La crescita a livello internazionale di operazioni di merger and acquisition tra aziende e startup e l’avvio di numerosi fondi di corporate venture capital dimostrano come sia ormai chiaro, negli ecosistemi più evoluti, il contributo determinante delle startup alla crescita e all’implementazione di una strategia dell’innovazione delle aziende.
Aziende e startup: le acquisizioni dal 2010 al 2018
La portata di questo fenomeno è testimoniata a livello mondiale dall’attività di acquisizioni di startup dal 2010 al 2018: oltre 21.800 startup per circa 1.200 miliardi di dollari (dati MTB Crunchbase -Tech Startup M&A). Non sorprende che l’86% delle transazioni e l’80% del denaro investito abbia coinvolto le startup del Nord America e dell’Europa. A confermare il trend sono circa 4.400 investimenti chiusi nel 2018 per un valore pari a 220 miliardi di dollari in linea con il picco di operazioni perfezionate l’anno precedente.
Seppur con numeri più limitati rispetto alla tendenza globale, negli ultimi anni anche in Italia si sta diffondendo la consapevolezza dell’importanza di questo approccio strategico all’innovazione. Infatti, come riportato dal “Terzo Osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital” sono oltre 7.600 le aziende che hanno investito in startup in Italia nel 2018 (+14% rispetto al 2017). Si rileva, peraltro, che le aziende italiane che supportano questa strategia di crescita hanno maggior tendenza all’innovazione, maggiore vocazione internazionale e un conseguente miglior andamento delle principali voci di conto economico. Le startup partecipate da corporate, specularmente, evidenziano tassi di mortalità più limitati rispetto alla media delle startup.
La collaborazione fra aziende e startup in Italia
Alla luce di queste premesse, dall’osservatorio privilegiato di IAG (Italian Angels for Growth) emerge che in Italia la collaborazione tra imprese e startup sia ancora troppo limitata: le modalità operative dei due ecosistemi sono infatti molto diverse. Nei contesti aziendali è raro che esistano politiche chiare per implementare strategie di innovazione basate sul “buy” di tecnologie e startup. D’altro canto, nelle stesse startup spesso mancano figure senior in grado di dialogare con il mondo produttivo.
Durante il quarto convegno IAG dal titolo “Business Angel: il valore strategico per l’economia italiana”, ospitato dalla Camera di Commercio di Firenze a inizio ottobre, abbiamo affrontato questo argomento proprio con l’obiettivo di informare le piccole medie aziende italiane sul ruolo dei business angel come facilitatori nel rapporto con le startup, finalizzato alla generazione di innovazione.
Il ruolo dei business angel nella relazione tra PMI e startup
Il dibattito ha fatto emergere, grazie alla presenza di diversi rappresentanti del mondo delle PMI italiane, le reali esigenze delle aziende in ambito di innovazione e i criteri di valutazione nella selezione di potenziali investimenti, nonché come l’intervento dei business angel, investitori tra i più attivi e partecipi nell’ambito del venture capital, possa favorire questo percorso di crescita.
La collaborazione tra business angel e corporate assicurerebbe un supporto duale molto prezioso ed efficace alle startup, che riceverebbero investimenti e mentorship da un lato, e supporto per la market entry dall’altro. Questo mitigherebbe il rischio intrinseco della prima fase del loro ciclo di vita massimizzando il risultato per tutti gli attori in gioco.
I business angels hanno il ruolo di sostenere finanziariamente progetti innovativi investendo i propri capitali, ma allo stesso tempo supportare i founder delle startup nella definizione del business model in tutti i suoi aspetti. Per questi motivi, un network di business angel rappresenta per le piccole medie aziende italiane la chiave per dialogare efficacemente con sistema delle startup, superando le “incomprensioni” e “difficoltà”.
Quanto e dove investono i business angel in Italia
Un esercito, quello dell’informal venture capital, che nel 2018 nel mercato italiano ha fatto registrare 167 operazioni d’investimento per un totale di € 46.413.961, un deciso aumento rispetto ai 26,6 milioni del 2017 (+75%) in 117 operazioni. Dato che comprende tutti gli investimenti compiuti dai business angels nel 2017 e 2018, sia come operazioni singole che in syndication.
I settori, secondo il report 2018 dell’Italian Business Angel Network, con maggior numero di operazioni sono: 44% ambito digitale (App web, mobile, software), 11% in fintech, 11% in distribuzione e supply chain, 9% alimentare e 8% biomedicina.
Dati che si dimostrano in linea con quelli presentati da IAG nel corso del convegno annuale in cui i soci hanno previsto di investire nel 2019 direttamente circa €4milioni con l’obiettivo di attrarre co-investimenti almeno 3 volte, e hanno riscontrato, in termini di settori, una prevalenza del Digital (che rappresenta il 52% degli investimenti IAG) seguito da Deep Tech (21%), Life Science (20%) e Fintech (7%).
Nel 2020 ci aspettiamo quindi una maggior cooperazione tra PMI, business angel e startup e una continua crescita dell’informal venture capital proprio in quei settori in grado di fornire soluzioni, quasi chiavi in mano, per innovare il mondo delle PMI.