L’uomo e il robot industriale oggi interagiscono quasi come esseri umani fino ad arrivare a scambiarsi sguardi d’intesa. Non è fantascienza, ma un’evoluzione della tecnologia che viene sperimentata presso lo stabilimento della Gkn, società britannica che nel 1963 ha aperto una sede Val Pusteria, in Alto Adige, e da allora continua a sviluppare tecnologie altamente innovative. Una di queste riguarda appunto i robot industriali collaborativi, chiamati cobot. Uno degli strumenti che si vanno a inserire nel contesto dell’Industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale che prevede la digitalizzazione delle fabbriche. “Dimenticate l’immagine della catena di montaggio anni ‘80 e ‘90, quando grosse macchine semoventi erano fisicamente separate dagli operai. Oggi, possiamo lavorare con robot capaci di interagire e collaborare” spiega Ernst Mairhofer, eDrive Manager Manufacturing System di Gkn a Brunico. La prima installazione, partita nel maggio 2016, ha previsto l’uso di un paio di bracci meccanici destinati al sollevamento di alcuni componenti pesanti: bracci che sono accessibili agli operai, senza rischi o pericoli di infortuni. Un sistema di sensori e telecamere, infatti, non solo garantisce la precisione dei movimenti, ma anche l’interazione con le persone che possono, per esempio, aggiustare la posizione di un oggetto o modificare l’intervento della macchina senza fermare la produzione. Nota curiosa: la comunicazione uomo-macchina avviene con uno schermo led che raffigura… gli occhi del robot. “L’espressione degli occhi è un linguaggio universale e immediatamente percepibile, molto più di un messaggio di “alert” che compare su un display. Così, se il robot mostra occhi ridenti, l’operaio comprende che il comando o la modifica sono stati accettati e in esecuzione. Viceversa, occhi che mostrano una reazione di avversità o timore, inducono l’operaio ad agire diversamente. Il tutto, in massima sicurezza” conclude Mairhofer.
Gkn, gruppo che unisce automotive e innovazione, sta dando concretezza all’ultima rivoluzione industriale grazie all’eccellenza del sistema economico altoatesino.
♦Alto Adige, tutti gli attori in campo per la crescita delle imprese
L’azienda è stata fondata nel 1759 in Galles, dall’alba della prima rivoluzione industriale, per lavorare il metallo destinato all’industria pesante. Negli anni Sessanta ha deciso di portare la divisione Driveline in Alto Adige perché, occupandosi di trasmissione dei veicoli a motore, aveva iniziato una partnership importante con la Fiat, che nasceva direttamente da una sede in Germania. “L’Alto Adige era ed è il luogo ideale per lo sviluppo di questo business” sostiene Ernst Mairhofer. “La Fiat degli anni ‘60 non è la Fca di oggi. Ma è rimasta come partner di successo della Gkn, insieme a Bmw, Land Rover, Jaguar, Jeep, Toyota, Renault, Ferrari, Citroen e moltissime altre. Un percorso di sviluppo che è passato anche da importanti acquisizioni di imprese italiane di eccellenza, come la Uni Cardan del 1971 o di Italcardano del 1996”.
A Brunico, dove lavorano oltre 650 persone e si produce un fatturato che sfiora i 200 milioni di euro l’anno, operano la divisione Driveline e Landsystem (che si occupa di componentistica meccanica per macchine di agricole, di movimento terra e gradi veicoli). La prima si è specializzata nella componentistica di trasmissione che integra l’elettronica delle vetture elettriche e ibride: una squadra di oltre 50 ingegneri ha iniziato nel 2002 a produrre apparecchi Etm (Electronic Torque Management), speciali giunti controllati da un computer che ottimizzano la trasmissione nelle vetture, in particolare con la trazione integrale. Da lì in poi, le evoluzioni si sono susseguite tra differenziali, sistemi avanzati di trasmissione e scatole cambio (l’ultima è del 2013) disegnate specificamente per auto elettriche e ibride.
Nello stabilimento altoatesino, che possiede anche la certificazione ambientale Iso 14000, si sperimenta appunto anche il cobot, la nuova modalità di interazione tra l’uomo e il robot industriale.
Inventati nel 1996 da J. Edward Colgate e Michael Peshkin, docenti della Northwestern University in Illinois (Usa), i cobot stanno rivoluzionando la produzione industriale. E aprono la strada al sistema che porta l’Internet delle cose davvero “dentro” le aziende: l’industria 4.0. Attraverso una speciale rete locale in fibra ottica, lo stabilimento Gkn di Brunico sta costituendo un sistema di produzione in cui ogni macchinario (cobot compresi) è “connesso”. Significa che ogni informazione, regolazione e fine tuning di un macchinario o di un processo produttivo possono essere monitorati e regolati attraverso Internet. Con un sistema di sicurezza e policy degli accessi che garantisce il completo controllo di ogni operatore: gli errori si minimizzano, le istruzioni “di carta” e tutta la manualistica viene completamente integrata nel sistema, i guasti possono essere addirittura previsti prima di verificarsi. Il tutto, crea nuove competenze e, di conseguenza, posti di lavoro: una quarta rivoluzione, dopo la prima del tardo ‘700 (le macchine), la seconda del 1870 (la catena di montaggio) e la terza degli anni ‘70 (l’elettronica in fabbrica).