Directa Plus, l’azienda con sede a Lomazzo (Como) che produce prodotti a base grafene, è pronta per lo sbarco in Borsa. Ma la scelta della società guidata da Giulio Cesareo, che ha creato presso il Parco scientifico tecnologico ComoNext le “Officine del Grafene”, il più grande impianto europeo per la generazione di fogli di grafene altamente puro, è caduta su Londra e non su Piazza Affari.
Directa Plus ha infatti annunciato la richiesta di ammissione a quotarsi sull’AIM (Alternative Investment Market), mercato del London Stock Exchange dedicato alle piccole e medie imprese ad alto potenziale di crescita. A supportare la procedura di ammissione saranno Cantor Fitzgerald Europe, nel ruolo di broker, e Hamilton Ventures come advisor finanziario.
La domanda è d’obbligo: perché Londra e non Milano (dove pure è presente un listino AIM in quanto Borsa Italiana fa parte del London Stock Exchange Group)? Lo abbiamo chiesto direttamente al ceo e fondatore di Directa Plus.
Cesareo, perché vi quotate Londra?
Il primo motivo è di ordine strategico: sull’AIM londinese ci sono già tre società che si occupano di grafene – Haydale, Applied Graphene Materials e Graphene Nanochem, che hanno raccolto investimenti per circa 100 milioni di sterline. Questo significa che gli investitori già sanno di cosa si parla quando si parla di grafene. Sanno fare valutazioni competitive. Anche il governo britannico, dal canto suo, ha investito un centinaio di milioni su varie aree produttive legate al grafene. Noi abbiamo brevetti, tecnologie innovative da valorizzare: è il posto giusto per noi. Il secondo motivo per cui abbiamo preferito quella piazza è che sulla Borsa di Londra c’è molta liquidità ed è più facile trovare i capitali di cui potremmo avere bisogno in un’ottica di internazionalizzazione sempre più ampia. C’è chi prevede che per il 2016 sia in arrivo qualche miliardo di sterline per tutte le Ipo che sono in programma.
Incide il fatto che il grafene sia stato isolato proprio in Inghilterra?
Assolutamente sì. L’ambiente scientifico, tanto quanto quello finanziario, è molto attento alle potenzialità di questo materiale. Per usare un’immagine, è come vendere un’auto a chi ne ha già possedute quattro o cinque. È sicuramente più semplice rispetto a proporla a un acquirente che non ne ha mai avuta una.
Per quando è previsto lo sbarco?
Noi prevediamo di arrivare in Borsa in massimo 3-4 mesi.
Un’eventuale Brexit potrebbe rappresentare un problema?
Non temiamo un’eventualità del genere perché il nostro business è solido e andiamo a Londra per cogliere opportunità internazionali.
Quanto puntate a raccogliere?
Lo si saprà il giorno dell’Ipo. Ora non posso comunicare nessuna cifra.