Nei prossimi anni l’industria automobilistica subirà una profonda trasformazione: le auto che verranno sviluppate, le aziende che le costruiscono e i consumatori che le acquistano saranno molto diversi rispetto a oggi. I segnali di questa trasformazione cominciano manifestarsi inequivocabili: un esempio su tutti è rappresentato dal caso Tesla, il marchio automobilistico fondato da Elon Musk che produce auto elettriche, che qualche settimana fa ha raggiunto una capitalizzazione in Borsa superiore a colossi come Ford e General Motors. A guidare il cambiamento sarà la tecnologia che sta già influenzando non solo modelli, funzioni e processi produttivi, ma anche i canali di vendita: sempre di più le auto si venderanno online, con la stessa facilità con cui si acquistano in Rete un abito o un prodotto di bellezza.
L’automobile del futuro, inoltre, sarà connessa. Sarà in grado non solo di monitorare le sue condizioni di funzionamento in tempo reale, ma anche di comunicare con altri veicoli e con un numero sempre maggiore di infrastrutture stradali intelligenti. Le nostre auto saranno sempre meno delle scatole di metallo con un motore e quattro ruote e diventeranno sempre più un concentrato di tecnologie digitali che le renderanno “data center mobili”, parte di un vero e proprio sistema di mobilità più ampio con limitato impatto sull’ambiente.
Uno scenario in cui saranno sempre più interconnessi i grandi player del settore con le startup che propongono nuove soluzioni e nuovi modelli di business e con i consumatori che diventeranno sempre più esigenti.
Vediamo, allora, i principali cambiamenti in atto nel settore, le cui parole chiave sono open innovation e competenze.
1. VENDITA ONLINE – Il merc
ato automobilistico ha avuto una ripresa non indifferente grazie anche all’ecommerce: già nel 2015 è stata registrata una crescita del 7.5% in più rispetto al 2014. E il dato è destinato a crescere. Non è un caso che Tesla venda auto esclusivamente su Internet a un prezzo medio di 120mila euro. E gli esempi di successo non mancano: Alfa Romeo, in occasione del debutto su Tmall, piattaforma del gruppo Alibaba, nel tempo record di 33 secondi ha venduto 350 vetture modello Giulia in edizione limitata ‘Milano’ al prezzo di circa 63mila dollari ciscuna e 60 Giulia Quadrifoglio Verde al prezzo di quasi 150mila dollari. Un successo che ricorda un caso simile: sempre in Cina, nel 2016, sono andate a ruba le Maserati vendute online sempre sulla piattaforma Tmall. Allora il brand del gruppo Fiat Chrysler ha venduto 100 pezzi in 18 secondi. In tutto sono state 100mila le vetture vendute su Alibaba nel 2016: un dato, questo, che dimostra da una parte la crescita del commercio online per le auto, dall’altro il cambiamento per le concessionarie che resteranno sì importanti, ma per l’assistenza post vendita.
2. SMART MANUFACTURING – L’automotive è uno dei settori in cui la produzione automatizzata e interconnessa viene sperimentata in maniera maggiore. Per farlo, spesso le aziende ricorrono alle soluzioni proposte dalle startu
p. Fiat, ad esempio, nello stabilimento di Cassino traccia cose e persone grazie al sistema ideato da Evolvea, startup fondata nel 2014 da Micol Filippetti. “Si tratta di un sistema che permette di ottimizzare la produzione e aumentare la sicurezza” ha raccontato a EconomyUp l’imprenditore. “Il m
onitoraggio delle attività eseguite da persone e macchine è importante: correlare le ore di funzionamento efficaci con i dati di produzione è utile per condurre una analisi della produttività e pianificare misure di miglioramento. Identificare la posizione di persone non autorizz
ate, e quindi la violazione di una prescrizione di accesso, permette di assicurare a operatori interni e ospiti il massimo livello di sicurezza. La soluzione proposta consiste nel dotare il personale e i mezzi rispettivamente con badge e tag attivi, che possono essere localizzati in zone dove è presente la rete”.
Altri player dell’automotive torinese, invece, hanno scelto i sistemi proposti da Saven, startup fondata da Matteo Martinelli nel 2011. “Si tratta di soluzioni innovative per il risparmio energetico nel campo dell’ingegneria fluidomeccatronica che, oltre a recuperare fino all’80% dell’energia utilizzata, permettono di applicare lo smart monitoring nei processi industriali” ha raccontato il founder a EconomyUp. Con un doppio vantaggio per le industrie: bolletta più bassa e manutenzione preventiva.
