Anno quarto, comincia una nuova era per Cdp Venture Capital, la prima sgr in Italia per masse gestite nata per investire sulle startup e sostenere la creazione di un mercato dei capitali per l’innovazione in Italia. Il piano industriale 2024-2028 elaborato dall’aminirrttaore delegato Agostino Scornajenchi segna una svolta decisa rispetto alla prima fase della società guidata da Enrico Resmini. Un punto resta fermo: il venture capital è un asset class ancora immaturo, siamo lontani anni luce dalla cultura statunitense, abbiamo ritardi evidenti rispetto ai principali Paesi europei.
Basta un colpo d’occhio alla matrice del nuovo modello di investimento e pensare a che cosa ha fatto e ha adesso in gestione Cdp Venture Capital per capire che i prossimi mesi saranno intensi e densi di cambiamenti, sia a livello organizzativo sia nelle scelte dei fondi sia nella gestione degli asset (startup ma anche acceleratori).
Su questa immagine vale la pena tornare dopo. Vediamo intanto il quadro generale del Piano 2024-2028, che copre quindi un arco tempo superiore alla durata di questa governance.
Tre le parole chiave: focalizzazione, AI, capitali privati. “Non siamo un investimentificio di Stato.e non siamo qui per salvare imprese ma creare valore” ha ripetuto Scornajenchi durante la presentazione fatta a Milano insieme con la presidente Anna Lambiase nel corso di un incontro a cui ha partecipato anche l’amministratore delegato in scadenza di Cassa Depositi e Prestiti Dario Scannapieco.
“Il Venture Capital è una infrastruttura al servizio del Paese, al pari di quelle già esistenti che trasportano energia, acqua, persone”, sostiene Scornajenchi memore della sua esperienza in Terna (dove era CFO). “Il Venture Capital trasporterà capillarmente capitali a favore delle imprese e dell’economia reale del Paese. É uno strumento che, se ben indirizzato, è capace di sprigionare straordinaria potenza”.
La nuova strategia di Cdp Venture Capital 2024-2028
“Non dico che gli investimenti sono stati fatti con leggerezza ma qualche errore è stato commesso”, dice con tono soave Scornajenchi riferendosi alla precedente gestione e sottolineando il nuovo approccio di Cdp Venture Capital: focalizzazione sulle aree di mercato meno mature e a maggiore rilevanza strategica.
Sono i due assi della matrice vista sopra, che pone in un cono d’ombra settori come Fintech & Insurtech, Retail, Real Estate, Personal Goods, tutti ambiti in cui Cdp Venture ha investito direttamente e indirettamente su startup o creando acceleratori. Lecito quindi domandarsi? Che cosa succederà alle società in portafoglio? Risposta diplomatica: “Continueranno a essere seguite”. Non è chiaro se anche nei proeguimenti di round. Lo stesso dubbio c’è sul destino degli acceleratori lanciati sulle aree adesso ritenute non più strategiche.
I riflettori saranno invece puntati su sette ambiti su cui lavorare attraendo capitali privati secondo il principio del crowding-in (effetto di addizionalità e complementarità all’interno del mercato): Healthcare & Lifescience, AgriFoodTech, IndustryTech, CleanTech, InfraTech & Mobility, SpaceTech e, trasversale a tutti, Intelligenza Artificiale. Quindi, basta digitale largo al deep tech. Tanto è vero che i “gioielli” presentati da Scornajenchi si chiamano D-Orbit, EnergyDome, Innoheart, Finapp, Isaac, WeSense.
Cdp Venture Capital 2024-2028, i numeri
CDP Venture Capital ha cominciato la sua attività nel 2020, con una dotazione di 1 miliardo di euro. A fine 2023 era salita a 3,5 miliardi. Adesso l’obiettivo è arrivare a 8 miliardi di euro di risorse in gestione – di cui 1 miliardo raccolto da terzi. L’effetto previsto sul mercato dovrebbe essere questo: 1,4 miliardi nel 2023, 5,5 miliardi nel 2028. Il numero di startup investite passa da 500 a 1500.
