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Agritech, le startup e l’innovazione che arrivano dal Sud con il Premio Best Practices



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Il Premio Best Practices per l’Innovazione del Gruppo SIT di Confindustria Salerno ha uno dei suoi focus sull’agritech e sulle misure necessarie per attrarre startup e investimenti. Obiettivo: fare del Sud un fertile terreno di innovazione per il comparto agroalimentare

Pubblicato il 6 mag 2024



Francesco Serravalle
Francesco Serravalle, Presidente del Gruppo SIT di Confindustria Salerno

In un Paese famoso in tutto il mondo per il suo patrimonio enogastronomico, agritech e agrifoodtech rappresentano l’evoluzione necessaria per un comparto che deve garantire elevati standard di qualità e sicurezza alimentare. Una sfida che si è nel tempo estesa ai temi fondamentali della tutela dell’ambiente che comportano un superamento di parametri produttivi incentrati storicamente sul consumo incontrollato di risorse idriche e di suolo.

Così la tradizione incontra l’innovazione tecnologica e digitale per proteggere il “made in Italy” rendendolo al tempo stesso future-proof rispetto ai vincoli imposti dal cambiamento climatico e dalle sempre più frequenti emergenze e calamità naturali che colpiscono i produttori.

Valorizzare la filiera agroalimentare attraverso la digitalizzazione e le nuove direttrici di sviluppo dettate da Industria 4.0, Bioeconomia e Circular economy, è fondamentale poi, per il rafforzamento della competitività del Mezzogiorno a livello globale.

Per tutte queste ragioni il Premio Best Practices per l’Innovazione, promosso dal Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici (SIT) di Confindustria Salerno, ha fatto dell’agritech uno dei suoi focus, valorizzando l’innovazione che arriva dalle startup del Sud a favore del comparto agricolo e alimentare.

Il dualismo che contraddistingue l’agritech

“Analizzare il modo in cui le startup del Sud intercettano le esigenze degli stakeholder della filiera agrifood aiuta a delineare un trend a livello delle soluzioni e dei bisogni che arrivano dal mercato” dichiara Francesco Serravalle, Presidente del Gruppo SIT di Confindustria Salerno e Project Leader del Premio Best Practices per l’Innovazione giunto alla sua diciottesima edizione.

Come osserva Serravalle, il settore dell’agritech si trova al bivio tra la grande produzione agricola industriale, caratterizzata da operazioni su larga scala, elevata meccanizzazione e intensiva utilizzazione di risorse e le piccole realtà agricole, che tendono a essere più legate al territorio, alla tradizione e spesso adottano pratiche più sostenibili e meno intensive.

Questo “dualismo” riflette le discussioni economiche correnti che interessano l’intera filiera agroalimentare e la questione diventa ancora più significativa quando si considerano i criteri ESG (Environmental, Social, and Governance) e l’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, che promuove pratiche che rispettino e migliorino le condizioni ambientali, economiche e sociali globali.

Le startup del Sud portano innovazione in tutte le fasi della filiera

Il Presidente del Gruppo SIT si sofferma poi sulle soluzioni innovative che le startup del Sud offrono all’agritech per rispondere alle esigenze di questi due principali gruppi di stakeholder. Se l’innovazione nell’agritech è principalmente diretta all’ottimizzazione dei processi, un’area di grande interesse per gli operatori industriali, le soluzioni tecnologiche hanno un impatto significativo su tutta la catena del valore, dalla produzione primaria, passando per la trasformazione industriale, fino alla commercializzazione dei prodotti.

Una prima analisi operata grazie al supporto del Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo SRM ha rivelato che le startup si sono concentrate prevalentemente nell’ambito dei software gestionali orientati all’analisi dei dati, che includono sistemi di monitoraggio, mappatura e controllo delle risorse impiegate in campo. Inoltre, esistono soluzioni pensate per le fasi successive alla produzione primaria e soprattutto per i processi di distribuzione. Qui l’innovazione si presenta sottoforma di applicazioni mobile pensate per garantire la tracciabilità della filiera e quindi una maggiore trasparenza rispetto alla qualità, alla provenienza e alle tecniche di produzione con un occhio attento alla sostenibilità.

Navigare tra grandi e piccole realtà: il dilemma delle aziende del Sud

Serravalle tiene poi a sottolineare che la problematica principale che le startup del Sud affrontano nel loro percorso di affermazione nel settore dell’agritech ha a che fare con la dimensione della realtà a cui decidono di rivolgere le proprie innovazioni. “Da un lato, ci sono i grandi gruppi industriali con strutture complesse e risorse significative, dall’altro le piccole imprese agricole, che già lottano per la sostenibilità dei propri modelli di business a causa della pressione esercitata dalle catene di distribuzione. Un peso che aumenta ancora di più quando si tratta di investire in innovazione”.

Questo contesto rende arduo per le startup proporre soluzioni innovative, poiché devono essere sufficientemente flessibili da adattarsi sia alle esigenze dei grandi gruppi che alle realtà più modeste. Serravalle racconta che alcune giovani aziende hanno deciso di concentrarsi su uno dei due segmenti di mercato, preferendo spesso i gruppi industriali, forse a causa delle maggiori risorse economiche disponibili e della più ampia scala di impatto potenziale. Ciò delinea una tendenza a identificare un target specifico piuttosto che operare in modo trasversale nel settore.

