Sta per debuttare la prima stampante 3D marcata Arduino: lo dice a EconomyUp Massimo Banzi, cofondatore di Arduino, piattaforma hardware open source che consente anche ai meno esperti di programmare ed è usata in tutto il mondo dai makers, la nuova generazione degli artigiani digitali.
Molte di queste persone, ingegnose e inclini alla multidisciplinarietà, stanno appunto dedicando il loro impegno alla tecnologia innovativa delle stampanti tridimensionali, considerata rivoluzionaria. E ora per la prima volta si celebra il matrimonio tra due innovazioni, stampa 3D e Arduino.
“Abbiamo lavorato con un’azienda italiana che, a nostro parere, fa un prodotto molto adatto al consumatore” dice Banzi, nato a Monza, residente a Lugano ed ex docente alla scuola di Interaction design di Ivrea. “L’azienda – prosegue – userà Arduino come commuter che fa funzionare la stampante 3D”. Per ora il nome della società è top secret ma, assicura l’innovatore, dovrebbe essere svelato i primi di ottobre alla Maker Faire Rome, vera e propria fiera delle invenzioni dei makers che si tiene all’Auditorium Parco della Musica della capitale nell’ambito de The Innovation Week, evento di cui lui stesso è curatore insieme al giornalista Riccardo Luna.
“Piuttosto che inventare un prodotto da zero – prosegue il papà dei makers italiani – cerchiamo qualcuno che lavori con noi e fabbrichi un prodotto da portare in giro per il mondo, ora che Arduino ha acquisito visibilità mondiale”.
Cresciuto giocando con i circuiti elettronici, Banzi ha contribuito a inventare nel 2005 insieme a un team di colleghi il progetto Arduino, la scheda a microcontroller open source facile da utilizzare che ha ispirato migliaia di persone in tutto il mondo a costruire oggetti in modo innovativo, dai giocattoli alle attrezzature satellitari. Un esempio di tecnologia interamente made in Italy esportabile nel resto del pianeta.
La piattaforma ha anche richiamato l’interesse di multinazionali: Microsoft Research, per esempio, ha utilizzato la scheda elettronica in un esperimento per ridurre le vibrazioni duranti gli scatti fotografici con gli smartphone. Inoltre è entrata nei laboratori di Apple, Hitachi, Panasonic, Asus. Chiunque può scaricare i progetti tecnici di Arduino da Internet, imparare il linguaggio di programmazione e divertirsi a costruire.
Molti di questi hobbisti tecnologici si stanno appunto lanciando nel settore in forte ascesa della stampa 3D. Secondo la società di ricerche Gartner, l’approdo di questa tecnologia nel mercato mainstream è vicino, sia per i professionisti sia per i consumatori: le imprese potranno migliorare i sistemi di progettazione, creando nuove linee di prodotti per nuovi mercati, mentre i consumatori potranno stamparsi da soli le loro cose o usufruire di punti vendita dove ci si reca con il file per trasformarlo in oggetto unico.
Elemento chiave della svolta anche il calo dei prezzi che sta abbassando la soglia di ingresso: entro il 2016 le stampanti 3D di fascia enterprise costeranno meno di 2mila dollari, dice Gartner. Oggi la stampa in 3D è già un processo consolidato in settori come l’automotive, la produzione di beni di consumo, l’industria militare, quella medica e farmaceutica e si comincia a diffondere nell’alta moda. L’Italia ha diverse aziende con tecnologie per la stampa 3D riconosciute a livello mondiale. Il primo a usarle in Italia, anzi in Europa, è stato l’imprenditore e ingegnere Ignazio Pomini: oggi dallo stabilimento di Trento della sua Hsl escono, con il marchio .exnovo, gioielli, lampade e applique di alto design. A Pisa, l’ingegnere Enrico Dini della Dinitech ha sviluppato D-shape, che stampa componenti di edifici usando una miscela di polvere di roccia o sabbia e collante. A Treviso la Mbn Nanomaterialia ha brevettato una stampante 3D per i metalli. E lo scorso gennaio Barilla ha annunciato l’installazione nei ristoranti che si riforniscono della famosa pasta, oppure nei locali monomarca come quello di New York, di apparecchi tridimensionali per produrre “formati” di pasta ad hoc nella quantità e nel disegno desiderati.