di quali previsioni si sono rivelate esatte e quali invece errate, di che cosa potrà realmente accadere in Cina (come il rallentamento del mercato automobilistico, correttamente previsto nel 2012) e di che cosa invece difficilmente succederà (come, ad esempio, il calo della partecupazione statale nell’industria, previsto invece nel 2011).
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