Il 2023 è stato un anno di svolte cruciali e accelerazioni tecnologiche, e i libri possono aiutare a capire la trasformazione. Per orientarsi attraverso questo panorama in rapido mutamento, esistono una serie di pubblicazioni recenti che spaziano dalla teoria alla pratica dell’innovazione. Questi libri usciti nel 2023 non si limitano a esplorare le tendenze attuali, ma si spingono oltre, tentando di delineare le prossime frontiere del cambiamento. Dall’integrazione delle aziende Smart alla sinergia con i robot collaborativi, passando per le implicazioni di ChatGPT e l’intelligenza artificiale, i testi non si affidano a congetture astratte ma si basano su analisi concrete e dati emergenti.
La rassegna di EconomyUp include libri di autori come Henry Kissinger, Eric Schmidt (“L’era dell’intelligenza artificiale”), Nello Cristianini (“La scorciatoia”), Byung-Chul Han (“Infocrazia”), Federico Frattini (“Innovationship”), che indagano le implicazioni etiche e sociali dell’avanzamento tecnologico nel 2013. Questa collezione di libri è stata scelta per la sua capacità di fornire non solo previsioni, ma anche strumenti operativi per chi opera nel settore B2B e intende navigare con successo le correnti dell’innovazione.
1.Più umana, meno artificiale
I progressi della tecnologia “la stanno rendendo sempre più… umana. E questo cambia tutto quello che pensavate di sapere su innovazione e strategia”, sottolinea il libro ‘Più umana, meno artificiale’, di Paul Daugherty e James Wilson, stampato in Italia da FrancoAngeli. Un’analisi e una riflessione approfondite su “come la tecnologia sta trasformando il business e plasmando il nostro futuro”, evidenzia il sottotitolo.
I due autori osservano ad esempio che “i ritardatari adottano le nuove tecnologie in modo non sistematico, le isolano in silos non connessi l’uno all’altro, e non colgono il loro potenziale innovativo. Al contrario, i leader adottano molte tecnologie all’avanguardia e le inseriscono in ‘sistemi viventi’ che annullano le barriere, sono fortemente adattabili, e favoriscono l’integrazione uomo-macchina”.
Quando la pandemia mondiale ha costretto le aziende ad accelerare, il gap fra i leader e i ritardatari si è allargato. I primi hanno investito da subito nelle tecnologie digitali in risposta alle nuove sfide operative e alle domande dei clienti, che nel frattempo stavano cambiando. Hanno rivisto i loro investimenti in tecnologie importanti come il cloud e l’intelligenza artificiale. “Ciò li ha aiutati non soltanto ad assorbire rapidamente gli impatti del cambiamento, ma anche a concentrarsi sulla crescita”, rilevano gli autori, e quindi “non solo sono sopravvissuti, si sono anche rafforzati, e si sono lasciati ancora più alle spalle i ritardatari”. E questo perché l’innovazione è guidata innanzitutto dalle persone, imprenditori, manager, leader, le tecnologie sono il mezzo per realizzarla.
2.L’era dell’intelligenza artificiale
Nonostante la velocità con cui avanza e progredisce, l’IA spesso non è (ancora) governata da principi e concetti morali che la contengano e le diano dei limiti, così la sua rivoluzione tecnologica può assumere pieghe inaspettate e condurre a esiti imprevedibili. È lo scenario analizzato in ‘L’era dell’intelligenza artificiale’, pubblicato in Italia da Mondadori, e scritto da Eric Schmidt, Daniel Huttenlocher, Henry Kissinger.
Secondo l’ex segretario di Stato americano Kissinger (scomparso nel novembre scorso), l’ex amministratore delegato di Google Schmidt, e l’informatico e decano del MIT di Boston Huttenlocher, presto l’Umanità si ritroverà a imboccare un sentiero molto pericoloso, poiché l’IA sta cambiando il pensiero, la conoscenza, la percezione, la realtà e, di conseguenza, il corso della storia.
L’intelligenza artificiale sta conquistando sempre più terreno nella ricerca, nell’industria, nella medicina, nell’istruzione e in molti altri campi. Ma con quali conseguenze? Rappresenta un terreno di gioco fondamentale che determinerà gli assetti geopolitici futuri, il modo di produrre, lavorare, vivere.
3.Cyber e potere
Gli attacchi Cyber che colpiscono gli ecosistemi delle aziende, e in particolare le loro Supply chain digitali, stanno diventando sempre più frequenti e articolati. Ad esempio, gli Stati Uniti nell’estate del 2021 sono stati il teatro del più grande attacco ransomware della storia. Kaseya, società che fornisce sistemi di monitoraggio della rete, ha subìto da parte del collettivo cybercriminale russo REvil un attacco informatico estorsivo che si è esteso a 200 società di cui è fornitrice di servizi. Mentre altri casi ‘illustri’ sono stati anche quelli di Solar-Winds e Microsoft Exchange. E sono solo ‘la punta dell’iceberg’ del fenomeno, quelli di cui si ha avuto pubblicamente notizia, mentre moltissimi altri restano sconosciuti.
