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Aerospazio, innovazione dal Sud con il Premio Best Practices



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Il Premio Best Practices di Confindustria Salerno, giunto alla sua diciottesima edizione, si presenta come un facilitatore dell’innovazione, anche nell’aerospazio, promuovendo la condivisione e commistione di idee e soluzioni tecnologiche tra startup del Sud e principali player del settore

Pubblicato il 28 mar 2024



areospazio e startup del sud, concept. Sud Italia visto dallo spazio
Immagine di Emre Akkoyun da Shutterstock

L’idea che l’aerospazio possa costituire non solo una frontiera da esplorare, ma anche un terreno fertile per lo sviluppo tecnologico, economico e territoriale, soprattutto nel Mezzogiorno, sta diventando sempre più concreta. È in crescita la tendenza che vede le startup del Sud, anche in ragione delle competenze tecniche e scientifiche presenti sul territorio, inserirsi nel settore della Space Economy con proposte tecnologiche di alto valore.

Caratteristiche di agilità e flessibilità e capacità di innovazione innate permettono a tali realtà di rispondere rapidamente alle esigenze del mercato aerospaziale, spesso in modi non convenzionali. Tuttavia, si trovano di fronte a sfide significative che se da un lato attengono all’accesso a finanziamenti adeguati e alla necessità di inserirsi in reti internazionali, hanno anche una dimensione più qualitativa che si lega all’esigenza di acquisire una visione di sistema.

Tutte prospettive che si possono cogliere solo grazie alla possibilità di partecipare a momenti di condivisione e contaminazione di competenze, tecnologie, culture come quelli organizzati dal Premio Best Practices per l’Innovazione, nato su proposta del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici (SIT) di Confindustria Salerno e che si prepara quest’anno alla sua diciottesima edizione.

Dati e analisi di mercato per l’innovazione nell’aerospazio

“Alla base dell’innovazione devono essere posti dati solidi e analisi approfondite” così Francesco Serravalle, Presidente del Gruppo SIT di Confindustria Salerno e Project Leader del Premio Best Practices per l’Innovazione, spiega la decisione di collaborare con il Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo SRM per lo sviluppo di white paper scientifici, incluso quello focalizzato sul comparto dell’aerospazio.

“Riconosciamo che il mondo dell’innovazione è ricco di idee e progetti, ma talvolta proposte simili si ripetono in diversi ambiti senza portare a risultati concreti o innovazioni di successo. Ciò – osserva Serravalle – non aggiunge valore all’ecosistema di riferimento e può derivare da una mancata o errata interpretazione dei dati di mercato o dalla non adeguata considerazione degli insuccessi passati nel settore”.

Francesco Serravalle, Presidente del Gruppo SIT di Confindustria Salerno e Project Leader del Premio Best Practices per l’Innovazione

Negli ultimi quattro anni, il Premio si è evoluto per promuovere l’innovazione in specifici verticali, superando l’approccio più generico dei primi anni. Qui si è inserita la collaborazione con il Centro Studi SRM, “partner dalla comprovata professionalità e con cui intendiamo – prosegue Serravalle – creare un sistema informativo robusto che possa servire da fondamento per una innovazione più consapevole e radicata e da supporto affidabile per le future edizioni del Premio”.

Il capitale umano alimenta l’ecosistema di innovazione al Sud

Dai dati dei white paper elaborati da SRM si osserva una decisa trasversalità delle tecnologie e dei settori in cui si sviluppano attività e mercato della Space Economy. Il Presidente del SIT osserva che è comune associarlo a componenti come razzi e propulsori. Tuttavia, esiste un intero ecosistema di tecnologie che facilitano l’esplorazione dello spazio. Poi c’è il contributo delle startup, che grazie a precedenti esperienze in ambiti affini o in settori che rispondono a esigenze complementari all’aerospazio, portano innovazione e competenze specifiche.

Serravalle racconta che l’ecosistema dell’aerospazio italiano è caratterizzato da una mappa di distretti che si orientano secondo linee guida nazionali. Il Sud vede Campania e Puglia come fulcri principali di attività. E sebbene fattori globali e investimenti su scala internazionale giochino un ruolo cruciale nello sviluppo di questa industria, il vero motore di cambiamento nei territori è rappresentato dal capitale umano, arricchito da un panorama variegato di istituzioni accademiche e percorsi formativi con radici storiche. L’Università Federico II, con il suo corso in ingegneria spaziale, emerge come punto di riferimento, contribuendo al valore del distretto aerospaziale meridionale.

Negli ultimi anni, inoltre, l’incremento di startup del Sud rafforza la necessità di un ecosistema territoriale vibrante e sviluppato, dove know-how e competenze specifiche prevalgono sugli investimenti puramente finanziari, influenzati da dinamiche e strategie globali. Per questo, l’anno scorso il Premio Best Practices per l’Innovazione ha dedicato una sezione all’aerospazio coinvolgendo anche il DAC, il Distretto dell’Aerospazio Campano.

