L'INTERVISTA

Andrea Piol: ecco com’è nata e che cosa farà la Fondazione Elserino Piol

Un’idea nel 2021, la costituzione nel gennaio 2023 e adesso l’accelerazione. A un mese dalla scomparsa, Andrea Piol racconta che cosa farà la Fondazione Elserino Piol a Valmorel, nel bellunese, luogo di nascita del padre. “Un progetto di innovazione sociale per valorizzare un territorio con le tecnologie”.

Pubblicato il 17 Mag 2023

Andrea Piol

“La cosa che mi spiace è che ci siamo scoperti tardi, l’uno e l’altro. La Fondazione che porta il suo nome è un modo per continuare ad averlo con noi e portare avanti un suo progetto”. Andrea Piol si libera e si commuove raccontando quello che succede troppo spesso tra padri e figli. Un mese fa, il 17 aprile, se n’è andato a 91 anni Elserino Piol, l’uomo che ha creduto e scommesso su Federico Marchetti e la sua Yoox (qui puoi leggere il ricordo di Marchetti) e ha investito con coraggio e lungimiranza su tante altre startup quando ancora non si chiamavano così. Per questo tutti lo ricordano (anche) come il papà del venture capital italiano ed europeo.

Andrea Piol, 56 anni, 30 di esperienze da imprenditore e manager hi-tech, nel 2021 dopo due decenni ha lasciato Bizmatica, l’azienda che ha fondato e poi venduto a una multinazionale francese. Adesso fa il consulente, porta le tecnologie innovative a grandi clienti italiani, ma soprattutto è impegnato a guidare la Fondazione Elserino Piol.

Per la prima volta Andrea Piol parla della Fondazione dedicata al padre in questa intervista a EconomyUp, che è anche l’occasione per raccontare una storia di ritorno alle radici, agli affetti più semplici e reali per fare innovazione sociale in un mondo sempre più smaterializzato. Piol anticipa anche la riedizione di un libro del padre pubblicato nel 2004 e ormai introvabile: “Il sogno di un’impresa”, con sottotitolo eloquente: “Da Olivetti al venture capital: una vita nell’information Technology”.

Come nasce la Fondazione Elserino Piol?

La prima idea è del 2021. Mio padre era molto legato al suo paese di origine, Valmorel, una frazione di Limana in provincia di Belluno, poco meno di 800 metri sul livello del mare, qualche decina di abitanti. Un posto magico, davanti alle Dolomiti. Dino Buzzati, che conosceva bene mio padre, ci ha ambientato uno dei suoi libri, “I miracoli di Valmorel”, appunto.

Elserino Piol andava spesso a Valmorel?

No, ma sentiva un forte legame con il suo luogo di nascita, con quel territorio: ci erano nati i nonni, è stata una zona importante per le lotte partigiane durante la resistenza. Così voleva fare qualcosa per quel territorio. Un giorno si è chiuso nel suo studio e il giorno dopo aveva pronto lo statuto della Fondazione. Era un fulmine quando c’era da portare avanti un progetto. Io nel frattempo avevo acquisto un edificio, che è un pezzo di storia del luogo: la locanda con osteria. L’idea era di una Fondazione nazionale con un obiettivo locale: ripopolamento di quella zona del bellunese, da cui molta gente va via soprattutto giovani e all’estero. Cosa possiamo fare per trattenerli?

Che cosa voleva fare Elserino Piol a Valmorel?

Usare le tecnologie per una grande iniziativa di innovazione sociale, valorizzando il territorio da un punto di vista ambientale, agricolo e turistico. Ed è quello che faremo. La Fondazione è stata costituita il 10 gennaio 2023. Mio padre da qualche tempo non voleva più parlare, pur essendo lucidissimo. Quando siamo tornati dal notaio e gli ho detto che finalmente la Fondazione esisteva, con me presidente, ha parlato e ha detto: “E io?”. Fino a un mese fa è stato il presidente onorario…

Qual è il principale insegnamento che ti ha lasciato tuo padre?

Devo dire che con lui ho avuto un rapporto molto difficile, almeno fino al 2000. Lui era sempre in giro per il mondo, lo vedevo poco. Infatti, la cosa che più mi spiace è che ci siamo scoperti tardi, l’uno e l’altro. La cosa che mi ha sempre detto, anche quando parlavamo poco, la cosa che mi ha insegnato è questa: fai quello che vuoi ma in quello che fai cerca di essere il numero uno, punta sempre in alto. Se poi riesci o no, poco male. Anche la Fondazione per me è una responsabilità enorme ma è un modo per portare avanti un suo progetto, è quindi anche una bella eredità.

Chi ha partecipato alla nascita della Fondazione Elserino Piol?