“La crescente diversità delle infrastrutture digitali nelle aziende, e gli strumenti che vengono usati per gestirle e renderle sicure, fanno sì che gli attacchi alla Supply chain diventino sia un obiettivo interessante per gli aggressori, sia una grande sfida da gestire per i team di sicurezza e IT”, rimarca Pierguido Iezzi nel suo ‘Cyber e potere’ (Mondadori Electa). Per cui, “è fondamentale per le imprese di ogni settore valutare a fondo l’intera catena di fornitura attraverso indicatori di vulnerabilità e rischio”.
Le minacce derivanti da terze parti esterne rispetto all’azienda, come mercato e fornitori, sono una delle aree più insidiose di un moderno perimetro di cybersicurezza. “Per questo le attività di verifica della Supply chain sono diventate imprescindibili”, ammonisce Iezzi, “non ci si può più permettere che un anello debole comprometta l’intera catena”.
4. L’economia di ChatGPT
“Sono essenzialmente cinque le caratteristiche che potrebbero consentire alle imprese italiane di presentarsi all’appuntamento con l’IA in condizioni migliori di quello che comunemente si potrebbe pensare”, evidenzia ‘L’economia di ChatGPT’ (Egea) di Stefano Da Empoli, presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com), docente di Economia politica all’Università Roma Tre, e già autore di ‘Intelligenza artificiale: ultima chiamata’ (Bocconi Editore).
Ecco quali sono queste caratteristiche distintive: la flessibilità organizzativa, la personalizzazione del prodotto, la centralità del B2B, la coopetition tipica dei distretti industriali e la crescente possibilità di accedere a tecnologie sofisticate come l’IA a costi ridotti.
La principale sfida per le aziende che vogliono adottare l’IA non è tanto tecnologica, e tutto sommato neppure economica, neanche per quelle piccole e medie che costituiscono la gran parte dell’universo delle nostre imprese. “La prima difficoltà da affrontare è di carattere organizzativo”, fa notare Da Empoli. Secondo uno studio del Boston Consulting Group, se le imprese vogliono trarre reali benefici dall’IA, devono puntare soprattutto su due elementi: velocità decisionale e team orizzontali rispetto alle diverse divisioni dell’azienda.
“L’IA è una famiglia di tecnologie sia radicali sia pervasive” rileva ‘L’economia di ChatGPT’, che “all’interno di imprese e organizzazioni devono trovare un terreno di recepimento molto ampio, in senso sia verticale sia orizzontale, perché ne siano sfruttate appieno le potenzialità”.
5. Innovationship
In un mondo aziendale e produttivo in cui il capitale finanziario e quello tecnologico sono sempre più disponibili e accessibili, la risorsa critica per fare innovazione “è il capitale relazionale”, rimarcano Federico Frattini e Benedetto Buono nel volume ‘Innovationship’, pubblicato da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi.
Frattini è professore di Strategia e innovazione al Politecnico di Milano, Dean della Polimi Graduate school of management, co-fondatore e co-direttore di Energy & Strategy, centro di ricerca del Politecnico milanese. Buono è direttore del Professional program in business networking della Polimi Graduate school of management e fondatore di Buono and Partners.
E mettono in evidenza: “l’innovazione è spesso guidata dal capitale relazionale, che è un asset di valore costruito sulle persone e sulle loro interazioni, reti, amicizie, appartenenze, flussi informativi e istituzioni”. Tutti fattori che favoriscono la cooperazione e le azioni collettive a vantaggio reciproco, e contribuiscono alla crescita economica delle varie realtà coinvolte.
Il ruolo del capitale relazionale “è molto importante e forte, spesso ancora di più all’inizio del percorso di crescita e sviluppo”, sottolinea Frattini, che nel libro tratteggia e propone “una figura ancora da immaginare: il Chief Networking Officer”. Un ruolo professionale che ancora non esiste e non ancora codificato, con i tratti di “una figura manageriale senior, che faccia parte del Board aziendale e abbia la responsabilità sulla gestione strategica del capitale relazionale per l’innovazione”.
6. Il buon lavoro
Avere un buon lavoro, oggi, non significa soltanto avere un buon reddito o una posizione sociale riconosciuta, ma anche essere dediti a un’attività conciliabile con le esigenze e le aspirazioni personali. La prospettiva di ‘stare bene’ sul luogo di lavoro “diventa una necessità urgente in un mondo che cambia sempre più rapidamente, e che calo demografico, crisi climatica e disuguaglianze sociali mettono a dura prova”, sottolinea ‘Il buon lavoro’, di Manuela Perrone e Stefano Cuzzilla, ovvero ‘benessere e cura delle persone nelle imprese italiane’, come indica il sottotitolo (edizioni Luiss University Press).
