Sarà un autunno caldo per l’Italia, soprattutto sul fronte economico (rapporti con l’Europa e spread ballerino; legge di stabilità; caso Ilva: ce n’è abbastanza per tenere alta la tensione finanziaria). Certamente un fronte di confronto con il governo Conte sarà l’innovazione per la competitività delle imprese e del Paese. EconomyUp ha chiesto a imprenditori, venture capitalist e opinion leader dell’ecosistema italiano che cosa dovrebbe fare l’esecutivo (che possiamo ancora definire nuovo: si è insediata a inizio giugno e ha finora mostrato altre priorità…) per favorire la crescita delle startup e sostenere l’innovazione delle imprese. Riprendiamo così il confronto avviato prima delle elezioni del 4 marzo con l’hashtag #Innovationfirst Christian Miccoli ha una certa consuetudine con l’innovazione. È stato general manager di ING Direct, la banca digitale della zucca, che ha lanciato in Italia all’inizio degli anni Duemila. Dopo ha partecipato alla nascita di CheBanca!, la banca nativa digitale del gruppo Mediobanca. Nel 2015 è diventato startupper fondando, con Vincenzo Di Nicola,
Conio, startup che in giugno ha chiuso un round di finanziamento da 3 milioni. Ecco come Miccoli vede il mercato italiano dell’innovazione e quali interventi ritiene necessari per favorire lo sviluppo delle startup.
Che cosa frena ancora lo sviluppo dell’ecosistema italiano delle startup?
In Italia esiste, innanzitutto, il problema della scarsa disponibilità delle risorse finanziarie. Gli investimenti sono molto limitati e concentrati su poche realtà, e questo mette il sistema dei venture capital in condizioni negoziali troppo favorevoli. Un secondo aspetto riguarda sicuramente la regolamentazione troppo complessa del sistema e l’eccesso degli adempimenti burocratici, che rendono difficile l’operatività delle aziende. A questo si somma l’atteggiamento rigido delle authorithy, che invece di tendere alla semplificazione e all’apertura, limitano la libertà di azione delle startup all’interno del loro settore di mercato. In particolare, nell’ambito delle cripto-valute, esiste una profonda confusione sul tema del trattamento fiscale, che ostacola di fatto lo sviluppo di un settore delle importanti potenzialità di crescita.
Che cosa ti aspetti dal Governo per il futuro delle imprese innovative?
Per sostenere le imprese innovative il Governo dovrebbe esprimere il proprio supporto e dare priorità al settore. Un passo importante sarebbe quello di coinvolgere le start-up sui temi regolamentari, per comprendere le criticità di ogni ambito di attività e agire in ottica di supportarne e favorirne la crescita. In quest’ottica è fondamentale agire sulla semplificazione dei regolamenti e della burocrazia. Infine, per quanto riguarda il settore delle cripto-valute, sarebbe importante dichiarare l’Italia un paese cripto-friendly per cogliere tutte le opportunità di sviluppo che offre il settore.
3. Quali sono le tue richieste/proposte a sostegno delle startup/scaleup italiane?
Introdurre i target di investimenti in startup per operatori istituzionali, come fondi pensione e assicurazioni, e chiarire gli aspetti fiscali inerenti le cripto-valute.
4. Open innovation: come incentivare la relazione delle imprese con le startup?
Non è necessario incentivare questo tipo di relazione. Le imprese sono operatori privati e si muoveranno in questa direzione autonomamente. Importante invece, è favorire la competizione. La concorrenza spinge automaticamente le imprese a cercare di innovare nel modo più efficiente e quindi a lavorare in un’ottica di sviluppo di open innovation.
5. Quale dovrebbe essere il primo intervento del governo a favore dell’innovazione?
Agevolare le startup, in particolare quelle del settore fintech, e dichiarare l’Italia un paese cripto–friendly.