Il Made in Italy è in prima linea nella progettazione e costruzione del primo satellite europeo che verrà lanciato su Mercurio. È Thales Alenia Space Italia, azienda controllata per il 33% da Finmeccanica, la capofila del team di 35 società e centri di ricerca che hanno studiato, prodotto e assemblato le parti del dispositivo: “Alenia ha lavorato al progetto BepiColombo (questo il nome della missione, ndr) nei tre stabilimenti italiani, a Torino, Milano e Roma. – spiega il senior vice president Luigi Maria Quaglino – ed è prevalentemente responsabile dei sistemi di telecomunicazione e controllo termico”.
Un ruolo di primaria importanza considerando le altissime temperature a cui sarà esposta la sonda: “Mercurio è molto più vicino al Sole rispetto alla Terra perciò BepiColombo dovrà sopportare temperature superiori ai 300 gradi con escursioni locali sul riflettore dell’antenna oltre i 400. È stato quindi necessario sviluppare materiali e dispositivi ad hoc per tutti gli elementi esposti quali le coperte termiche, le antenne, le celle solari”.
Ma gli attori italiani coinvolti nella missione sono molti di più. Due i centri di ricerca universitari: il laboratorio di Radioscienza del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza di Roma e l’Università di Padova. Da cui ci si è ispirati anche per dare il nome al satellite: Giuseppe (Bepi) Colombo era infatti un meccanico celeste dell’Università di Padova che negli anni 60 del secolo scorso lavorò alla Nasa per lo studio delle orbite interplanetarie.
Ruolo di spicco anche per l’Agenzia Spaziale Italiana che, attraverso la comunità scientifica contribuisce alla missione con la realizzazione di ben quattro strumenti scientifici su 11. Simbio-Sys, un sistema integrato di osservazione e caratterizzazione della superficie del pianeta, dell’accelerometro ad alta sensibilità Isa e dell’esperimento di radioscienza More, sviluppato dalla Sapienza di Roma in collaborazione con il Jpl della Nasa.
Prima di BepiColombo era stato solo l’americano Messenger a
scandagliare la superficie del Pianeta. Ma lo studio di Mercurio questa volta sarà molto più approfondito ancora grazie a tecnologie italiane: la mappatura del pianeta sarà dettagliatissima, grazie alla stereocamera Osiris. “È la prima volta che mandiamo nello spazio una camera fotografica così sofisticata che ci fornirà immagini in 3D. Le prove in laboratorio hanno dato risultati eccellenti”, commenta Gabriele Cremonese, astronomo dell’Osservatorio astronomico di Padova Inaf e responsabile dello strumento costruito assieme a Selex, altra azienda targata Finmeccanica.
Dopo il periodo in Thales Alenia a Torino il satellite è in partenza per gli stabilimenti Esa (Agenzia spaziale europea) di Noordwijk in Olanda per le ultime prove di termo-vuoto. Verrà lanciato nel luglio 2016 da Korou, in Guyana francese, con un razzo Ariane 5.