LA SURVEY

Business Angel 2020: balzo degli investimenti nonostante la pandemia, la nuova frontiera è il crowdfunding

Una crescita del 41,5% che fa lievitare a 402,5 milioni di euro la quota di investimenti diretti e in syndication con i fondi di Venture Capital dei Business Angel italiani: sono dati della Survey IBAN 2020. In espansione gli investimenti in crowdfunding: 26,5 milioni di euro per un totale di 101 operazioni

Pubblicato il 16 Lug 2021

business angel

Si conferma in buona salute, nonostante l’emergenza pandemica e la congiuntura economica tutt’altro che favorevole, il mercato degli investimenti dei Business Angel italiani nel 2020. A certificare questo trend positivo, senza soluzione di continuità con l’anno precedente, sono i numeri che emergono dall’indagine annuale condotta dall’associazione IBAN, l’Italian Business Angels Network, con la supervisione scientifica del professor Vincenzo Capizzi dell’Università del Piemonte Orientale e della SDA Bocconi.

Cresce del 41,5%, toccando quota 402,5 milioni di euro, l’indicatore più importante ai fini di quest’analisi, ovvero l’ammontare complessivo degli investimenti diretti, tramite piattaforme di Crowdfunding e in syndication con i fondi di Venture Capital dei Business Angel (BA) italiani. Nello specifico, prendendo in esame ogni singola categoria, si osserva innanzitutto che sono sostanzialmente rimasti stabili gli investimenti diretti che hanno coinvolto esclusivamente singoli o gruppi di BA: sono stati immessi capitali per un valore di 51 milioni di euro, poco meno dei 52,7 conferiti nel 2019, quando si registrò un incremento annuale del 32,7%. L’ascesa più vertiginosa riguarda i round di finanziamento a cui hanno reso parte i BA in syndication con i fondi di Venture Capital, capaci di movimentare 325 milioni di euro, facendo segnare un notevole +41,3% sul 2019. Si tratta di una cifra importante, se si considera che i fondi di VC in Italia nel 2020 hanno investito 595 milioni; in pratica, oltre il 50% degli investimenti realizzati in Italia dai fondi VC vedono coinvolti i Business Angel.

In generale diminuiscono gli importi medi investiti e contemporaneamente aumentano le società target oggetto dell’investimento: più del 50% degli investimenti realizzati nel 2020 infatti è stato inferiore a 100mila euro (42% nel 2019) e solo il 5% ha superato i 500mila euro (26% nel 2019); Verso 96 società target (nel 2019 erano 88) sono state indirizzate le operazioni, il 95% delle quali sono state condotte da investitori italiani, per un numero medio di 11 Business Angel per ogni deal, confermando la tendenza già rilevata negli anni precedenti, anche in ambito internazionale, che vede i Business Angel unirsi in cordate (syndication) per aumentare l’apporto finanziario complessivo, ridurre i costi individuali di transazione e il rischio in caso di insuccesso dell’investimento.

Crowdfunding e Business Angel, un segmento in grande espansione nel 2020

Uno spazio a parte merita la crescita esponenziale, favorita dalla pandemia e dall’aumento delle piattaforme in circolazione, vissuta dalla categoria dedicata agli investimenti che i Business Angels hanno effettuato tramite Crowdfunding. Se nel 2019 le operazioni ammontavano a 1,3 milioni di euro, complessivamente stanziati da Angel italiani attraverso 27 operazioni, il 2020 evidenzia una fortissima espansione di questo settore che registra 26,5 milioni di euro investiti per un totale di 101 operazioni effettuate, con un investimento medio per Angel di poco superiore ai 12mila euro. Si conferma perciò il trend del 2019 per il quale la classe dei Business Angel si sta arricchendo di nuovi soggetti che, nonostante patrimoni modesti, decidono di investire nell’early stage e nell’innovazione, anche attraverso le piattaforme di crowdfunding, attratti dai vantaggi economici e remunerativi.

Chi sono e in quali settori investono i Business Angel in Italia nel 2020

Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero dell’economia e delle finanze sui contribuenti che hanno usufruito delle agevolazioni fiscali per startup e PMI innovative, nel 2019 in Italia si potevano contare circa 5mila Business Angel. Dall’Indagine IBAN emerge che si tratta di manager e imprenditori, con un patrimonio mobiliare inferiore ai 2 milioni di euro, che investono in modo non prevalente (meno del 10% del proprio patrimonio per il 73% del campione) in operazioni di angel investment. La percentuale investita individualmente raramente supera il 15% del capitale della società target e gli investimenti sono multipli: all’inizio del 2020 il portafoglio dei BA è composto in media da 6 aziende.