Non solo, alla GKN di Brunico, gruppo che riunisce automotive e innovazione, il personale umano lavora insieme ai robot. La società britannica che nel 1963 ha aperto una sede Val Pusteria, in Alto Adige, e da allora continua a sviluppare tecnologie altamente innovative, sta sperimentando infatti i cobot, automi in grado di interagire con gli umani attraverso uno schermo che ne raffigura le “espressioni facciali”.
LE – In un futuro non molto lontano le nostre automobili saranno sempre più “intelligenti”: freneranno in automatico in vista di un pericolo, ci consentiranno di rispondere a email o consultare le app sullo smartphone soltanto grazie ai comandi vocali, ci permetteranno di pagare il rifornimento di carburante restando seduti al volante, ci suggeriranno i ristoranti più vicini adatti ai nostri gusti, ci faranno capire quando sta per verificarsi un guasto e ci consentiranno addirittura di ricevere alert se i nostri figli stanno superando i limiti di velocità. Quando non si guideranno completamente da sole. Questo grazie alle applicazioni di Intelligenza Artificiale (AI), che il settore dell’automotive utilizza con sempre maggiore frequenza: dal design, sviluppo, produzione e commercializzazione di autoveicoli. E Le grandi case automobilistiche ci stanno lavorando, anche con le startup.
Solo per fare qualche esempio, si va dalla partnership di IBM Watson e General Motors per lo sviluppo di una piattaforma in grado di mettere automaticamente in contatto il guidatore con aziende o servizi connessi che si trovano in prossimità della sua auto, al tool di gestione dei viaggi in auto proposto da BMW grazie alla collaborazione con Microsoft fino agli investimenti da un miliardo di dollari di Toyota nella tecnologia di guida autonoma basata sull’Artificial Intelligence.
L’ultimo esempio è quello di Ford che ha acquisito per circa un miliardo di dollari una startup impegnata a sviluppare un software d’intelligenza artificiale, Argo AI, fondata da ex manager di Google e Uber.
4. OPEN INNOVATION – Negli ultimi mesi le startup legate al mondo automotive hanno ottenuto finanziamenti milionari. MotorK, società che propone servizi digitali per le
concessionarie e le case automobilistiche, ha ricevuto 10 milioni di euro da due fondi di investimento europei, 83North e Zobito. La startup, oggi scaleup, è stata fondata nel 2010 da Marco Marlia con l’obiettivo di portare nel mondo digitale il mercato delle auto. «Quando abbiamo cominciato era assolutamente sottorappresentato rispetto al mondo fisico», ha raccontato a EconomyUpTv il founder e Ceo della società. «Venivamo tutti da esperienze su Internet e abbiamo visto in questo mercato grandi possibili di sviluppo». Perché era un mercato tecnologicamente arretrato, quello delle concessionarie e delle vendite automobilistiche, sul fronte dell’ecommerce ma non solo. Ford, tramite un fondo da 310 milioni, ha finanziato 15 startup attive nei settori del car sharing e delle auto connesse. E, nel 2016, ha siglato un accordo con Uber, la nota società californiana di servizi per il trasporto a chiamata. Nonostante i dettagli del programma e l’ammontare dell’investimento di Toyota non siano stati mai resi noti, quel che si sa è che grazie a tale accordo i guidatori aderenti a Uber potranno acquistare i veicoli del gruppo nipponico nell’ambito di un programma di leasing gestito dalla sua finanziaria. Una mossa che ha confermato l’interesse dei principali costruttori mondiali nei confronti delle nuove forme di mobilità: qualche giorno prima infatti Volkswagen aveva annunciato un investimento da 300 milioni in Gett, piccola startup israeliana che offre un servizio molto simile a quello di Uber. Mentre a gennaio dello stesso anno, General Motors acquisiva una quota di Lyft – servizio di Taxi a chiamata concorrente di Uber – per 500 milioni di dollari. Finanziamento milionario anche Goodbuyauto, startup italiana per la compravendita online di auto usate. Dopo un primo round da 1,5 milioni chiuso a marzo del 2016, a novembre dello stesso anno riceve un nuovo finanziamento da un milione di euro, al quale hanno partecipato tre top manager di grandi aziende: Fabio Cannavale, Ceo di Lastminute.com, Lorenzo Sistino, ex Ceo di Fiat, e Giuseppe Guillot, già Coo di Yoox.
