Dopo aver analizzato l’impatto che le tecnologie spaziali e il metaverso avranno sulle aziende e sul mercato del lavoro, è utile indagare anche i diversi ambiti applicativi di queste tecnologie, per scoprirne le svariate potenzialità. Le tecnologie immersive, infatti, rappresentano una grande opportunità non soltanto per il mondo tech ma anche per il vasto settore artistico-culturale, il quale negli ultimi anni sta modificando i propri linguaggi narrativi per evolversi e arricchire le esperienze estetiche che solo questo è in grado di offrire.
Le tecnologie immersive e l’esigenza di una nuova narrazione
Realtà virtuale e realtà aumentata stanno già entrando a far parte delle nostre abitudini e soprattutto del nostro modo di relazionarci con il mondo, e non sto parlando del supporto tecnico che i nuovi strumenti digitali offrono rendendo più pratiche molte attività noiose, ma del surplus che queste stesse tecnologie sono in grado di generare quando si tratta di altri ambiti di applicazione, come quello artistico, musicale e cinematografico. Anche il settore culturale e il mercato del turismo hanno scoperto le potenzialità delle tecnologie immersive. Quest’ultime, infatti, hanno inventato le regole di un nuovo linguaggio, tipico esclusivamente dei nuovi media, e, in questo modo, hanno contribuito alla creazione di innovative forme di cultura e di espressione artistica.
La narrazione promossa dalle tecnologie immersive si basa su un concetto di storytelling non lineare, ma appunto immersivo e onnicomprensivo. Questo significa che il racconto non procede su una linea retta temporale e soprattutto non prevede una percezione unilaterale di un contenuto, come accade per esempio nel cinema, bensì si costruisce sull’esperienza unica di ogni utente, che diventa protagonista di un mondo con cui esso stesso può interagire. È questo uno dei motivi del successo della VR e dell’AR, che hanno saputo aprirsi una strada anche nelle discipline legate alla fruizione artistica, alla creatività e alla produzione di contenuti.
Tecnologie immersive: l’arte e i beni culturali
La forza di una narrazione di tipo immersivo risiede nella capacità, tipica delle tecnologie spaziali, di trasportare l’utente in un’altra dimensione permettendogli di vivere a 360° gradi il significato di un’opera d’arte o di un film, e, soprattutto, offrendo una profondità di sguardo che supera la superficie dello schermo. La virtualizzazione dell’esperienza di visita ha introdotto il settore dei beni culturali a una modalità di fruizione estetica nuova e che già oggi viene utilizzata da diverse istituzioni museali, e non solo, per promuovere un nuovo modo di entrare in contatto con l’arte e la storia. A Milano, per esempio, la collaborazione tra AnotheReality e la Veneranda Fabbrica del Duomo ha trasformato completamente l’esperienza di visita della cattedrale simbolo del capoluogo lombardo, introducendo dei nuovi percorsi totalmente digitali e immersivi per esplorare la Cava di Candoglia, da cui è stato estratto il marmo per la costruzione del duomo, attraverso degli appositi visori. Dal centro di Milano, i visitatori viaggeranno virtualmente fino in Piemonte per scoprire i segreti e le curiosità che si celano dietro la costruzione di una struttura tanto maestosa e meravigliosa. È possibile avere un’anticipazione dell’esperienza virtuale a questo link.
L’immersività è una caratteristica che è in grado non solo di rivoluzionare la fruizione di un’opera d’arte ma anche di influenzare la creazione della stessa. Il volumismo, per esempio, è una corrente artistica fondata dall’artista Anna Zhilyaeva che, collocandosi a metà tra la scultura e la pittura, sfrutta lo spazio virtuale per esibizioni di live 3D painting. Le tecnologie immersive hanno fornito lo strumento di connessione tra l’arte digitale e il mondo fisico, amplificando il dialogo che naturalmente si instaura tra il fruitore e l’opera d’arte.
