L'ASSEMBLEA 2018

Carlo Bonomi (Assolombarda 2018): “Essere imprenditori è ricercare e attuare maniacalmente l’innovazione”

Un forte richiamo all’orgoglio imprenditoriale in nome della responsabilità del futuro. È il messaggio lanciato in occasione dell’Assemblea annuale dal presidente Carlo Bonomi, che non ha risparmiato critiche alla visione del governo e alla legge di stabilità. Ecco i 10 passaggi più rilevanti della sua relazione.

Pubblicato il 18 Ott 2018

Carlo Bonomi, neo presidente di Confindustria

Una relazione d’opposizione quella di Carlo Bonomi per l’Assemblea Generale 2018 di Assolombarda, con un forte richiamo all’orgoglio imprenditoriale e uno sguardo rivolto al futuro. “Essere imprenditori è avere il senso del rischio e ricercare e attuare maniacalmente l’innovazione ” ha scandito sul palco della Scala il presidente della più grande territoriale di Confindustria che, dopo aver detto “noi non tifiamo per questo o per quello…noi rispettiamo i partiti e la politica” , ha infilato una serie di NO in buona parte rivolti al Governo Conte, alla sua visione e soprattutto alle scelte contenute nella legge di stabilità. Al punto che, dopo l’intervento rituale del ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, accolto freddamente dalla platea di imprenditori, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha definito “coraggioso” l’intervento di Bonomi e ha chiesto un applauso più caloroso per ringraziare il titolare del MEF per la sua partecipazione all’Assemblea di Assolombarda.

ASSOLOMBARDA 2018, I 10 PASSAGGI CHIAVE DELLA RELAZIONE  BONOMI

Ecco i 10 passaggi più rilevanti della relazione di Carlo Bonomi all’Assembla di Assolombarda 2018. Non hanno bisogno di commenti o chiose, tanto sono chiari nel rappresentare la rabbia e forse la delusione della classe imprenditoriale milanese e lombarda.

1. LA RESPONSABILITÀ DEL FUTURO

Noi tutti dobbiamo sentirci responsabili di ciò che saremo. Non è il momento di abbandonare processi potenzialmente disgregativi così profondi nelle mani di qualcuno che non pensa all’interesse di tutta la comunità

2. L’ORGOGLIO DEGLI IMPRENDITORI

Noi non siamo quelli dei campi, che sfruttano col caporalato italiani e stranieri. Una volta per tutte: basta dire che quelli sono imprenditori. Noi con i delinquenti non abbiamo nulla a che fare. Per anni in Italia troppi hanno pensato che per essere imprenditori bastasse aprire una partita IVA. Con tutto il rispetto non è così.Essere imprenditori è avere il senso del rischio, guardare a nuovi mercati, ricercare e attuare maniacalmente l’innovazione, perseguire la crescita con tutti i nostri collaboratori

3. NOI TIFIAMO PER L’ITALIA

Il clima sociale e culturale che ha portato al voto del 4 marzo non chiede alle imprese di mettere in campo forme di opposizione ai partiti e al governo. Noi non tifiamo per questo o per quello. Noi tifiamo per l’Italia. Da sempre

4. L’EDUCAZIONE, IL LINGUAGGIO, I COMPORTAMENTI

Il linguaggio compulsivo della comunicazione pubblica è il primo elemento che alimenta le paure per sfruttarle a fini di consenso…Se si attaccano le Autorità indipendenti che presidiano i mercati e se ne travolgono i vertici si torna indietro di 40 anni e si esclude dalla comunità dei mercati.

5. LA POLITICA E LE ISTITUZIONI

La politica ha il suo mandato popolare. Ma le istituzioni di un Paese libero dai tempi di Montesquieu vivono nell’equilibrio tra poteri diversi. Guai a rinunciarvi! È questa generale mancanza di responsabilità a travolgere la fiducia verso le istituzioni. Sono queste sacche di inciviltà che finiscono per espandersi come un cancro che sfibra la coesione.

6. NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA E ALITALIA

Dobbiamo dire No a uno Stato  che chiuda gli esercizi commerciali la domenica , sostenendo di difendere le famiglie…NO a uno Stato che crede di poter gestire il trasporto aereo. Perché non fare un referendum per chiedere agli italiani se vogliono ancora pagare di tasca propria per Alitalia?

7. REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONI

I 10 miliardi del reddito di cittadinanza destiniamoli a un Fraunhofer italiano della ricerca per l’industria e la manifattura. Spendiamo i miliardi destinati ai prepensionamenti negli ITS e nelle Università professionalizzanti. Vogliamo politiche attive del lavoro , non uno Stato maxi fabbrica di persone subalterne ai suoi trasferimenti

8. LA BOCCIATURA DELLA MANOVRA

Il governo del cambiamento non ha prodotto una manovra del cambiamento. Ma tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale, non quello della crescita

9. LA DELUSIONE SUL FISCO

Una manovra da Paese responsabile dovrebbe non solo accrescere in maniera molto più significativa gli investimenti pubblici. EÈ sul fisco che avrebbe dovuto essere molto diversa. Ed è innanzitutto su questo punto che il governo ci ha molto deluso. Limitarsi a innalzare a 65mila euro la franchigia per l’aliquota del 15% sui redditi da microimprese per partite IVA e professionisti accresce solo ulteriormente l’enorme disorganicità del nostro sistema tributario.

10. INDUSTRIA 4.0, GLI INCENTIVI

Occorre rendere strutturali gli incentivi attuali per la ricerca, gli investimenti tecnologici e in beni strumentali, sui relativi regimi di ammortamento e super ammortamento, come sugli investimenti in formazione e a maggior effetto occupazionale. Invece dalle anticipazioni della manovra importanti incentivi risultavano addirittura soppressi: come quello relativo alla formazione collegata a Industria 4.0, agli investimenti al Sud e al rifinanziamento della legge Sabatini. Mentre anche per super e iper ammortamento è stata annunciata una rimodulazione restrittiva della platea delle imprese ammesse al beneficio.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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