Se c’è qualcuno che può parlare di metaverso sapendo quel che dice, adesso che molti ne parlano come quando si indossa un abito alla moda, è certamente Antonio Squeo, vulcanico co-fondatore di Hevolus e da qualche settimana Chief Metaverse Officer, appunto, della PMI innovativa che dalla Puglia è arrivata fin negli Stati Uniti e Dubai.
Già nel 2010 Squeo si era inventato la “He-Cinebox”, una sala con maxischermo dove il cliente poteva vedere il rendering a dimensioni reali della cucina che aveva ordinato. Un’idea piaciuta alla multinazionale tedesca Würth, poi diventata partner di Hevolus che nel 2019 viene scelta da Microsoft come testimonial internazionale di HoloLens2. E poi il primo negozio virtuale per Natuzzi, il debutto alla Milano Fashion Week, il primo Metaverso Enterprise con Würth.
“Siamo almeno 12 mesi avanti perché avevamo una piattaforma tecnologica pronta per il delivery, che permette ai clienti di creare diversi metaversi proprietari”, dice Squeo da Dubai dove trascorre sempre più tempo dopo le numerose manifestazioni di interesse avute durante la Gitex Global, la più grande fiera mondiale dell’innovazione tecnologica. “Non pensavamo di essere così interessanti”, si schermisce. “Qui la preoccupazione non è quanto costa, ma essere i primi. Quindi molto probabilmente apriremo una subsidiary a Dubai, dove Sua Altezza lo sceicco Mohamed bin Rashid Al Maktourn vuol fare della città una delle prime al mondo nella nuova dimensione virtuale”.
Perché continui a parlare di metaversi e non metaverso?
Perché non esiste un metaverso, ma tanti metaversi. Siamo di fronte a due modelli: da una parte ci sono i metaversi dove aprire degli store, come Roblox. Dall’altra ogni azienda manifatturiera, ogni retailer deve pensare di avere il proprio metaverso, secondo gli standard del Metaverse Forum, di cui Hevolus è stata tra i primi soci nel mondo”.
Hevolus sta portando sui metaversi un po’ di tutto, compreso il tartufo di Alba, tanto prezioso e raro soprattutto quest’anno, o l’arte con il 5G di Vodafone, come avete fatto di recente a Verona. Qual è il vostro lavoro e la vostra specificità?
Gli altri parlano di metaverso, noi facciamo davvero i metaversi. Per noi non sono strumenti digitali per creare un’alternativa alla dimensione fisica ma una piattaforma tecnologica che aggiunge esperienze digitali nei luoghi fisici. Abbiamo, quindi, un approccio phygital.
Le aziende hanno capito le potenzialità dei metaversi?
Sì, se le presenti nel modo corretto.
E sarebbe?
Quando cominciamo a parlare di metaversi, ai clienti non importa della tecnologia, vogliono sapere che cosa ci puoi fare, dove sta il valore. Spesso si fa confusione fra la tecnologia abilitante e i luoghi di incontro e relazione. I metaversi sono spazi dove potersi muovere da soli, incontrare qualcuno o fare qualsiasi altra attività e in base al device che utilizzo decido l’esperienza che posso avere, via web o in realtà aumentata.
Significa che non sono necessari i visori?
I visori resteranno la principale chiave di accesso. Qualcomm ha lanciato un nuovo chipset con cui arà prodotta una nuova generazione di visori, il primo da Lenovo, ed Hevolus sarà tra i primi utilizzatori. Ma non è pensabile che tutti indossino i visori e dobbiamo prevedere l’accesso anche attraverso altri device come gli smartphone.
Come si entra nei metaversi con Hevolus?
Hevolus ha creato un’unica piattaforma, un unico CMS (content management system, ndr.) dove puoi abilitare diversi processi, anche in momenti diversi, partendo dal mattoncino che preferisci per poi evolvere e tutto questo con un livello di difficoltà e imbarazzo tecnologico pari a zero. Noi non dobbiamo spiegare che cos’è il metaverso, ma che cosa si può fare nei metaversi. Senza limitazioni dovute a device o piattaforme.
