Il mercato del retail “fisico” è in caduta libera. Lo dimostra questo grafico realizzato da Yahoo Finance, che evidenzia come il valore di alcune grandi catene statunitensi delle vendite sia crollato fino a raggiungere in un paio di casi quasi il 100% in meno nell’arco dell’ultima decina di anni. Contemporaneamente, neanche a dirlo, Amazon, colosso delle vendite online, è vertiginosamente schizzato verso l’alto, fino a raggiungere + 2347%. Un fenomeno, quello dei negozi che muoiono, che sembra aggravarsi di giorno in giorno, tanto che si parla di “apocalisse americana”.
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In base alle statistiche elaborate da Yahoo il risultato peggiore è quello di Sears, storica catena di grande distribuzione fondata nel 1886 da Richard Warren Sears e Alvah Curtis Roebuck, inizialmente basata su vendite per catalogo e poi passata al “fisico” con l’apertura del suo primo negozio nel 1925: il colosso di Chicago è passato da 27,8 miliardi di dollari di valore di mercato nel 2006 a 1,2 miliardi al 31 marzo 2017, con un crollo del 96%. Molto male anche JCPenny, grandi magazzini del Texas, scesi da 18,1 a 1,7 miliardi nel periodo già citato, con un calo del 91%. Segue Koh’ls, fondata nel 1962 a Milwaukee, nel Wisconsin, in caduta verticale del 73%. Tempi duri anche per i grandi magazzini Macy’s, un tempo lustro di New York, che perdono il 64% del valore. Da questa lista nera si salva soltanto, con poco margine, Wallmart: dai 214 miliardi di dollari del 2016 è salito ai 217,8 del 2017.
Inutile dire che il paragone con Amazon è spiazzante. Nello stesso periodo preso in esame il gigante dell’e-commerce è passato da un valore di mercato di 17,5 miliardi di dollari agli attuali 428,3 miliardi.
Quindi c’è la morte in vista per i negozi brick and mortar, ovvero quelli legati all’economia reale e caratterizzati dall’esistenza di strutture aziendali fisiche in cui i clienti possono recarsi di persona per vedere ed acquistare i prodotti? Non tutti la pensano così. Una delle chiavi per la loro sopravvivenza è l’innovazione.
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