Qui puoi vedere la presentazione del Piano Strategico
L’ambizione è portare la percentuale di venture capital sul PIL ai livelli europei: cioè allo 0,3%. Adesso siamo generosamente sotto lo o,1%, mentre la Francia è già allo 0,5%. È, però, assai probabile che nel 2028 la media europea sarà salita e la percentuale in Francia anche. A questa nostra obiezione Scornajenchi risponde “Se non parti, non arrivi da nessuna parte. Adesso abbiamo 15 anni di ritardo rispetto alla Francia ( e mentre lo dice chiede conferma con lo sguardo ad Alessandro Scortecci che gli sta al fianco, ndr.). Se raggiungiamo il nostro obiettivo saremo magari indietro ancora di 5 anni ma ne avremo guadagnati 10”. Non fa una piega….
Il nuovo fondo da 1 miliardo sull’intelligenza artificiale
Lo aveva anticipato la premier Giorgi Meloni e adesso arriva la conferma di un nuovo fondo gestito da CdP Venture Capital: 1 miliardo di euro la cui metà è una nuova dotazione e l’altra meta arriverà dagli altri fondi della società. Come verranno impiegati questi soldi?
– 120 milioni di euro saranno dedicati al trasferimento tecnologico, anello di congiunzione tra ricerca universitaria e mercato. “Non sono pochi, perché qui si tratta di piccoli investimenti di 10/15 mila euro per fare emergere quel che di buono c’è nelle università e nei centri di ricerca”, spiega Scornajenchi.
– 580 milioni di euro saranno per investimenti in startup con applicazioni verticali per rafforzare gli attori già esistenti
– e poi ci sono 300 milioni di euro che Scornajenchi ha definito “silver bullet” da sparare su campioni nazionali dell’intelligenza artificiale. “Due al massimo, ma anche uno”. Potremo, quindi, round di livello come quelli che hanno permesso la rapida ascesa in Mistral in Francia, che in meno di un anno di milioni ne ha già raccolti 500.
Quale sarà la governance del nuovo fondo? Risponde Scornajenchi, lasciano intravvedere un’altra novità significativa del nuovo corso in Cdp Venture Capital: “Il Fondo AI sarà il primo che vedrà la trasformazione da soggetto generalista a soggetto concentrato sugli ambiti strategici, che deve vedere anche un cambiamento del nostro modo di operare e delle competenze”. Segue domanda (quasi) retorica. “Per gestire un fondo che si occupa di intelligenza artificiale abbiamo bisogno di un esperto di venture capital o un esperto di intelligenza artificiale? Io credo del secondo, a cui potremmo dare tutto il supporto necessario. Dobbiamo cominciare a introdurre nella nostra organizzazione competenze che arrivano dal mondo scientifico. Il Fondo AI sarà il primo che ci vede impegnati su questa sfida”.
L’approccio attivo di Cdp Venture Capital
Nel corso della presentazione del piano industriale 2024-2028 l’amministratore delegato Scornajenchi ha più volte detto che CdP Venture Capital non sarà un investitore finanziario ma avrà un approccio attivo. Che cosa significa concretamente? Alla domanda ha risposto così: “Nella prima fase era importante fare investimenti e farne tanti, anche perché era un momento particolare, c’era la pandemia. Adesso dobbiamo essere concentrati sulle iniziative che meritano. Investire però è una condizione necessaria ma non sufficiente. E non è una condizione sufficiente perché stiamo parlando di innovazione e quindi abbiamo di fronte fantastici imprenditori che magari mandano missili in orbita e poi non si concentrano sulla gestione dei flussi di cassa, magari hanno difficoltà a pagare gli stipendi e dopo qualche mese l’azienda fallisce. Magari sarebbe bastata un po’ di attenzione in più e il problema si sarebbe potuto evitare. Ritengo che in Cdp Venture Capital ci siano le competenze che possono essere messe a disposizione delle startup. Abbiamo risorse valide che possono fare di più. Questo intendo per approccio maggiormente attivo”.
Quindi le startup potranno contare su questo nuovo apporto di Cdp Venture Capital come “‘azionista “industriale” con l’approccio del business advisor. “In Italia bisogna fare accadere le cose. Non funziona ancora il modello dell’asset allocation fatto da dietro una scrivania”.