DATA ANALYTICS

Alternative Data: che cosa sono e come stanno cambiando il mondo della finanza

I dati alternativi su aziende e privati, che integrano i tradizionali dati finanziari, possono aiutare banche, assicurazioni e istituti finanziari a mitigare i rischi di prestiti e investimenti. Tra gli alternative data più richiesti quelli su reputazione digitale e geolocalizzazione. Il caso “The Data Appeal Company”

Pubblicato il 05 Ott 2021

Alternative Data

Il mondo della finanza sta cambiando radicalmente grazie al data enrichment. Credit scoring, investimenti, iniziative legate alla sostenibilità e analisi di mercato si fondano sempre più spesso su una nuova tipologia di dati: gli alternative data.

Concedere un prestito o investire in una nuova impresa di questi tempi non è scontato: l’instabilità economica che i mercati si trovano a fronteggiare e l’impatto del Covid ad esempio sugli ultimi dati di bilancio rendono le scelte finanziarie sempre più rischiose.

Gli alternative data, dati alternativi su aziende e privati che solitamente vanno a integrare i tradizionali dati finanziari, stanno vivendo un momento di forte attenzione.

Tra gli alternative data più richiesti dal mondo della finanza ci sono quelli relativi alla popolarità e alla reputazione digitale dell’attività (recensioni, commenti, conversazioni social) e di geolocalizzazione. Dati che possono rivelare informazioni cruciali su imprese e progetti di investimento anche nell’ottica di misurare la loro sostenibilità.

Il valore degli alternative data

Per capire meglio l’applicazione degli alternative data abbiamo intervistato Mirko Lalli, CEO e fondatore di The Data Appeal Company, startup italiana specializzata nella data analysis di questo tipo, che fornisce alternative data a decine di aziende italiane e a due delle nostre maggiori banche.

Banche, assicurazioni, istituti finanziari in genere, cercano nei dati online soprattutto uno strumento utile a mitigare i rischi di prestiti e investimenti. I parametri tradizionali utilizzati di solito dalle banche si basano sullo storico e non sono in grado di dire molto sul futuro di una azienda, mentre sappiamo per certo che la reputazione online influenza fortemente le vendite e il fatturato futuro di un’impresa nel mondo reale e dunque diventa un dato di cui sempre più si tiene conto.”

Già una ricerca del Politecnico di Milano aveva indicato la rilevanza e il valore di integrare informazioni o rating finanziari e operativi. I dati alternativi forniscono informazioni qualitative che, se correttamente interpretate, possono ad esempio aiutare a migliorare le stime di crescita o anticipare eventuali criticità in merito alla solidità e solvibilità delle aziende.

Ciò di cui Data Appeal si occupa è non solo la raccolta delle informazioni, ma anche la loro “traduzione”: in altre parole, i dati vengono analizzati, normalizzati e trasformati in veri e propri indicatori a supporto dei processi decisionali.

Analizzare la clientela e scoprire esigenze inespresse

Lato consumer, gli studi dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano sulla disponibilità a condividere certe informazioni, quali ad esempio quelle legate alla famiglia, ai viaggi o provenienti dai social network, mostrano apertura da parte dei consumatori italiani verso le rispettive banche e assicurazioni.

Un 10-15% degli utenti li condivide già, mentre un 30-40% sarebbe ben disposto a farlo vedendo il valore di questa condivisione, ad esempio tramite un’offerta personalizzata.

Tuttavia, ciò potrebbe non rivelarsi necessario. O meglio, potremmo dire che non necessariamente ci sarà piena consapevolezza dell’utente finale sulla condivisione di certe informazioni (nel rispetto delle normative). “I nostri strumenti – spiega Mirko Lalli – sono in grado di mappare e raccogliere ogni singolo dettaglio di qualsiasi punto di interesse a livello globale: non solo informazioni quantitative, ma anche qualitative. Così siamo in grado di sapere ad esempio quante persone hanno visitato un determinato luogo, da dove provengono, che opinione hanno espresso”.

Ci sono poi anche attività che riguardano la qualità e l’estendibilità del set informativo pre-esistente. “Di recente – spiega Mirko Lalli – abbiamo svolto per diverse banche italiane un particolare servizio, chiamato VAT matching, dove dall’analisi di grandi quantità di dati abbiamo validato la corrispondenza tra aziende e partite IVA.”

Mano a mano che emergono necessità e sfide sempre più complesse, si trovano dati e risposte sempre più originali e innovative.

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Laura Grassi
Laura Grassi

Direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano dove è titolare del corso in Investment Banking e dove svolge attività di ricerca e formazione su temi Fintech e di Corporate Governance. È inoltre Professoressa di Finanza presso il MIP Graduate school of business.

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