Riguardo gli ambiti a cui guardano i BA, va subito detto che il settore più gettonato è quello dell’ICT (30% degli investimenti nel 2020), in cui si evidenzia un alto numero di startup che propongono servizi tecnologici rivolti alle imprese (Enterprise Technologies, 52% delle operazioni ICT). Un cambio di tendenza rispetto agli anni precedenti in cui la maggior parte degli investimenti nel settore riguardava servizi rivolti ai privati. A questo settore seguono quello dei Beni di Consumo (12%), l’Healthcare (7%) e il Farmaceutico e biotech (7%), confermando il forte interesse degli investitori verso le startup nel contesto della sanità già evidenziato nel 2018 e 2019. Allineati con questi settori anche le cifre per gli altri servizi e l’Alimentare (sempre 7%).

Quali tipologie di investimento prediligono i BA italiani

La preferenza per il tipo di società su cui intervenire rimane invariata nel 2020, con quelle in fase di startup (57%) preferite a quelle in fase di seed (43%). La Survey IBAN conferma tuttavia l’inversione del trend già monitorata nel 2019 a favore degli investimenti seed, che nel 2019 rappresentavano il 34% degli investimenti degli Angel e nel 2018 il 29%. Il 77% (70% nel 2019) delle imprese oggetto di investimento sono iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese, di queste l’80% sono startup Innovative, mentre il 20% sono PMI Innovative (25% nel 2019), valore che si è stabilizzato dopo la forte crescita rispetto al 2018 (7%). Il 55% del campione dichiara di voler aumentare nei prossimi anni la propria quota di patrimonio dedicata all’investimento in startup ed il 39% dichiara di volerla mantenere costante, solo il 6% dichiara di volerla diminuire. Nel 2020 ritorna perciò la fiducia dei Business Angel negli investimenti in startup (rispetto al 2019 dove il 61% voleva mantenere la propria quota costante). Quest’ultimo dato inoltre evidenzia come l’investimento in startup e in innovazione sia risultato economicamente vantaggioso e remunerativo, nonostante il periodo pandemico. La Survey IBAN conferma anche quest’anno che il disinvestimento è un fenomeno raro tra i Business Angel. Nel 2020 solo il 9% del campione dichiara di aver effettuato almeno un disinvestimento, verificatosi in media 3 anni dopo l’investimento iniziale. La strategia di uscita più adottata nel 2020 è l’exit con vendita ad altri investitori.

L’importanza dei Business Angel per le società target

A fronte dello scenario appena raccontato e dei numeri che lo descrivono, si potrebbe riassumere il 2020 dei Business Angel con le parole resilienza, perseveranza e prudenza, aspettando di conoscere i dati del 2021 che dovrebbero beneficiare dell’entrata a regime in maniera sistemica degli incentivi fiscali ed economici introdotti dagli ultimi Governi nei confronti dei BA e in generale di tutta l’innovazione italiana. Sui nuovi incentivi fiscali, oltre che sulle sinergie tra BA e startup e sulla partecipazione attiva dei primi alle dinamiche aziendali delle seconde, ha posto l’accento Paolo Anselmo, Presidente di IBAN, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni a margine della Survey: “È interessante rilevare come in più del 50% dei casi i Business Angel dichiarino di avere un grado di coinvolgimento medio o alto nella vita quotidiana delle startup, con visite in azienda frequenti, e un apporto soprattutto in termini di contatti presso la business e financial community (24%) e di competenze di tipo strategico (22%). Nonostante la pandemia il 2020 è stato un anno dinamico per l’angel investing italiano che non solo ha contribuito a immettere capitali nell’intero comparto dell’innovazione, ma ha anche ottenuto importanti risultati, come le detrazioni fiscali previste dal Decreto Rilancio e il riconoscimento come investitori qualificati dell’ecosistema dell’innovazione. Tutti passi avanti molto importanti. Un ulteriore segnale di dinamismo e vivacità che abbiamo riscontrato è stato il significativo incremento del numero dei soci iscritti a IBAN, che nel corso dell’ultimo anno sono aumentati di oltre 120 unità”.

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