5. DRIVERLESS CAR – “Nel lungo periodo nessuno comprerà un’auto che non sia autonoma: possedere un veicolo che non si guida da solo sarà come avere un cavallo. Potrai tenerlo e usarlo per ragioni sentimentali, ma non per un uso quotidiano” ha detto Elon Musk, numero uno di Tesla, società statunitense dell’automotive e dell’energia. Non a caso Tesla, insieme a Google, è uno dei colossi internazionali più impegnati nello sviluppo della self driving car o driveless car. Entrambi stanno investendo milioni di dollari in questo tipo di tecnologia e nei team di Ricerca e Sviluppo che se ne devono occupare. Ma anche nomi eccellenti dell’industria automobilistica quali Bmw, Audi, Volvo, Mercedes, Toyota, Nissan, Jaguar, Land Rover e Fca si stanno dando da fare in questo senso.
Il mercato delle driverless car, dunque, è uno dei più allettanti per i protagonisti del settore auto e tante IT Company stanno puntando i loro radar proprio su questa direzione. Pochi giorni fa Intel, colosso statunitense dei microprocessori, ha sborsato 15 miliardi dollari per acquistare Mobileye, puntando con convinzione alla leadership nel settore delle driverless car. E questo è solo l’esempio più recente. Nel 2016 Qualcoom ha acquistato per 47 miliardi di dollari NXP, azienda leader nel mercato dei chip per l’industria automobilistica; nello stesso anno Samsung si è presa il colosso Harman (26mila dipendenti e 7 miliardi di fatturato) per otto miliardi di dollari, azienda leader nella tecnologia audio che produce sistemi domestici e automobilistici; SoftBank invece ha scucito 30 miliardi di dollari per acquisire Arm Holdigns, azienda britannica attiva nel mercato dei microchip per smartphone e tablet, ma con possibili applicazioni nel campo delle automobili. Ma se Intel ha realizzato la più grande acquisizione di una tech company in territorio israeliano, a Tel Aviv in passato avevano fatto shopping anche altre due grandi big del tech americano. Nel 2013 Google comprò Waze Mobile per 1,1 miliardi di dollari, startup che ha sviluppato un’applicazione per la navigazione stradale per dispositivi mobile basata sul crowdsourcing; mentre Apple, sempre nel 2013, mise le mani su Prime Sense sborsando “solo” 300 milioni di dollari.
6. AUTO ELETTRICHE – Il mercato dell’auto elettrica è in espansione, con la presenza di numerosi plug in e modelli di vetture eco-compatibili, tra queste basti pensare alla Ford
Focus elettrica, la Nissan Leaf e la Chevy Volt. I veicoli elettrici hanno generato un nuovo ecosistema di imprese in campo per una sfida tutta da disputare. Qualche nome? ChargePoint, PlugShare, Witricity e Oceanus, tutte pronte a controllare e monitorare il mercato della mobilità elettrica. Il settore sta attirando anche ricercatori e startup. Francesca Soavi, Francesca De Giorgio e Irene Ruggeri, ricercatrici all’Università di Bologna, hanno trovato una soluzione che potrebbe rivoluzionare il mondo delle auto elettriche. Si tratta della Nessox Battery (acronimo di New Semi-Solid flow lithium Oxygen battery) cioè una batteria che può essere ricaricata attraverso la sostituzione di un liquido che funziona da elettrolita e da catodo. Ora, le tre creative, grazie all’acceleratore bolognese UNIBO Launch Pad, e al programma TVLP in Silicon Valley, costituiranno l’impresa per commercializzare il prototipo dell’innovativa batteria. Enel e Nissan, invece, hanno siglato una partnership per proporre “e-go All Inclusive”, offerta integrata che prevede il noleggio del veicolo, una stazione di ricarica domestica e un’app per individuare le colonnine sul territorio nazionale. Un modello commerciale disruptive che scommette sul green.
7. CAR SHARING – Quello delle automobili condivise non è un fenomeno di nicchia. In Italia la sharing mobility ha riscosso particolare successo. A confermarlo
è la presenza di startup come Urbi, società che ha sviluppato un’applicazione omonima che aggrega i principali sistemi di mobilit
à urbana e condivisa – car, bike, scooter sharing, taxi e Uber. Un recente report pubblicato proprio da Urbi ha messo in evidenza i dati più significativi del settore: 5.030 veicoli
condivisi, oltre 4 milioni di prenotazioni, un milione e 800mila ore di noleggio, circa 30milioni di km percorsi e una crescita del 35% negli ultimi mesi.
Inoltre, all’inizio dell’anno il Gruppo Europcar, tra i leader europei dell’autonoleggio e player di riferimento della mobilità, ha annunciato, attraverso Ubeeqo – l’innovativa startup della mobilità di cui detiene una quota di maggioranza – l’acquisizione di GuidaMi, la compagnia di car sharing di Milano. L’Italia diventa così il sesto mercato nel quale Ubeeqo offre un’alternativa alle auto di proprietà.