La responsabilità di sostenere interessi “di sistema” per la maturità dell’agritech

Come racconta Serravalle, attraverso il Premio Best Practices di Confindustria Salerno stanno attivamente supportando e promuovendo l’innovazione nell’agritech al Sud, applicando la stessa metodologia adottata per gli altri settori (greentech e aerospazio). “Il nostro obiettivo – dice – è quello di evidenziare e diffondere le buone pratiche con un approccio integrato che copre l’intera filiera, dalla produzione agricola primaria fino alla trasformazione e distribuzione dei prodotti. Cerchiamo di mettere in luce le innovazioni che arrivano dalle startup del Sud e di creare opportunità di networking e aggregazione, in linea con la nostra missione”.

Un altro aspetto fondamentale del supporto all’innovazione nel settore agritech del Gruppo SIT di Confindustria Salerno si manifesta mediante l’evento nazionale di Unioncamere, intitolato Agrifood Future.

“In Italia l’ecosistema dell’innovazione è potenzialmente ricco e denso di attori significativi. Ora bisogna fare il passo ulteriore di cominciare ad unire i puntini. I tempi ci richiedono maggiore responsabilità. Per farlo bisogna uscire dalla ‘sindrome del bambino prodigio’ e cominciare a stringere relazioni, creando alleanze significative, basate sulla reciprocità, dove ciascuno avverta la responsabilità di dover sostenere fattivamente interessi non solo personali ma di sistema – dichiara Alex Giordano, Responsabile Scientifico Agrifood Future, Unioncamere – Ma questa non può essere solo una attività narrativa, il foodsystem (e non solo direi) ha l’urgenza di passare ad una nuova fase di maturità. In tal senso Agrifood Future intende posizionarsi non come un palcoscenico ma come una palestra per fare prove tecniche di ecosistema che reggano nel tempo alla prova dei fatti”.

Innovazione agritech, monitoraggio e trasparenza per un futuro sostenibile

Guardando alle innovazioni tecnologiche più promettenti per l’agritech e a come possono contribuire al contesto socio-economico del Sud Italia, Serravalle cita per prime le soluzioni incentrate sul monitoraggio dei parametri vitali e delle risorse ambientali che giocano un ruolo cruciale nel perseguire la sostenibilità, in linea con i Sustainable Development Goals (o SDGs) dell’Agenda 2030.

Un’altra categoria di soluzioni comprende quelle che offrono ai consumatori consapevolezza e trasparenza riguardo al prodotto che mettono in tavola. Anche qui si tratta di monitorare e controllare le risorse naturali impiegate, tracciare la sostenibilità della filiera, e fornire informazioni nutrizionali dettagliate.

Unendo questi due filoni di soluzioni, emergono tecnologie che si sono sviluppate negli ultimi anni per affrontare il problema dello spreco alimentare. “Attraverso il Premio – precisa Serravalle – abbiamo avuto modo di osservare diverse iniziative che si sono concentrate sul controllo degli sprechi, dimostrando come l’innovazione tecnologica possa contribuire significativamente alla sostenibilità dell’intero sistema agroalimentare”.

Tra i protagonisti della scorsa edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione troviamo 3Bee con Element-E, un innovativo programma di certificazione che abilita il monitoraggio della biodiversità di un territorio attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate, anche per premiare l’impegno delle aziende a favore della sostenibilità̀ ambientale e della conservazione della biodiversità̀.

E poi Genuine Way con la GEN Platform, la prima piattaforma blockchain in Italia focalizzata sulla tracciabilità dei criteri ESG nel settore agrifood che offre alle aziende la possibilità di notarizzare su blockchain la documentazione aziendale e di filiera che assevera la qualità del prodotto, con un dettaglio che arriva al lotto. Così tramite un QrCode collegato a un’interfaccia native mobile, il consumatore può accedere al passaporto digitale del prodotto.

Open Innovation, la chiave per attrarre startup e innovazione al Sud

Francesco Serravalle pone infine l’accento sull’importanza di superare il tradizionale approccio incentrato sugli incentivi finanziari, preferendo modelli di collaborazione basati sull’open innovation, strategia che Confindustria Salerno ha promosso attivamente attraverso il Premio Best Practices per l’Innovazione negli ultimi quattro anni. “La scelta di questo modello risponde alla peculiarità dei territori del Sud Italia, ricchi di eccellenze e di una solida produzione primaria, elementi che favoriscono naturalmente lo sviluppo dell’industria” dichiara Serravalle.

L’attrazione di startup e innovazione al Sud nel mondo dell’agritech, secondo Serravalle, non dipende tanto da investimenti o incentivi già ampiamente coperti da politiche nazionali, quanto dalla capacità di offrire alle aziende del Sud opportunità concrete per validare i propri prodotti e servizi direttamente sul territorio, collaborando con aziende locali, hub e spazi di innovazione. Questa prossimità al mercato e agli stakeholder consente alle startup del Sud di comprendere rapidamente le esigenze del settore, accelerando il processo di verifica e riducendo il time to market. “Il vero vantaggio per il Sud Italia risiede nell’adozione di programmi di open innovation che permettano una profonda interazione tra startup, industrie e mercato” conclude Serravalle.

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