E che cosa puoi fare? Ci fai qualche esempio?
Il primo livello è il WebXR, l’oggetto che entra in casa attraverso un QrCode senza dover scaricare alcuna app. Ma puoi, per esempio, cominciare con uno spazio di incontro per meeting o per lavorare, il WebSpaceXR, e poi passare ad altre funzionalità. C’è la Collaboration XR per le scuole, che è stata premiata come la migliore soluzione al mondo nel suo settore proprio a Dubai: è stata lanciata con l’Università Federico II nel 2021 e adesso è alla base di un progetto con le scuole degli Emirati Arabi. Una prestigiosa azienda di auto sportive ha deciso di cambiare tutto il suo reparto di prototipazione usando la nostra piattaforma. PrototypeXR. Ma la piattaforma prevede anche un verticale per le vendite, che abbiamo già utilizzato per fare anche eventi o vendite, naturalmente, come abbiamo già con Natuzzi: puoi esporre in 70metri quadrati come se ne avessi 2mila. Tutti hanno un sito web trasformabile, diciamo così, in un sito web 4.0 “camminabile” per entrare in una nuova dimensione.
Che cosa significa fare una fiera XR e quali vantaggi ha?
Immagina di dover allestire uno stand di 4° metri quadrati dove non puoi portare tutti i tuoi prodotti, specie se sono ad esempio macchinari ingombranti o in movimento. I visitatori possono vederli sul tablet con il venditore accanto ma la cosa fondamentale è che quello che fai il gemello digitale dello stand e la fiera continua oltre la sua durata fisica perché puoi incontrare altri clienti nello stand virtuale. Con una differenza: che quando il cliente torna attraverso un canale digitale io so esattamente quello che ha visto e pere quanto tempo.
Quindi, secondo quel che ti serve, prendi un mattone, un verticale della piattaforma di Hevolus. Qual è il fattore che tiene tutto insieme?
Il customer journey, lo storytelling. Per questo diciamo che Hevolus vende Unconventional Customer Phygital Journey. Ed è un modo per trasformare il business. Per una compagnia aerea, ad esempio, la nostra piattaforma può abilitare nuovi fonti di ricavo “aprendo” un accesso virtuale alle gallerie commerciali di tutto il mondo in modo che i passeggeri possano visitarle e acquistare durante i voli di maggiore durata. Si gioca tutto sulla cerimonia di vendita, non sulla tecnologia.
Per creare metaversi, però, servono i gemelli digitali di tutto ciò che si vuole ricreare nel mondo viruale. Chi li fa?
La piattaforma di Hevolus ha già una serie di convertitori. Ricordiamo che lo standard dei file per i metaversi è Gltf/Glb. Chi lavora nella moda o nell’automotive, per esempio, lavora già in 3D e per creare il suo metaverso su Hevolus non deve creare alcun gemello digitale perché ci pensa il convertitore automatico della piattaforma. Basta fare drag and drop. Comunque esistono ormai numerosi programmi che ti permettono di creare il gemello digitale di qualsiasi oggetto con un iPad.
I prossimi passi di Hevolus, oltre l’apertura di un ufficio a Dubai?
Adesso l’obiettivo è scalare rapidamente per far rendere il vantaggio competitivo che abbiamo. Abbiamo in programma un round molto importante, almeno a due cifre, e lo faremo quasi sicuramente con investitori internazionali. Ma anche aperture all’estero e non escludiamo qualche acquisizione. Ora è tutta questione di go to market. Abbiamo la tecnologia, abbiamo gli use case, dobbiamo correre. Il 2022 è l’ultimo anno da startup. Dal prossimo dobbiamo fare scaleup, puntando anche sul rientro dei cervelli e sul South Working. Anche se sono spesso in giro per il mondo non ho certo dimenticato la mia Puglia.