L’ANALISI

Caso Durov, perché quello che sta accadendo va oltre Telegram (vedi Facebook e il governo USA)



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In questo momento Telegram ha un ruolo cruciale nelle guerre in corso. Ma dietro il “Caso Durov” c’è una questione più generale: l’equilibrio tra la volontà di controllo dei governi e la tutela del diritto alla segretezza delle comunicazioni. Come confermano le rivelazioni di Zuckerberg

Pubblicato il 29 ago 2024

Luca La Mesa

Esperto di social media e innovazione



Pavel Durov
Pavel Durov. fondatore di Telegram

Il tema più attuale nel panorama digitale internazionale è sicuramente il “caso Durov”, lo stato di fermo al quale è stato sottoposto Pavel Durov, indagato da parte delle autorità francesi per presunti reati legati all’app Telegram, da lui creata, e adesso in libertà condizionata dopo aver pagato una cauzione milionaria.

Caso Durov, le accuse di “complicità” per Telegram

Sono usciti i 12 capi di imputazione nei quali la parola più ricorrente è “complicità” (qui puoi leggere il comunicato del Tribunale di Parigi)

  • Complicità nella progettazione di una piattaforma online che facilita le transazioni illegali all’interno dei gruppi di criminalità organizzata
  • Rifiuto di comunicare, su richiesta delle autorità competenti, informazioni o documenti necessari per l’esecuzione e il funzionamento delle intercettazioni consentite dalla legge
  • Complicità nel possesso di immagini pornografiche di minori
  • Complicità nella distribuzione, offerta o messa a disposizione di immagini pornografiche di minori all’interno di gruppi organizzati
  • Complicità nell’acquisizione, trasporto, possesso, offerta o vendita di sostanze stupefacenti
  • Complicità nell’offerta, vendita o messa a disposizione, senza motivo legittimo, di attrezzature, strumenti, programmi o dati progettati o adattati per accedere e danneggiare il funzionamento di un sistema automatico di elaborazione dati
  • Complicità nella frode organizzata
  • Associazione a delinquere finalizzata alla commissione di un crimine o di un reato punibile con 5 o più anni di reclusione
  • Riciclaggio dei proventi derivanti da reati e crimini di gruppi organizzati
  • Fornitura di servizi di crittografia volti a garantire la riservatezza senza dichiarazione certificata
  • Fornitura di strumenti di crittografia che non garantiscono esclusivamente l’autenticazione o il monitoraggio dell’integrità senza una dichiarazione preventiva
  • Importazione di uno strumento di crittografia che garantisce l’autenticazione o il controllo dell’integrità senza dichiarazione preventiva.

Il nodo: collaborare o no con i governi

La prima considerazione da fare è che in questo momento storico Telegram ha probabilmente un ruolo cruciale nello scambio di informazioni e comandi legati ad alcune delle guerre in corso per cui tutto ciò che leggiamo potrebbe essere solo una parte della storia e le motivazioni profonde potrebbero essere non scritte negli atti ufficiali.

Noi possiamo limitarci a leggere e analizzare gli aspetti noti al pubblico ma dovremmo sempre cercare di avere una visione più ampia per capire eventuali scenari futuri globali.

Basta vedere l’utilizzo che ne è stato fatto da tutti i fronti. Da alcuni mercenari della Wagner fino ad arrivare ad Alexei Navalny, il principale oppositore politico di Putin, che ha spesso usato Telegram per le sue attività.

È stata probabilmente la non disponibilità a collaborare con i governi la chiave “vincente” che ha portato l’app ad essere usata da quasi un miliardo di persone perché ha sempre dato la percezione di essere un luogo al di fuori del classico perimetro di controllo di cui si parla spesso.

Negli anni sembra siano stati portati avanti degli accordi, in particolare con il governo russo, per la cessione solo di alcune informazioni su utenti e contenuti dei canali con più di 10mila iscritti mentre le conversazioni fra privati sembrerebbe essere rimaste fuori.

Se Telegram chiude, come faremo a combattere?

Come riportato da alcuni organi di stampa le reazioni al fermo avvenuto in Francia sono state molto forti proprio da parte di alcuni esponenti russi.

Il quotidiano russo Moskovsky Komsomolets si è chiesto: «Se Telegram chiude, come faremo a combattere?»

Va specificato che l’inchiesta giudiziaria è stata aperta nei confronti di ignoti, e quindi non direttamente nei confronti di Durov.

Ma è ovviamente lui, insieme al fratello Nikolai, il punto più importante all’apice della app.

Ed è proprio il fratello Nikolai l’ideatore dell’algoritmo di Telegram.

Perché la Francia ha agito ora contro Durov

Per comprendere meglio i capi di imputazione bisogna ricordare che recentemente in Francia è stata promulgata una legge proprio sulla crittografia alla quale le app si devono adeguare se vogliono essere distribuite nel territorio francese.

E proprio questo è uno dei temi da approfondire perché Telegram non ha voluto, a quanto pare, fornire la documentazione obbligatoria sugli algoritmi.

E qui si apre uno scenario molto delicato che deve bilanciare la volontà dei governi di poter controllare maggiormente canali di comunicazione così cruciali e diffusi ad un tema di diritti alla segretezza delle comunicazioni.

Le domande aperte dopo il caso Durov

  • Il diritto alla segretezza va manetenuto anche quando c’è più che un sospetto che avvengono attività illegali?
  • Le piattaforme sono responsabili di come gli utenti le usano?
  • Le piattaforme possono rifiutarsi di collaborare con i governi?

E Zuckerberg rivela le pressioni della Casa Bianca su Facebook

In queste stesse ore sono emerse le testimonianze del fondatore di Meta (Facebook) che aiutano a capire come i governi esercitino pressioni sulle piattaforme, andando a volte oltre alcune linee che non andrebbero superate.

Mark Zuckerberg ha inviato una lettera a Jim Jordan, capo della commissione giudiziaria della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dichiarando quanto segue:
“Nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, compresa la Casa Bianca, hanno ripetutamente sollecitato i nostri team per mesi affinché censurassero alcuni contenuti sul Covid-19, tra cui l’umorismo e la satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d’accordo”. “Credo che le pressioni del governo fossero sbagliate e mi rammarico che non siamo stati più espliciti al riguardo. Penso anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e con le nuove informazioni, oggi non faremmo”.

Una simile dichiarazione potrebbe avere un impatto anche sulle prossime elezioni americane e ci aiuta ad avere una chiave di lettura più ampia su questo delicato equilibrio tra piattaforme e governi.

Sicuramente nelle prossime settimane si delineare meglio lo scenario internazionale e probabilmente usciranno maggiori dettagli per permettere a tutti di farsi un’idea ancora più corretta e puntuale.

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