Tecnologie immersive: la musica e il cinema
Allo stesso modo dell’arte e dei beni culturali, anche il cinema e la musica hanno sperimentato nuove metodologie di storytelling sfruttando le tecnologie spaziali, per proporre allo spettatore qualcosa di totalmente nuovo ed inedito.
Nel 2017, per la prima volta nella storia, viene nominato agli Oscar un cortometraggio realizzato interamente in realtà virtuale. Sto parlando di Pearl, il breve film prodotto da Google Spotlight Stories ed Evil Eye Pictures, che racconta il viaggio on the road di un padre insieme alla figlia attraverso gli Stati Uniti. La potenza emotiva e il trasporto narrativo della storia vengono amplificati dalle tecnologie immersive, che, come abbiamo detto nei paragrafi precedenti, avvicinano lo spettatore ai personaggi permettendogli di sentirsi parte integrante del racconto. Le modalità di storytelling non lineare costituiscono, infatti, un’opportunità non indifferente per il settore cinematografico, il quale da sempre ha fatto del coinvolgimento del pubblico il proprio obiettivo principale. Nel cortometraggio realtà e finzione si fondono ricreando un ambiente fantastico in cui i personaggi del racconto e il pubblico vivono in un solo spazio.
Il caso “Gue Pequeno”
Allo stesso modo, il mondo della musica e dello spettacolo hanno trovato nella realtà aumentata un utile supporto tecnologico volto ad aumentare l’engagement. Tra chi ha saputo sfruttare al meglio questo tipo di offerta, individuandone i vantaggi, c’è Gue Pequeno, noto rapper e produttore discografico italiano, che nel 2020 ha anticipato la pubblicazione del suo sesto album Mr. Fini con una campagna pubblicitaria in realtà aumentata. Il cantante, infatti, ha ricreato in AR la sua stanza di albergo e, attraverso minigiochi e attività interattive, invitava l’utente a scoprire i brani dell’album in anteprima. La particolarità e la forza di questa iniziativa risiedono nella possibilità offerta al consumatore di interagire direttamente con i contenuti del disco, scoprendone indizi e curiosità e regalando ai fan un’opportunità da non perdere.
Appuntamento all’OnMetaverse Summit a Milano
Se Gue Pequeno ha saputo coinvolgere il proprio pubblico in modo nuovo, altri artisti hanno rinnovato le proprie performance attraverso l’utilizzo delle tecnologie immersive. Tra questi, il musicista e compositore francese Jean-Michel Jarre, il quale nella sua carriera si è esibito in concerti interamente virtuali appoggiandosi a piattaforme come VRChat o Roblox. Dell’applicazione delle tecnologie immersive al mondo della musica e dello spettacolo se ne parlerà il 9 novembre all’OnMetaverse Summit, la conferenza di Fiera Milano e AnotheReality dedicata alla trasformazione digitale che si terrà all’Allianz MiCo di Milano, alla quale sarà presente lo stesso Jean-Michel Jarre per raccontare la propria esperienza e per approfondire le opportunità che questo tipo di tecnologie possono offrire ad un settore creativo quale quello musicale.
Dopo l’avvento della pandemia di Covid-19, infatti, l’AR e la VR hanno definitivamente fatto il proprio ingresso anche nell’ambito degli eventi musicali e dei festival, ne sono un chiaro esempio il Burning Man in the Multiverse che ha avuto luogo nel mondo virtuale di AltSpace VR e il Tomorrowland, che ha radunato un milione di persone per uno streaming in diretta.
In conclusione, è evidente che le tecnologie immersive, se utilizzate correttamente, incentivano l’ingaggio narrativo in diversi ambiti, anche e soprattutto quello culturale, aiutando ad aumentare e migliorare la fruizione tradizionale. Sfruttare le tecniche offerte dai nuovi strumenti digitali, infatti, permette non soltanto di arricchire il proprio prodotto con informazioni contestuali, ma, come abbiamo visto, anche di ricreare momenti o ambienti di condivisione e avvicinare il narratore o l’artista al proprio pubblico.