Per il mondo delle multiutility, come per quello delle principali aziende attive nel campo delle infrastrutture e dell’energia, il passaggio tecnologico e organizzativo della digital transformation è iniziato ma è ancora ben lontano dal potersi considerare concluso. È questa la sfida che si trovano ad affrontare le più grandi aziende italiane del settore e per riuscirci potrebbe rivelarsi utile mettere in campo uno dei mantra dell’era digitale, quello della collaborazione, dello scambio di esperienze per la crescita complessiva dell’ecosistema. Proprio in quest’ottica Acea ha organizzato a Roma la prima edizione dell’Acea Innovation Day: la multiutility romana ha voluto condividere l’esperienza maturata nei settori dell’acqua, dell’energia, dell’ambiente, e del gas, nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative all’insegna della sostenibilità.
Alla tavola rotonda del mattino, centrata sul ruolo dell’intelligenza artificiale e dell’analisi dei big data nel modificare il modo di fare impresa, hanno partecipato Stefano Antonio Donnarumma, Ceo di Acea, Luca Valerio Camerano, Ceo di A2A, Luigi Ferraris, Ceo di Terna, Paolo Gallo, Ceo di Italgas, Elisabetta Ripa, Ceo di Open Fiber e Vincenzo Loia, docente di Management & Innovations Systems all’Università di Salerno. In platea gli studenti dell’istituto Elis e i rappresentanti del mondo delle startup, con molte della quali l’azienda ha già avviato percorsi di collaborazione. Nelle prossime settimane i risultati verranno raccolti in un position paper, realizzato da Acea, che metterà in evidenza le soluzioni innovative e i nuovi modelli organizzativi proposti da ogni azienda, insieme ai contributi e alle vision sul tema proposti dai Ceo presenti.
Nell’aera espositiva di Spazio 900, all’Eur, dove si è svolto l’evento, Acea ha anche presentato alcuni dei propri principali progetti innovativi, che si inquadrano nelle strategie di sviluppo del Piano industriale 2019-2022: tra queste il lampione smart, i droni per le ispezioni termografiche, il Water management system per acquisire e analizzare i dati della rete idrica, che passano attraverso la nuova sala di controllo digitale, e le oltre 15 sperimentazioni che coinvolgono le direzioni e le aree industriali del gruppo.
Donnarumma (Acea): la centralità del fattore umano
“Ritengo fondamentale che nasca un dibattito tra gli operatori del nostro settore in vista delle prossime fasi e scelte strategiche, l’ecosistema è fondamentale, come lo è mettere a fattor comune le nostre rispettive esperienze – sottolinea Stefano Antonio Donnarumma – Oggi sappiamo che il vero scopo del contatore non è più soltanto misurare, ma fare da ultimo sensore della rete: deve darci in tempo il più possibile reale le informazioni”.
“Nei settori del gas e dell’acqua l’impatto della rivoluzione della misurazione attraverso sensori ha probabilmente una portata più forte rispetto al campo dell’energia, e per fare un esempio basti considerare che le perdite idriche ammontano su scala nazionale al 38% della quantità di acqua trasportata. Questo non dipende soltanto dalle vere e proprie perdite, dal momento che in gran parte si tratta di acqua consegnata ma non misurata. Grazie al digitale però si può capire con precisione quali sono le perdite effettive, mentre utilizzando algoritmi e intelligenza artificiale si può arrivare a migliorare la gestione degli acquedotti, preservando le risorse e d evitando una pianificazione degli investimenti che sia antieconomica”.
Ma al di là di tutte le applicazioni possibili delle tecnologie, è determinante secondo Donnarumma la centralità della risorsa umana: “In un mondo ad alta tecnologia e digitalizzato non si può dimenticare che se esistono le tecnologie è perché qualcuno le inventa – afferma il Ceo di Acea – Il mondo del lavoro ha una grande opportunità, legata non soltanto al ruolo dei data analyst e ai data scientist. Si deve modificare modo di lavorare anche tra coloro che non sono millennials: c’è un tema di riorganizzazione del lavoro che si sta rivelando sempre più importante”. “Nel budget 2019 di Acea – concude Donnarumma – sono previsti 5 milioni di euro da spendere per la ricerca specifica sull’innovazione. Abbiamo già analizzato 1.000 startup, siamo entrati in contatto con 500 di loro e abbiamo avviato 15 sperimentazioni”.
Acea Innovation Day: più sinergia tra università e aziende
“Questo è un momento epocale – spiega Vincenzo Loia – paragonabile soltanto a quello che si verificò 50 anni fa, con la prima missione spaziale. L’Italia è lontana dai numeri degli investimenti di Stati Uniti o Cina, ma stanno nascendo nuove lauree, siamo in una fase di passaggio, con corsi che creano nuove figure professionali. Quello dell’innovazione però è un settore molto trasversale, con un percorso in cui sono impegnate sia le università sia le aziende: sarebbe importante una maggiore sinergia tra questi due ambiti, da cui potrebbero scaturire opportunità di collaborazione importanti e uno scambio concreto di esperienze”.
