Sembra esserci piena sintonia tra il Governo e il mondo delle imprese nell’ottica del decreto sull’Investment Compact. Il prossimo 24 marzo il Parlamento dovrà convertire in legge il decreto che introduce, tra le altre cose, le realtà delle Pmi innovative una categoria di imprese che, come le startup, potrà godere di una serie di agevolazioni. Una mossa quella dell’Esecutivo che sembra fatta in direzione della «politica industriale giusta che serve alle piccole e medie imprese come strada da seguire» come sostiene Alvise Biffi, presidente di Piccola Industria Assolombarda. A questo punto il confine tra startup e Pmi innovative sembra davvero sottile, ma in ogni caso quello che andrà a formarsi, nel breve periodo, sarà un ecosistema fatto di circa diecimila imprese con un profilo legato all’innovazione.
Che dire? Sembra che Governo e imprese abbiamo cominciato ad andare d’amore e d’accordo.
Questa è la politica giusta che serve alle piccole e medie imprese per avere una strada da seguire. E per avere una possibilità, anche grazie alla leva del crowdfunding, per potersi finanziare su canali alternativi alla finanza tradizionale che è preclusa agli investimenti di piccolo taglio sugli investitori non bancari. Tutto ciò serve in primo luogo per reperire le giuste armi per competere a livello internazionale. Perché comunque il contesto generale è estremamente favorevole nel periodo, anche stabile, del prossimo anno, per cui abbiamo una straordinaria competitività a livello internazionale sui profili alti. È qui che siamo riconosciuti grazie ai nostri ambasciatori in giro per il mondo.
Parliamo di numeri. Come cambierà lo scenario del mondo imprenditoriale legato all’innovazione?
Al momento possiamo parlare di circa 3500 startup innovative, quelle in sostanza già registrate. Ora che ci sarà la parte delle Pmi, la stima del record di bilancio — per capire un po’ le caratteristiche — è di seimila medie imprese che si aggiungeranno alle startup già esistenti nel nucleo delle realtà innovative. Anche se in fondo le startup sono esse stesse delle Pmi.
► Pmi e startup innovative: agevolazioni a confronto
Un decreto che, a quanto pare, servirà a far emergere, anche nelle statistiche, tutto quel mondo di ricerca e sviluppo che fino ad oggi rimasto sotto traccia
Assolutamente sì, perché questo decreto darà un senso a chi fa R&S nel renderla evidente come oggi non è, se non dal punto di vista dell’immagine. Quindi aumenterà e migliorerà le statistiche: primo perché l’esistente verrà certificato e in più per chi non lo fa in maniera convinta, avrà un incentivo a farlo e quindi ci sarà maggiore interscambio con in centri di ricerca per quanto riguarda le Pmi. Questo secondo me è quello che significa fare politica industriale.
L’Investment Compact può essere applicato ad altri settori?
È trasversale in realtà, perché innovazione non significa solo software e siti internet, ma innovazione a tutto tondo quindi anche dal punto di vista dei processi, della meccanica, dell’utilizzo dei materiali, della bioingegneria. Penso sia un decreto trasversale che può essere applicato anche alla moda per esempio.
Mancano ormai pochi giorni prima che il decreto venga convertito in legge, se potesse applicare degli emendamenti come interverrebbe?
Abbiamo quattro cinque priorità su cui secondo noi è ancora possibile intervenire, ad esempio estendere più in là rispetto ai sette anni della costituzione il regime agevolato previsto per le startup innovative, consentire un ammortamento nel singolo anno delle spese di ricerca e sviluppo e ricategorizzare la parte legata alla formazione, con in centri di ricerca quindi formazione qualificata e certificata, all’interno della spese ammissibili del 3% in modo da ampliare le maglie. Infine allargare il meccanismo del crowfunding a tutte le tipologie di Pmi e non solo a quelle con un profilo innovativo.