I cinque membri del CdA, con me e i miei fratelli Alessandro e Marinella ci sono il mio ex socio di Bizmatica Max Bulling, e Claudio Canova, presidente di Fantastiche Dolomiti, che è la nostra presenza sul territorio. Infatti, a lui è andata la vicepresidenza della Fondazione Piol. Abbiamo già otto soci sostenitori e naturalmente ne sto cercando altri.

Che cosa farà la Fondazione Elserino Piol per Valmorel e dintorni? Puoi farci qualche esempio?

Eccone un esempio concreto. A Valmorel c’è una delle poche latterie turnarie attive: arrivano con il latte, fanno i formaggi e li portano a casa. In agosto la gente va, magari nel pomeriggio, la trova chiusa e non ha alcuna informazione su dove poter andare a comprare quei formaggi. La Fondazione lavorerà per costruire una base dati e alimentare siti web e pannelli digitali che serviranno per mappare e valorizzare quel che offre il territorio. C’è poi un’altra linea di azione molto legata alla storia di mio padre alla mia.

Immagino che sia una linea che porta alla tecnologia e all’innovazione…

Sì, vorremmo fare di Valmorel un laboratorio di idee: questa è un’espressione che potrebbe essere di mio padre. Usare il territorio per fare sperimentazioni, coinvolgendo i giovani e le scuole con borse di studio. Potremmo chiamarlo incubatore, ma è un termine che non mi piace. Questo è un grande progetto di innovazione sociale, anche con un obiettivo economico: se riusciamo a costruire qualcosa che ha senso e funziona, possiamo replicare il modello in altri territori.

Prima dicevi che hai acquistato la locanda storica di Valmorel. Che cosa ne farete?

L’idea è di ristrutturare la locanda, un edificio di tre piani, per riportala al suo stato di un tempo. Accoglierà tutte le cose di mio padre Elserino, a partire dai libri che sono davvero tanti, business ma anche narrativa, prevalentemente in inglese. Lui aveva smesso di andare in ufficio nel 2014 e da allora fino all’anno scorso leggeva un libro al giorno. Era praticamente impossibile regalargliene uno, perché l’aveva già letto. La sua biblioteca di testi su business e tecnologia è davvero sconfinata e importante.

A proposito di libri. Elserino Piol ne ha scritto uno, “Il sogno di un’impresa”, pubblicato nel 2004 e da tempo ormai introvabile. C’è speranza che torni disponibile?

Sì, quel libro è da anni non disponibile. Ricordo che mio padre allora non volle la versione digitale, l’ebook, ma poi se ne pentì. Adesso, però, posso dire che tornerà in libreria: ho avuto la conferma che sarà presto ripubblicato da Marsilio Editore, con prefazione di Carlo De Benedetti e Oliver Novick. E stiamo già pensando a un evento di lancio, probabilmente a Belluno, attorno alla suo compleanno che è l’8 dicembre.

Torniamo a Valmorel. Che cos’altro ci sarà nell’edificio che fu locanda?

Aule per fare corsi, ma vorrei fare qualcosa davvero innovativo, qualche sala riunione, uffici. Dovrà essere uno spazio utile ai nomadi digitali. Quindi dovremo lavorare anche sulla connettività. Fino a due anni fa bisogna percorrere 12 chilometri per riuscire a fare una call. Per fortuna il signor Elon Musk con Starlink ha risolto il problema.

Quando sarà pronto questo spazio?

I lavori di ristrutturazione partiranno in giugno e dureranno circa un anno. Contiamo di essere pronti per l’estate 2024. La Fondazione intanto va avanti.

Vai spesso adesso a Valmorel? Qual è il tuo rapporto con quel luogo?

Io sono nato ad Alassio e sono andato a Valmorel la prima volta nel 1993. Poi è stata ristrutturata una casa del nonno, siamo andati la prima volta un Natale, poi abbiamo cominciato ad andare anche d’estate. Così nel corso degli ultimi 30 anni ho imparato a conoscere e ad apprezzare quel luogo. Forse perché sono anche cambiato io. È un posto dove adesso mi trovo bene, tanta natura, aria pulita, poche persone con cui ci sono rapporti consolidati. Ogni persona che incontro lì è un cugino (e ride, ndr.). Quando abbiamo acquistato la locanda del paese, tutti mi hanno spinto a farlo e adesso mi sostengono. Mio padre lì era molto conosciuto, nonostante ci sia stato poco, visto che la famiglia era andata via dopo la guerra. Piol è un nome molto comune da quelle parti, ma mio padre è sempre stato molto riconosciuto per quello che ha fatto nella sua vita. Che adesso avrà un seguito grazie alla Fondazione Elserino Piol.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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