Qualcosa è stato fatto, molto altro si può (e si dovrebbe fare) fare ma, inutile illudersi, poco potrà essere fatto a breve termine. Questo dice in sintesi Francesco Caio nell’intervista postferragostana a Massimo Sideri sul Corriere della Sera. Una conversazione che non appare casuale: lancia messaggi precisi in vista dell’atteso autunno caldo per il governo Letta e riscrive la lista delle priorità inserendo la “carta” a effetto della password unica per il dialogo con lo Stato.
Mister Agenda Digitale, con un tatto politico inusuale, “omaggia” il lavoro di Passera, Brunetta, Bassanini e persino Stanca e fa di tutto per non creare eccessive aspettative. «Non esiste la pubblica amministrazione, ma le pubbliche amministrazioni. Finora si è investito per digitalizzare i processi come sono». Come dire: si comincia da zero e dobbiamo vedercela con tanti di quei silos che chissà quanto tempo sarà necessario per aprirli e farli comunicare. Anche per questo forse alza l’asticella: «L’Agenda Digitale non è solo un processo tecnologico ma un percorso verso uno Stato moderno che sfrutta a pieno quello che le tecnologie digitali offrono per migliorare efficienza e qualità del servizio». Potrebbe essere il programma di una nuova forza politica per le imminenti elezioni politiche…
Caio sa che ha poco tempo e che non potrà fare molto. Anche per questo, a due messi dall’insediamento a Palazzo Chigi, ha già riscritto con l’aiuto del suo team la lista delle priorità a due mesi dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Elenca al Corriere: «Semplifcare la governance, a partire dall’agenzia digitale che deve diventare una fabbrica delle regole; avviare l’anagrafe nazionale; implementare l’identità elettronica e introdurre la fatturazione elettronica verso la Pubblica amministrazione». Interessante notare che, mentre restano fermi gli obiettivi anagrafe e fattura, scompare, rispetto alle prime esternazioni, la questione dei pagamenti dello Stato (avviata in qualche modo a soluzione e non più centrale). Ancora più interessanti le due nuove priorità: governance e identità elettronica. Caio manda a dire che non è più possibile rinviare la questione agenzia digitale, che ha un nome e cognome (Agostino Ragosa). Quindi tira fuori dal cilindro la password unica per tutti i servizi dell’amministrazione pubblica. Sembra un progetto immane ma potrebbe non esserlo… Nel decreto del Fare è stato introdotto il meccanismo dell’identità digitale, adesso si tratta di capire chi e come dovrà attuarlo. E potrebbe essere più semplice di quanto si possa pensare. Lo Stato, attraverso l’Agenzia digitale, dovrebbe solo fissare i requisiti e le regole per la gestione delle identità. Poi a fare il lavoro potrebbero essere soggetti privati che hanno già rapporti con l’Amministrazione e che comunque rispondano a profili definiti, soprattutto in termini di sicurezza. Potrebbero essere gli operatori telefonici, le Poste, le banche e tutte quelle società che già forniscono id e password per l’erogazione dei loro servizi. Insomma, per conto dello Stato dovranno garantire le identità elettroniche dei loro clienti che potranno utilizzarle anche per richiedere un certificato di residenza o un permesso edilizio. Si rischia il caos? No, se le regole saranno chiare e stringenti. E, anzi, si riduce il rischio Grande Fratello perché non ci sarebbe solo un unico centro di controllo delle nostre identità ma tanti centri diffusi. E’ il modello Pec: la posta elettronica ceritificata viene “venduta” da diverse società ma è poi riconosciuta dalla camera di commercio all’ente di previdenza. Una soluzione a basso costo e ad alto impatto, sulla quale abilmente Mister Agenda Digitale fa il suo gioco. Auguri!