Ferraris (Terna): dalla logica del watt a quella del byte
“Il nostro settore è fortemente impattato dai cambiamenti, siamo passati dalla logica del watt alla logica del byte. Terna è l’autostrada dell’energia, che ormai è diventata distribuita: negli ultimi 10 anni abbiamo registrato un aumento esponenziale dei punti in cui si genera energia – spiega Luigi Ferraris – Abbiamo destinato 700 milioni di investimenti in innovazione e digitalizzazione per i prossimi cinque anni, e ragioniamo su reti sempre più intelligenti e smart, dotate di sensori, con dati che vanno immagazzinati, gestiti e interpretati”.
Gallo (Italgas): la digitalizzazione è un change management
“Per Italgas il processo di digitalizzazione e di innovazione è iniziato soltanto negli ultimi anni, perché i costi che prima erano molto elevati ora grazie alla tecnologia si sono abbattuti – sottolinea Paolo Gallo – Possiamo contare su 5 milioni di contatori intelligenti installati, e su una rete di sensoristica diffusa. Oggi tutte le nostre applicazioni sono sul cloud pubblico, e stiamo creando un data lake, un’applicazione che ci permetta di raccogliere le informazioni che iniziano ad arrivare dagli smart meter e dalla sensoristica“.
“Una parte fondamentale della nostra digital transformation è la nostra digital factory di Milano, che funziona da sei mesi e ha lo scopo di capire come trattare dati e renderli disponibili per tutta l’attività aziendale”. Rimane però il nodo competenze: “Oggi in azienda non ce ne sono abbastanza – prosegue Gallo – Le stiamo acquisendo, per fare fronte a una trasformazione organizzativa che non vuol dire soltanto digitalizzare la rete, ma che è un change management, con l’ingresso in azienda di figure oggi particolarmente difficili da trovare”.
Camerano (A2A): arrivare alla personalizzazione delle offerte
“Stiamo affrontando un cambiamento che è fatto di tre aspetti – afferma Luca Valerio Camerano – quello tecnologico, quello socio-comportamentale e quello del rapporto con i clienti, che ora diventano anche produttori di energia. L’obiettivo è quello di passare dall’approccio human intensive a quello machine intensive, per arrivare alla personalizzazione e gestione delle offerte. Ma la sfida è anche quella di saper ‘digerire’ in modo intelligente le informazioni e saperle trasformare in prodotti e servizi: i dati dovranno diventare strumenti utili per la gestione dell’azienda. In questo quadro non basta una scelta organizzativa nella direzione dell’innovazione, ma serve la capacità di mettere a terra le buone idee, superando anche un livello fisiologica di resistenza al cambiamento. Tenendo sempre ben presente che il cambiamento non riguarda soltanto le skill d’ingresso, ma anche e in modo determinante il middle management, su cui dovremo misurare la nostra capacità di fare upskill e reskill”.
Ripa (Open Fiber): un’azienda che parte dal dato
“Open Fiber è la conseguenza nel mondo delle telecomunicazioni della separazione della separazione dei servizi dall’infrastruttura. Siamo coloro che mettono a disposizione la connettività indispensabile per i nuovi servizi e business – spiega Elisabetta Ripa – È un tema che non riguarda soltanto le utility, ma tutti i settori, come esempio Industria 4.0. Siamo stati avvantaggiati nel nostro percorso dal fatto di essere partiti da zero, potendo quindi scegliere le soluzioni e le competenze, ma ora dovremo essere in grado di indirizzare l’evoluzione per rimanere al passo dell’innovazione”.
“Siamo passati dall’organizzazione che usa il dato in maniera complementare e quella che parte dal dato. Siamo un’azienda di 850 persone che compete con colossi che vanno da 15mila a 40mila dipendenti. Per questo abbiamo bisogno di competenze che il mercato ha difficoltà a esprimere, anche quelle focalizzate sui nuovi modelli di business in tutti settori industriali. La sfida è di far comunicare il mondo dell’operatività a basso contenuto di competenze sofisticate con linguaggi, terminologie e competenze innovative, ripensando l’organizzazione e non soltanto le skill”.
Intelligenza artificiale, #AceaInnovation Day continua su Twitter
Acea Innovation Day continua: Massimiliano Garri, responsabile Innovation Technology and Solutions ACEA, nel corso della sessione pomeridiana ( a cui hanno partecipato il Country Manager di Google Cloud Italia Fabio Fregi, dGiovanni De Lisi, Ceo di Green Rail, e Diva Tommei, Ceo di Solenica) ha raccontato le attività di corporate entrepreneurship e open innovation di ACEA, e ha invitato a usare l’hashtag #AceaInnovationDay per condividere su Twitter il proprio pensiero sull’intelligenza artificiale e sui suo possibili usi. I contributi saranno raccolti nel paper che costituirà anche la base di lavoro per l’edizione 2020.