Osservando da vicino la realtà delle imprese italiane, i due autori presentano con questo saggio uno strumento interessante per orientarsi negli anni a venire, “anni in cui desideri, ambizioni e sostenibilità sociale non saranno più vissuti come fastidi, ma come possibilità di crescita e benessere”.
7. La scorciatoia
Nuove tecnologie e nuove macchine “sono diverse da noi e talvolta più forti. Per poterci convivere dobbiamo imparare a conoscerle”, osserva Nello Cristianini, professore di Intelligenza artificiale all’Università inglese di Bath, nel suo ‘La scorciatoia’, edizioni Il Mulino.
“Vagliano curricula, concedono mutui, scelgono le notizie che leggiamo: le macchine intelligenti sono entrate nelle nostre vite, ma non sono come ce le aspettavamo”, rimarca Cristianini: “fanno molte delle cose che volevamo, e anche qualcuna in più, ma non possiamo capirle o ragionare con loro, perché il loro comportamento è in realtà guidato da relazioni statistiche ricavate da quantità sovrumane di dati”.
Eppure possono essere in certi casi più potenti di noi: ci osservano continuamente, e prendono decisioni al nostro posto. E allora come incorporarle nella nostra società senza rischi ed effetti collaterali? ‘La scorciatoia’ spiega come siamo arrivati fino a qui, e indica il percorso che ci aspetta prima di poterci fidare di questi nuovi strumenti. “La tecnologia non basta, occorre un dialogo tra scienze naturali e umane: è il passaggio cruciale per una convivenza sicura con questa nuova forma di intelligenza”.
8. L’economista sul tapis roulant
Non c’è nulla di meglio per familiarizzare con l’economia che “riuscire ad accorgersi di quanto molte delle nostre decisioni e scelte sono già ispirate, che lo sappiamo o meno, da un ragionamento di tipo economico”, rileva Luciano Canova nel suo ‘L’economista sul tapis roulant’, edizioni Il Saggiatore.
Fa notare: “un racconto che funziona ci arriva dritto in testa e ci sprona ad andare avanti: quando usciamo per le nostre corse su una strada che non conosciamo o in una nuova città, la mappa si arricchisce, di volta in volta, di punti di riferimento”.
‘L’economista sul tapis roulant’ è un libro che prova a raccontare l’economia attraverso un Fil rouge particolare: quello dell’allenamento. “Chi scrive è campione olimpico di pigrizia”, ammette Canova, “ecco, provare a spiegare l’economia attraverso le parole e il linguaggio dell’allenamento ha un po’ questo scopo: tentare di familiarizzare con concetti e parole della disciplina prendendosi il tempo giusto che richiede il raggiungimento dell’obiettivo”. Le storie “sono sassolini che ci indicano la via, punti di riferimento su una griglia che concorre sempre al solito obiettivo: orientarci e farci stare bene perché alla fine troviamo il nostro posto nel mondo”.
9. Infocrazia
Un approccio e un’analisi decisamente preoccupati e critici verso lo sviluppo del mondo digitale sono quelli di Byung-Chul Han nel suo ‘Infocrazia’, edizioni Einaudi.
La digitalizzazione del mondo della vita “procede inarrestabile”, osserva l’autore, “sottopone la nostra percezione, il nostro rapporto col mondo, la nostra convivenza a un cambiamento radicale. Siamo storditi dall’ebbrezza della comunicazione e dell’informazione. Lo Tsunami dell’informazione scatena forze distruttive. Travolge, nel frattempo, anche l’ambito politico e porta a pesanti distorsioni e rotture all’interno del processo democratico. La democrazia degenera in infocrazia”, da cui il titolo del volume.
E rileva: “l’Intelligenza artificiale non fonda, ma calcola. Al posto degli argomenti subentrano gli algoritmi. Gli argomenti possono essere migliorati nel processo discorsivo; gli algoritmi, invece, vengono continuamente ottimizzati nel processo meccanico. In questo modo possono correggere autonomamente i propri errori. La razionalità digitale sostituisce l’apprendimento discorsivo con il Machine learning. Gli algoritmi, dunque, imitano gli argomenti”.
Il ‘regime dell’informazione’ è quella forma di dominio nella quale l’informazione e la sua diffusione determinano in maniera decisiva, attraverso algoritmi e Intelligenza artificiale, i processi sociali, economici e politici. Sottolinea il libro: “decisivo per la conquista del potere non è il possesso dei mezzi di produzione, bensí l’accesso a informazioni che vengono utilizzate ai fini della sorveglianza psico-politica, del controllo e della previsione dei comportamenti. Il regime dell’informazione si accompagna al capitalismo dell’informazione, che evolve in capitalismo della sorveglianza e declassa gli esseri umani a bestie da dati e consumo”.