Quello che serve alle startup del Sud è una visione di sistema

Le sfide che le aziende del Sud Italia incontrano nel tentativo di farsi strada nella Space Economy sono principalmente di natura qualitativa, piuttosto che quantitativa. Oltre ad analisi e report su metriche e tendenze quantificabili, bisogna guardare alle dinamiche qualitative, raccolte attraverso osservazione diretta ed esperienza quotidiana. Quello che Confindustria cerca di fare a diversi livelli, dal locale al nazionale.

L’industria dell’aerospazio, caratterizzata da un alto livello tecnologico e guidata da decisioni strategiche calate dall’alto, richiede alle startup non solo di seguire, bensì anticipare il flusso degli investimenti e le direzioni tecnologiche dominanti. Gli investimenti, che si proiettano su orizzonti temporali pluriennali, impongono una visione lungimirante e una capacità di inserirsi in modo proattivo nei cicli di innovazione e sviluppo di ciascun distretto industriale.

Space Economy, perché investire in momenti di informazione e condivisione

Partecipare a eventi e momenti di scambio pensati per favorire la condivisione di informazioni tecniche e per creare reti di contatto solide tra i vari attori dell’aerospazio, può ampliare le opportunità a disposizione delle aziende del Sud, permettendo di accedere a risorse, competenze e collaborazioni altrimenti inaccessibili.

La distinzione tra startup come ‘entità’ e startup come ‘competenze’ tende a sfumare, trasformando ogni eventuale fallimento in una opportunità di apprendimento e ogni successo in un trampolino di lancio per ulteriori innovazioni.

“Non è raro che le startup che non hanno avuto successo possiedano comunque un patrimonio di conoscenze e abilità riutilizzabili in nuovi progetti. In questo senso, consideriamo startup e competenza come concetti intercambiabili, consapevoli dell’importanza di incrementare connessione e collaborazione” spiega Serravalle.

Il Premio Best Practices dà voce alle startup del Sud per ispirare giovani talenti

Il Premio Best Practices di Confindustria Salerno agisce come potente catalizzatore per l’innovazione nel dominio dell’aerospazio, offrendo una piattaforma privilegiata per le aziende del Sud che si impegnano nell’innovazione. Effettivamente l’intento è quello di aumentare la visibilità di un ambito, talvolta percepito come eccessivamente tecnico e settoriale.

Attraverso un approccio che mira a democratizzare l’accesso all’informazione, favorendo l’incontro tra diverse competenze e visioni “il premio è lungi dall’essere un mero esercizio comunicativo, posizionandosi come un facilitatore dell’ecosistema dell’innovazione” afferma Serravalle.

La strategia adottata si concretizza nell’organizzazione di tavole rotonde inclusive, dove startup dell’aerospazio e principali stakeholder del settore si ritrovano per condividere idee e soluzioni tecnologiche. Presentazioni brevi ma incisive permettono un confronto diretto e costruttivo, offrendo una panoramica chiara e immediata delle innovazioni proposte.

Ma la portata di tale iniziativa si estende oltre il cerchio dei partecipanti diretti, raggiungendo un pubblico più vasto che include potenziali imprenditori e giovani talenti, stimolando la nascita di nuove realtà imprenditoriali. Ispirati dalle storie di successo e dalle possibilità di crescita, possono trovare nel premio una fonte di motivazione e un trampolino di lancio per le proprie aspirazioni imprenditoriali, contribuendo ad arricchire l’ecosistema dell’aerospazio nel Sud Italia.

Esempi di Space Economy dalle startup del Sud

Il Sud Italia ha dimostrato di essere un terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di startup di successo nell’aerospazio. Esempio emblematico è Sidereus Space Dynamics che, con la mission di democratizzare l’esplorazione dello spazio, ha sviluppato un veicolo di lancio orbitale economico, affidabile e di facile uso.

C’è la startup napoletana Space Frontier che ha sviluppato un sistema di propulsione ibrido per l’aerospazio che, utilizzando come combustibile gli scarti vegetali, riduce l’esplosività dei lanci in partenza oltre che le emissioni.

E poi Latitudo 40, startup che si serve di Intelligenza artificiale e Machine learning per estrarre informazioni dalle immagini satellitari e trasformarle in Indicatori Chiave di Prestazione (KPI) che promuovono lo sviluppo sostenibile di enti, organizzazioni e individui.

Sfide e opportunità per l’aerospazio nel rapporto accademia-industria

La collaborazione tra mondo accademico e industriale rappresenta un pilastro per l’avanzamento dell’aerospazio, anche alla luce di un mercato dove dinamiche globali e decisioni geopolitiche influenzano investimenti e strategie di sviluppo.

L’establishment di centri di ricerca di alta qualità e di strutture di eccellenza promuove flussi di collaborazione e investimenti strategici. “Mantenere e rafforzare questa cooperazione è essenziale e l’architettura top-down ha dimostrato la sua efficacia nel tempo” sottolinea Serravalle.

Lato università, si osserva che l’aerospazio si avvale delle innovazioni e del capitale umano che emergono da percorsi di studio specialistici. In tal senso, si potrebbe spingere sull’ampliamento dell’accesso e sull’attrattiva di questo settore per un numero maggiore di studenti, rendendolo un elemento centrale nell’orientamento universitario e non solo.

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